Ieri sera il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato al Quirinale per questa mattina alle 12 l’ex governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. La convocazione segue il nulla di fatto del mandato esplorativo affidato al presidente della Camera xx Fico per individuare una nuova solida maggioranza tra le forze politiche al governo sino a pochi giorni fa, prima che Italia Viva facesse saltare il banco. Che cosa si diranno esattamente Draghi e Mattarella questa mattina ovviamente non si sa, ma è ragionevole pensare che il Capo dello Stato voglia affidare all’ex banchiere centrale l’arduo compito di traghettare l’Italia fuori dalla crisi.
Il Draghi-pensiero sul da farsi è già ben noto. In particolare, riproponiamo qui alcuni punti importanti, tratti da un suo articolo a firma pubblicato sul Financial Times lo scorso marzo 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), nel bel mezzo del primo lockdown, e dal suo intervento al meeting annuale di Rimini lo scorso agosto.
La teoria del debito buono. La ricostruzione di questo quadro in cui gli obiettivi di lungo periodo sono intimamente connessi con quelli di breve è essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo. Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè “debito buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo”. I bassi tassi di interesse non sono di per sé una garanzia di sostenibilità: la percezione della qualità del debito contratto è altrettanto importante. Quanto più questa percezione si deteriora tanto più incerto diviene il quadro di riferimento con effetti sull’occupazione, l’investimento e i consumi.
Supporto vero alle aziende. La questione chiave non è se, ma come lo Stato deve ben utilizzare il proprio bilancio. La priorità non deve essere solo fornire reddito di base a quelli che perdono il loro lavoro. In primo luogo dobbiamo proteggere la gente dal perdere i loro posti di lavoro. Se non lo facciamo, usciremo da questa crisi con livelli di occupazione e di capacità produttiva più bassi che saranno permanenti, dato che le famiglie e le imprese faticano ad aggiustare i loro bilanci e a ricostruire i loro patrimoni. Sussidi all’occupazione e alla disoccupazione e lo spostamento in avanti nel tempo delle scadenze fiscali sono passi importanti che sono già stati introdotti da molti governi. Ma proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di calo drammatico dei ricavi richiede un supporto di liquidità immediata. E’ essenziale che tutte le aziende coprano le loro spese operative durante la crisi, siano esse grandi aziende o a maggior ragione piccole e medie imprese o liberi professionisti, imprenditori di se stessi. Le aziende potranno essere ancora in grado di assorbire questa crisi ancora per un breve periodo di tempo e indebitarsi per mantenere i loro dipendenti al lavoro. Ma le loro perdite cumulate rischiano di compromettere la loro capacità di investire in futuro. E, laddove il contagio del virus, e quindi i lockdown, dureranno, le aziende potranno rimanere attive realisticamente solo se il debito raccolto per continuare a pagare i dipendenti in quel periodo sarà eventualmente cancellato. O i governi compenseranno i debitori per le loro spese oppure quei debitori falliranno e sarà utilizzata la garanzia governativa. Se si vuole contenere il moral hazard, allora la prima soluzione è la migliore per l’economica. La seconda strada è probabilmente meno costosa per il bilancio. In entrambi i casi si arriverà a una situazione in cui i governi assorbiranno un’ampia fetta di perdite di ricavi causate dallo shutdown, se si vogliono proteggere posti di lavoro e capacità produttiva.
Bilancio Ue per stabilizzare l’economia. Da questa crisi l’Europa può uscire rafforzata. L’azione dei governi poggia su un terreno reso solido dalla politica monetaria. Il fondo per la generazione futura (Next Generation EU) arricchisce gli strumenti della politica europea. Il riconoscimento del ruolo che un bilancio europeo può avere nello stabilizzare le nostre economie, l’inizio di emissioni di debito comune, sono importanti e possono diventare il principio di un disegno che porterà a un Ministero del Tesoro comunitario la cui funzione nel conferire stabilità all’area dell’euro è stata affermata da tempo.