E’ nato Search Fund Club (SFClub) srl, un veicolo di investimento in club deal che investirà in 15-20 search fund europei (si veda qui il comunicato stampa). Un search fund come noto è una società che viene appositamente costituita allo scopo di acquisire, gestire e sviluppare un’unica società target, in vista di una possibile dismissione nel lungo periodo, tramite la quotazione o la vendita a terzi. I capitali dei search fund vengono raccolti tra investitori privati e, una volta condotta l’acquisizione, il promotore del search fund, detto searcher, sarà anche colui che gestirà e svilupperà l’azienda a tempo pieno. Nella pratica, in prima battuta il searcher si assicura una dotazione patrimoniale minima per finanziare la ricerca del giusto target, dopodiché sottopone agli investitori l’opportunità di investimento e raccoglie i capitali necessari all’acquisizione. Dopodiché, una volta condotta l’acquisizione, il searcher sarà a capo del management team dell’azienda acquisita.
SFClub è promosso da Enrico Arietti e supportato dagli advisor Giovanni Cavallini (ex presidente e amministratore delegato di Interpump), Attilio Arietti (fondatore e presidente di Oaklins Arietti) e Riccardo Triolo, Quest’ultimo è founder della piattaforma di ecommerce del vino Svinando, che nel marzo 2018 ha ceduto a Giordano Vini, controllata dalla holding quotata Italian Wine Brands (si veda altro articolo di BeBeez) e ha poi lanciato il suo search fund Legacy Partners (si veda altro articolo di BeBeez), di cui Enrico Arietti è uno degli investitori, e che attualmente è in cerca del target giusto.
Enrico Arietti è partner di Oaklins Italia e socio promotore, così come Giovanni Cavallini e Attilio Arietti, delle Spac della serie Industrial Stars of Italy e della Spac olandese Dutch Star Companies ONE. Tutte e quattro le Spac hanno già portato a termine la business combination: Industrial Stars of Italy 1 con Lu-Ve, Industrial Stars of Italy 2 con SIT Group, Industrial Stars of Italy 3 con Salcef e DSCO con CM.com.
SFClub ha già raccolto circa 750 mila euro su un totale obiettivo di 800 mila tra una quindicina di investitori italiani ed esteri per finanziare le operazioni di scouting, due diligence e investimento nei vari search fund potenziali target. A questa operazione farà seguito la raccolta, di volta in volta proposta agli investitori di SFClub, finalizzata all’investimento in capitale di acquisizione a supporto delle singole operazioni di acquisizione della società target di ciascuno dei search fund nei quali SFClub avrà aderito. L’obiettivo complessivo è di investire tra i 20 e i 25 milioni di euro in questa asset class innovativa, il che significa che ciascuno degli investitori attuali alla fine avrà investito un controvalore pari a 15-20 volte quanto investito ora nella fase iniziale.
Pur essendo ancora in fase di avvio, SFClub ha già condotto i suoi due primi investimenti. Il primo riguarda il search fund francese SDG Transmission, lanciato da Stephane Gounari, ex consulente di Mckinsey a Londra, con precedenti importanti esperienze nell’industria aerospace in Francia. Il secondo investimento è invece relativo al search fund SGMO, basato in Repubblica Ceca e lanciato da Tomas Zbynowsky, primo searcher nel paese con importanti esperienze in gruppi multinazionali e società di consulenza. Inoltre SFClub sta seguendo attivamente ed è pronta a investire in due iniziative in Italia (entrambe lanciate da una coppia di promotori provenienti dal mondo della consulenza finanziaria), due in Francia e una nel Regno Unito.
Enrico Arietti ha spiegato: “Investiamo in imprenditori di talento, il cui obiettivo è trovare e acquisire una singola azienda, gestirla attivamente con attenzione alla continuità, ai miglioramenti strategici e operativi per la crescita a lungo termine e la creazione di valore duraturo. Conosciamo bene le sfide che ogni searcher deve affrontare ogni giorno, in ogni fase del processo, dalla ricerca dell’azienda, fino all’acquisizione e alla gestione”.
Il concetto di search fund è stato coniato nel 1984 da H. Irving Grousbeck, professore alla Business school della Università di Stanford. Inizialmente sono stati molto popolari all’interno delle business school (con Stanford in prima linea) e tra gli studenti dei più prestigiosi Mba statunitensi, che vedevano in questa struttura una fantastica opportunità per misurarsi in prima persona come imprenditori. I search fund si sono poi diffusi al di fuori delle mura accademiche, conquistando i manager con esperienza decisi a diventare imprenditori.
Per gli Usa e il Canada lo studio più autorevole, che viene condotto ogni due anni, è quello della Stanford Graduate School of Business. L’ultimo è stato pubblicato nel 2020 sui dati a fine dicembre 2019 (scarica qui lo studio completo) e indicava che nel corso del 2019 sono stati raccolti negli Usa e in Canada 51 search fund, sono state concluse 25 acquisizioni da parte di search fund e 12 exit. Dal 1984 al 2019 in totale sono stati raccolti negli Usa e in Canada 401 search fund, per 1,4 miliardi di dollari investiti tra i search fund e le società target. La crescita dell’interesse degli investitori è comunque stata esponenziale nell’ultimo biennio, con ben 475 milioni di dollari investiti tra il 2018 e il 2019. Sul fronte delle performance, i search fund nord americani hanno registrato un Irr del 32,6% nel 2019, con i fondi migliori che hanno reso ben 23,4 volte il capitale investito, mentre il dato mediano è di sole 1,1 volte.
Quanto al resto del mondo, dato il numero crescente di search fund al di fuori degli Stati Uniti e del Canada, nel 2011 Stanford GSB ha stretto una partnership con la IESE Business School di Barcellona perché monitorasse il mercato internazionale con un approccio identico a quello utilizzato dagli studi di Standford.
Dallo studio IESE pubblicato lo scorso anno emergeva che a fine 2019 erano operativi 132 search fund, di cui 50 (cioé il 32%) erano stati raccolti nel biennio 2018-2019, in particolare con una crescita importante in Europa e in America Latina (al netto del Messico) con rispettivamente 24 e 12 nuovi fondi lanciati. I search fund internazionali hanno registrato un Irr del 28,7% nel 2019, con i fondi migliori che, come nel caso nord americano, hanno reso ben 23,4 volte il capitale investito, mentre il dato mediano è di sole 1,1 volte.
In Italia, si diceva, sono ancora uno strumento molto nuovo, tanto da essere stato oggetto di una tesi di laurea che, per l’originalità del soggetto, si è trasformata in un libro, presentato nell’ottobre 2019 a Milano, a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, dall’autore, Antonio Molinari, e da alcuni searcher, investitori e addetti ai lavori (si veda qui altro articolo di BeBeez).
L’ultimo search fund italiano costituito in ordine di tempo è stato Italian Search Fund (ISF), lanciato lo scorso dicembre 2020 da Maikol Borsetti e Private Equity Partners. Si tratta del primo search fund italiano lanciato in collaborazione con una società di private equity che opera in qualità di sponsor/acceleratore dell’operazione (si veda altro articolo di BeBeez). Sono stati identificati, in via riservata e strettamente su invito 15 investitori, oltre allo stesso Borsetti e al fondo, che si forniranno a ISF risorse finanziarie per la fase di ricerca della società da acquisire e il loro supporto in termini di professionalità, contatti e relazioni, sia nazionali che internazionali. Il nuovo search fund è quindi già pienamente operativo e alla ricerca dei potenziali target.
Ricordiamo che In Italia, a oggi sono stati chiusi soltanto due deal dai search fund, entrambi negli ultimi mesi del 2019. La prima era stata l’acquisizione dei laboratori farmodermatologici Farmoderm da parte di Patria Private Capital nell’ottobre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Patria Private Capital era stato promosso da Guido Fileppo, convincendo a partecipare al suo progetto un gruppo di investitori privati tra i quali nomi noti della finanza come Paolo Braghieri (ex amministratore delegato di Interbanca) e RedSeed, la holding di investimento di venture capital fondata da Elisa Schembari e Roberto Zanco, e finanziata da un pool di investitori privati tra i quali Roberto Italia (tra i promotori della serie di Spac Space e e del nuovo club deal Space Capital Club, si veda altro articolo di BeBeez) e Federico Leproux, amministratore delegato di Teamsystem.
La seconda acquisizione conclusa da un search fund è stata quella di Etichettificio LGL, società attiva nel settore della produzione e commercializzazione di etichette autoadesive, da parte di Maestrale Capital srl a novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). A sua volta lo scorso dicembre Etichettificio LGL ha condotto un’acquisizione, comprando la concorrente Prisma (si veda altro articolo di BeBeez). Maestrale Capital srl era stato lanciato nel febbraio 2017 da Vito Giurazza, che è stato executive director in JP Morgan nel dipartimento m&a e ha lavorato come consulente per Bain & Company. A scommettere sul fondo è stato un gruppo di investitori privati che comprende Paolo Ainio (Banzai), Francesco Rossi Ferrini (JP Morgan), Sandro Mina (Relay Investments) e l’investitore tedesco in search fund Jürgen Rillin.
Ci sono poi almeno altri search fund alla ricerca del target giusto. Nel marzo 2019 Toby Sacchi Clarence-Smith ha lanciato CS Investimenti srl, sostenuto da un gruppo di 16 investitori, principalmente da family office internazionali e da primari fondi di private equity statunitensi, spagnoli e tedeschi (si veda qui altro articolo di BeBeez). Sacchi Clearance-Smith ha un passato come co-founder di Petsy.mx, una delle principali piattaforme di ecommerce per prodotti per animali domestici del Messico. La startup, fondata nel 2013, è stata nel tempo finanziata dai principali fondi di venture capital del Messico come ALLVP, Mountain Nazca, Mexico Ventures, Dila Capital, Capital Invent, oltre che da business angel e altri investitori privati. Nel luglio 2018 Petsy.mx è stata acquisita dal leader di mercato Maskota.
Un altro search fund ancora in cerca è Tre Cime Capital Ltd. Lanciato inizialmente in Spagna , Tre Cime si è poi rifocalizzato in Italia nel 2016. È stato lanciato da Tommaso Romanelli, manager che si è formato nella Silicon Valley, lavorando nel settore delle rinnovabili (ha guidato la Makani Power, poi acquisita da Google X). A finanziarlo sono stati investitori come Daniele Benatoff, gestore di hedge fund ed ex Goldman Sachs; Paolo Guida, manager del settore delle start-up; oltre a imprenditori americani come Bill Egan, fondatore della multinazionale Alta Communications e tra i venture capitalist più noti negli Usa.
Infine ci sono, come detto, Legacy Partners di Riccardo Triolo; e anche Augusta Capital Partners, lanciato da Pietro Paolo Paci, professionista e consulente d’azienda. In raccolta c’era tempo fa anche Sprint Capital, promosso da Manuel Piccinato, ma a oggi non se ne hanno più notizie.