Descrizione prodotto
Il catalogo, a cura di Lorenzo Respi, edito da All Around Art, in doppia lingua, italiano-inglese (ISBN 978-88-98853-14-4, 32 pp.), pubblicato in occasione della mostra Arnaldo Pomodoro. {sur}face al Castello Campori di Soliera (MO), documenta in modo analitico il percorso creativo, il processo produttivo e le fasi di montaggio dell’opera Obelisco per Cleopatra, scultura monumentale che fino al 2023 sarà parte del contesto urbano della città emiliana. Oltre alla testimonianza di Arnaldo Pomodoro e al testo di Lorenzo Respi, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Arnaldo Pomodoro, il volume comprende una selezione di disegni progettuali e una lunga sequenza di tavole a colori e in bianco e nero, che con una quarantina di scatti raccontano l’Obelisco dalla sua ideazione fino alla collocazione a Soliera. Il volume è arricchito da contenuti multimediali extra, accessibili tramite QR Code, che rimandano alle schede di approfondimento sull’opera e l’artista. Un catalogo dedicato all’installazione e non alla classica narrazione della mostra: l’obelisco diventa un simbolo e non solo una delle opere. “L’esperienza teatrale mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha stimolato a sperimentare anche nel campo della scultura, perché il teatro mi dà un senso di libertà creativa, scrive Arnaldo Pomodoro. Mi sembra, in un certo senso, di poter materializzare la visionarietà. In alcuni progetti per la scena, soprattutto nel caso di testi classici, ho realizzato grandi macchine spettacolari da cui poi ho tratto vere e proprie sculture. In altri casi ho preso lo spunto da progetti di sculture non realizzate.”
Il testo è concentrato sulla progettazione di Arnaldo Pomodoro della macchina scenica dell’Obelisco per La passione di Cleopatra del poeta e drammaturgo egiziano Ahmad Shawqi, rappresentata nell’estate del 1989 sui ruderi di Gibellina, cittadina siciliana nel trapanese distrutta dal terremoto del Belice nel 1968. Solo nel 2008 viene realizzata la scultura monumentale in acciaio corten con inserti in bronzo lucido oggi collocata nella piazza antistante il Castello Campori di Soliera. Ispirato agli obelischi celebrativi egizi e alle colonne trionfali dell’antica Roma, l’Obelisco per Cleopatra è un volume cavo a base quadrata che si innalza per quattordici metri al culmine del pyramidion. Le quattro facce simmetriche contrapposte hanno il caratteristico colore rosso-bruno del corten, acciaio basso legato ad elevata resistenza, che ha come proprietà chimico-fisica quella di ‘autoproteggersi’ dalla corrosione mediante la formazione di una patina superficiale compatta, costituita dagli ossidi dei suoi elementi di lega.
Con il passare del tempo il corten ‘matura’, si ossida, mediamente nell’arco di sei mesi, reagendo agli agenti atmosferici e cambiando progressivamente tonalità e sfumature, conferendo alla scultura un aspetto mutevole oltre a un marcato colorismo estetico. A interrompere la robusta verticalità del poliedro sono inseriti a cadenza regolare su ciascuna superficie profondi elementi in bronzo lucido che, alla stregua dei geroglifici egizi incisi nella pietra monolitica, raccontano e tramandano. Raccontano l’idea del ‘fare scultura secondo Arnaldo Pomodoro’, per lui un processo creativo interiore che viene da lontano, dagli anni Cinquanta quando realizzava con il metodo di fusione su osso di seppia gioielli innovativi e piccoli bassorilievi e che prende forma plastica su scala monumentale nei solchi, nei cunei, nei segni e, ancora, nei lampi di luce e nelle parti in ombra che penetrano fisicamente fin dentro al materiale della scultura per rivelarne la struttura interna. Il contrasto cromatico tra il fusto brunito e gli elementi bronzei dorati dà all’Obelisco per Cleopatra una valenza di segnale ermetico, in grado di marcare profondamente il luogo e il contesto in cui viene posizionato, ma al tempo stesso trasmette un senso di solennità universale per il suo rigore compositivo. La ‘visionarietà’ di Arnaldo Pomodoro è anche questo, corrompere la forma pura per mettere in crisi la certezza della sua percezione e aprire così alla possibilità teorica di superare la finitezza dell’esistenza.
a cura di Ilaria Guidantoni