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Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n.8 del 10 giugno 2023
di Paola Stringa
Dal floppy disk all’hard disk, dal data center al cloud distribuito. Ognuno di noi gestisce da tempo, ogni giorno, migliaia di dati e il tema di come salvarli e conservarli, è sempre più pressante ed è solo all’inizio. “Il bisogno diventa sempre più impellente. Quattro anni fa abbiamo intercettato questo trend prima degli altri e ne abbiamo fatto un asset strategico per lo sviluppo della nostra tecnologia e della nostra startup. Siamo una deep tech e in questo momento ci troviamo a quello che definirei un inflection point”, spiega a BeBeez Stefano Onofri, cofounder, insieme a Marco Moschettini , Alessandro Cillario e Lorenzo Posani di Cubbit, il primo provider europeo di cloud storage geo-distribuito, che ha già nel capitale noti investitori di venture capital ed è ora in rampa si lancio con un nuovo round di raccolta per proseguire nella crescita.
Quella di Cubbit è una bella storia che, se non fosse italiana, sarebbe americana, non perché sia venuta alla luce nel solito garage, ma perché ha preso avvio sui banchi dell’università. All’Alma Mater Studiorum di Bologna, dove si sono incontrati quattro First-Time Founder per rispondere a un bisogno che, nel 2016, non era ancora proprio maturo, ma lo sarebbe diventato a breve.
Cubbit sostituisce, attraverso una tecnologia innovativa, i data center centralizzati con un sistema distribuito, fatto da tanti piccoli dispositivi. I file all’interno sono sicuri e non possono essere rubati proprio perché distribuiti e protetti e non salvati in maniera centralizzata.
La startup italiana, che oltre a garantire sicurezza e sovranità dei dati dei clienti, taglia i costi e le emissioni, fa inoltre parte dell’iniziativa Gaia X, che sta scrivendo le regole per una governance digitale europea al cloud del futuro, nata al fine di contrastare l’arrembaggio americano e asiatico.
Per tutto questi motivi hanno già creduto e investito in Cubbit per un totale di 7 milioni di euro nel 2021 il fondo Digitech – Azimut Libera Impresa (Gruppo Azimut), Cdp Venture Capital sgr (attraverso il Fondo Evoluzione), Gellify, i soci di IAG (Italian Angel for Growth, affiancati dalle holding Moffu, Ulixes Capital e 10x Club di Federico Pistono e il family office di Massimo Prelz Oltramonti. Hanno reinvestito nella società Primo Ventures e Techstars, uno tra gli investitori mondiali più attivi, che avevano investito nei round precedenti, affiancati da business angel e il crowd di una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter che nel 2019 aveva raccolto quasi 1400 investitori, tra cui Legacoop Bologna (si veda altro articolo di BeBeez). E ora la scaleup è pronta per una nuova fase. Quella della crescita internazionale. Che a sua volta andrà finanziata. E infatti, anticipa Onofri a BeBeez: “Stiamo per aprire un nuovo round di raccolta, funzionale proprio all’internazionalizzazione”.
Domanda. In cosa Cubbit è disruptive?
Risposta. Più data center sono meglio di uno. Il modello del cloud centralizzato sarà presto in fase di superamento. Sia per un tema di controllo sui dati, sia per la sicurezza, che per i costi, oggi è molto meglio ragionare in ottica distribuita, più che centralizzata. Mettere tutti i dati in un paniere non è mai stata la scelta più intelligente. La nostra tecnologia punta a cambiare il paradigma su cui si basa l’archiviazione dei dati: tanti nodi insieme che riescono a sostituirsi a un unico provider. I dati non vengono così salvati in un unico data center ma per così dire spezzettati, cifrati e distribuiti su una rete gestita da Cubbit. Che lanceremo presto anche in modalità hosted, non solo public, da customizzare per singolo cliente.
D. Che cosa significa cloud storage sostenibile?
R. Cubbit non necessita di un’infrastruttura dedicata, mette a fattor comune l’infrastruttura sottoutilizzata che già esiste presso i clienti o altri cloud provider inefficienti. E’ un po’ il concetto di Airbnb di massimizzare l’inefficienza e non lasciare degli asset dormienti. Il nostro software può girare su qualsiasi device. I dati non devono andare da un data center all’altro con un consumo energetico, diamo cloud ‘a km zero’ in pratica.
D. La recente collaborazione avviata con Granarolo è un esempio di utilizzo del cloud geo-distribuito nel mondo cooperativo. Un paradigma già adottato da Bonfiglioli, Bologna Airport e altre aziende pioniere italiane, che vogliono garantirsi sicurezza e sostenibilità. Qual è il profilo delle aziende che richiedono il vostro storage?
R. Cubbit è utile per lo storage dei dati di chiunque, ma è particolarmente interessante per quelle aziende che hanno una supply chain molto distribuita. Diverse grandi aziende ci stanno cedendo i propri dati. E’ il momento per noi di aprire anche alla fase di internazionalizzazione.
D. Voi però un’esperienza iniziale di internazionalizzazione, in fase di accelerazione, ce l’avete già avuta. Perché avete scelto Israele?
R. L’acceleratore TechStars, basato a Tel Aviv, ci ha permesso un cambio di passo. Quello israeliano è un ecosistema di un ordine di grandezza maggiore di quello italiano, e poi squisitamente specializzato in technology product e software che servono agli sviluppatori. In Italia di aziende di infrastrutture tecnologiche di questo tipo, ce ne sono ancora poche. Israele è la patria della cloud infrastructure.
D. Come molte deep tech startup italiane, avete investito prima di tutto nello sviluppo della tecnologia, anche grazie al round del 2021 che vi ha permesso di dare avvio allo soluzione cloud distribuita dedicata alle aziende, per poi concentrarvi sul processo di commercializzazione e internazionalizzazione solo successivamente. Ora in fase di scale up, guardate a nuovi investitori?
R. Il mercato consumer è stato il primo banco di prova della nostra nuova tecnologia. Grazie a questa validation, abbiamo aperto tutto il potenziale di Cubbit alle imprese, alle cooperative, ai consorzi e alle PA, con Next Generation Cloud Italian Pioneers, rendendo la nostra tecnologia Simple storage service compatibile, così che oggi possiamo ospitare dati da player e clienti di tutto il mondo. Il nostro software è scalabile by design e quindi può essere replicato in tutto il mondo. Siamo pronti per internazionalizzare. Stiamo per aprire un nuovo round di raccolta, funzionale proprio all’internazionalizzazione: vorremmo coniugare al capitale italiano, anche capitale estero e di addetti al settore. Lo chiuderemo entro l’anno.