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Autore: Chiara Modìca Donà dalle Rose
Casa editrice: Angelo Mazzotta Editore
Anno di pubblicazione: 2020
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Leggere Judas the guess è una esperienza molto forte in cui la densità del significato delle parole risalta a pieno ancor più di pagine e pagine di scritti. L’autrice, infatti, creando una
fictio iuris scenica, oltrepassa la barriera del tempo e dello spazio, costruendo lo scenario di un surreale Tribunale universale, sospeso tra il sapere della Storia, il sapere fisiologico di non poter veramente sapere, il pretestuoso sapere della memoria, la sfumata consapevolezza del ricordo, svela senza pietà l’assordante vuoto della fitta rassicurante rete delle regole e delle leggi via via prodotte dall’uomo. Attraverso questa visione impossibile, le fragili certezze della ricostruzione storica e, al tempo stesso, della legge si sciolgono come neve al sole nel procedere, a tratti incalzante ed a tratti moderato, quando interpreti e narratori della notte dei tempi, generano e rigenerano nuove prospettive, condannando l’Umanità a tradire niente meno che sé stessa,
prima ancora che il Messia, presunto o colpevole. Questa stessa Umanità che, già nel titolo si preannuncia inerme, è la vera protagonista del manoscritto. Il sostantivare il verbo “guess”, pone l’accento sull’interiorità delle domande e della domanda di un Giuda, nel suo malgrado essere evocato e sopravvissuto al tempo della sua umana esperienza sino a creare una netta ricongiunzione con chi nei secoli spettatori è veramente il principale responsabile delle proprie azioni: l’umanità. È quella stessa umanità che crea, disfa e ricrea i suoi miti ed i suoi nemici collocandoli in un circo mediatico fine a sé stesso. Il rito punitivo, l’incedere solenne, la fragile ricostruzione dei fatti altro non è che la vera complessa arma del delitto di un’impalpabile Umanità che, se pur incolpevole nella sua inconsapevolezza, replica nei secoli il processo al nemico pubblico.