Entro febbraio saranno una cinquantina le startup ospitate a Padova da Le Village by Crédit Agricole Triveneto, il terzo ecosistema di innovazione aperto in Italia, dopo quello di Milano, operativo dal 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e quello di Parma, inaugurato nel 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo ha detto a BeBeez Matteo Di Biagi, direttore di Le Village by Crédit Agricole Triveneto, precisando che “Le Village Triveneto è il primo Le Village a compagine sociale mista in tutta Europa. Con Crédit Agricole che ha il 51%, mentre il resto del capitale è distribuito tra un 10% di Confindustria Venetoest (nata dall’integrazione tra Assindustria Venetocentro-Imprenditori Padova Treviso e Confindustria Venezia-Area Metropolitana di Venezia e Rovigo, ndr), l’Università di Padova con il 4% e il Galileo Visionary District (di proprietà Camera di Commercio di Padova, Fondazione CR Padova e Rovigo, Comune di Padova, CNA Padova, Assindustria Veneto Centro, Università di Padova, Camera di Commercio di Treviso, ndr), che ha il 35%. Quello di avere un 49% di stakeholder del territorio è unica come esperienza di tutti Le Village”.
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a Matteo Di Biagi (Le Village by Crédit Agricole Triveneto),
Fabio Piva (Linkify Affiliation) eThomas Sinha (Alvus)
Le Village Triveneto è operativo dal settembre 2021, ma la sede è stata inaugurata soltanto un anno dopo in piazza Zanellato, nello stesso immobile dove ha sede Confindustria Venetoest (si veda qui il comunicato stampa). E’ grande hub dell’innovazione dotato di 140 postazioni di lavoro distribuite su 1.800 metri quadrati di superficie, progettato da DEGW, brand del Gruppo Lombardini22 specializzato nel workplace, con dotazioni tecnologiche all’avanguardia, sale riunioni riservate, spazi comuni collaborativi e una simbolica ‘piazza’, autentico baricentro della contaminazione tra grandi corporate, giovani imprese, investitori e facilitatori che caratterizza la vita nel villaggio. Il tutto, ha spiegato ancora Di Biagi, “in un immobile che ha una posizione strategica, cioé sotto l’Associazione Industriali con l’obiettivo di avere una commistione costante con mondo delle imprese. Non solo. Nello stesso stabile c’è anche l’incubatore universitario con il suo parco scientifico e tecnologico e quindi si crea continuum con l’acceleratore di Le Village”.
L’adesione delle startup, si dice, è stata massiccia. “A oggi le startup ospitate ufficialmente sono 25, a giugno erano solo 15, ma entro febbraio saranno almeno 50″, ha detto ancora Di Biagi, che ha aggiunto: “.C’è davvero grande interesse e abbiamo una grande richiesta. Così come abbiamo avuto tanto interesse anche dalle aziende che si propongono con il ruolo di partner, cioè aziende che vogliono fare open innovation e arricchire il loro know how con il confronto con le startup in fase di accelerazione. A oggi i partner sono già 20 e ricordiamo che in media ogni Le Village arriva a contarne 20-25. Quanto agli abilitatori di innovazione, sono già 45. Abbiamo infatti stretto accordi con le università di Padova e Verona, con il NOI Techpark Südtirol/Alto Adige dell’Università di Bolzano e con il dipartimento di Life Sciences dell’Università di Trieste. Il tutto per lavorare soprattutto nei settori della salute e benessere, acqua, energia, infrastrutture, smart city, consumo e produzione responsabile quindi economia circolare e filiere sostenibili”. Delle tante startup ospiti, BeBeez ne ha incontrate due: Linkify Affiliation e Alvus.
Fondata nel 2022 da Fabio Piva (ceo) e Fulvio Gemin (cfo), insieme a Gianluca Vedelago (R&D), Giulio Orlandi (marketplace manager) e Ares Bagatin (IT), Linkify Affiliation ha sviluppato una piattaforma che semplifica i processi di vendita e di marketing online delle pmi, offrendo loro accesso a un team di professionisti e a un software che permette alle aziende appunto di vendere online senza avere costose strutture e competenze dedicate e con un costo proporzionale ai ricavi. Piva ha spiegato a BeBeez: “A seguito del brutto periodo che abbiamo vissuto in questi ultimi due anni ci siamo accorti che in media le pmi italiane hanno un livello di digitalizzazione molto basso e che di conseguenza anche i loro guadagni online sono bassi. D’altra parte per essere efficienti online sono necessari una struttura di vendita multipiattaforma e un team composto da diversi professionisti dedicati, cosa di cui le pmi difficilmente sono dotate. Per questo abbiamo creato un modello di business tale per cui le pmi possano operare completamente in outsourcing. E funziona. Abbiamo già clienti e la startup sta crescendo”.
Quanto al futuro, ha aggiunto Piva, “ora dobbiamo finanziare la prossima fase di sviluppo del nostro software. E’ un lavoro di almeno 6 mesi, ma ci permetterà di scalare ulteriormente quello che stiamo già facendo. Per questo siamo in fase di fundraising con un target di raccolta di 400 mila euro”. E certo, ha concluso Piva, “essere presenti a Le Village Triveneto è un grande aiuto sia per i contatti che possiamo trovare in ottica di fundraising sia sul fronte del prossimo sviluppo della nostra attività all’estero sia per la possibilità di confronto con manager di aziende esperte e competenti”.
Fondata nel 2019 dal ceo Christof Erckert, con 15 anni di esperienza nel settore del biogas, affiancato dai manager Thomas Sinha e Andrea Donini, Alvus sviluppa tecnologie per impianti di biometano e progetti di biometano in Italia. Non opera come un tradizionale costruttore di impianti, ma si propone come technology provider, fornendo un kit di montaggio, comprensivo di planimetrie e know how, che permetta ai clienti di realizzare il proprio impianto in economia, ottimizzando costi e tempistiche. Il tutto affiancati in Italia dal partner commerciale Bioenergy, con sede a Ratisbona, in Baviera. “La nostra è una tecnologia semplice e molto sicura, studiata in modo tale da essere utilizzata anche da aziende che non sono dotate di personale specializzato in questo settore. Stiamo mettendo a punto un kit tecnologico che permette a qualunque azienda edile di cistruire in piena autonomia un impianto a biogas o biometano”, ha spiegato Sinha a BeBeez, aggiungendo che “oggi sviluppiato progetti per impianti a biometano in Italia, ma l’idea è proporre il nostro kit a livello internazionale e stiamo pensando in primo luogo ai paesi emergenti, In particolare abbiamo già stretto una partnership con un’azienda indiana per lo sviluppo in India e stianmo trattando con un potenzial partner negli Usa. Ma siamo ovviamente interessanti anche a Brasile e Turchia e in prospettiva anche alla Cina”.
Ovviamente questa crescita avrà bisogno di capitali freschi e infatti, ha detto ancora Shina, “siamo in fundraising. Puntiamo a raccogliere 2,2 milioni di euro di equity da investitori privati, perché è questa la condizione che ci ha posto l’European Council per poter accedere a un loro investimento di uguale portata, dopo che ci siamo aggiudicati un bando che ci dà anche diritto a un finanziamento da 2,5 milioni per supportare la nostra attività di ricerca e sviluppo”. A oggi la proprietà dell’azienda è per circa l’80% del fondatore e dei manager, con il restante 20% che è in mano al partner tecnologico Ecomembrane srl.