Si è chiusa nei mesi scorsi la prima acquisizione di un’azienda italiana da parte di un search fund, una società che viene costituita appositamente allo scopo di acquisire, gestire e sviluppare un’unica società target, in vista di una possibile dismissione nel lungo periodo, tramite la quotazione o la vendita a terzi. I capitali del search fund vengono raccolti tra investitori privati e, una volta condotta l’acquisizione, il promotore del search fund, detto searcher, sarà anche colui che gestirà e svilupperà l’azienda a tempo pieno. In sostanza sarà a capo del management team.
La società target in questione è Farmoderm srl, con sede a Novate Milanese e titolare di laboratori farmodermatologici, nati alla fine degli anni ’80 per volontà di un gruppo di professionisti specializzati in ricerca farmaceutica, medicina, pediatria, dermatologia, ginecologia e geriatria.
Il searcher di cui stiamo parlando è in questo caso Guido Fileppo, ha raccolto il suo search fund Patria Private Capital, convincendo a partecipare al suo progetto un gruppo di investitori privati tra i quali nomi noti della finanza come Paolo Braghieri (ex amministratore delegato di Interbanca) e gli investitori di RedSeed, una holding di investimento di venture capital fondata da Elisa Schembari e Roberto Zanco, e finanziata da un pool di investitori privati tra i quali Roberto Italia (tra i promotori della serie di Spac Space e e del nuovo club deal Space Capital Club, si veda altro articolo di BeBeez) e Federico Leproux, amministratore delegato di Teamsystem.
Ebbene Fileppo, dopo essersi fatto dare 200 mila euro da questo gruppo di investitori per coprire le spese di ricerca ha negoziato appunto l’acquisizione di Farmoderm srl, che è stata valutata 5 milioni di euro e per la quale gli investitori hanno pagato poco meno di 3 milioni di euro.
Il concetto di search fund è stato coniato nel 1984 da H. Irving Grousbeck, professore alla Business school della Università di Stanford. Inizialmente sono stati molto popolari all’interno delle business school (con Stanford in prima linea) e tra gli studenti dei più prestigiosi Mba statunitensi, che vedevano in questa struttura una fantastica opportunità per misurarsi in prima persona come imprenditori. I search fund si sono poi diffusi al di fuori delle mura accademiche, conquistando i manager con esperienza decisi a diventare imprenditori.
In Italia, si diceva, sono ancora uno strumento molto nuovo, tanto da essere stato oggetto di una tesi di laurea che, per l’originalità del soggetto, si è trasformata in un libro, che sarà presentato oggi a Milano, a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, dall’autore, Antonio Molinari, e da alcuni searcher, investitori e addetti ai lavori (si veda qui altro articolo di BeBeez).
L’ultimo in ordine di tempo è stato quello costituito lo scorso marzo da Toby Sacchi Clarence-Smith, battezzato CS Investimenti srl, e sostenuto da un gruppo di 16 investitori, principalmente da family office internazionali e da primari fondi di private equity statunitensi, spagnoli e tedeschi (si veda qui altro articolo di BeBeez). Sacchi Clearance-Smith ha un passato come co-founder di Petsy.mx, una delle principali piattaforme di ecommerce per prodotti per animali domestici del Messico. La startup, fondata nel 2013, è stata nel tempo finanziata dai principali fondi di venture capital del Messico come ALLVP, Mountain Nazca, Mexico Ventures, Dila Capital, Capital Invent, oltre che da business angel e altri investitori privati. Nel luglio 2018 Petsy.mx è stata acquisita dal leader di mercato Maskota.
Il primo search fund in Italia è stato invece Maestrale Capital srl, lanciato da nel febbraio 2017 da Vito Giurazza, che è stato executive director in JP Morgan nel dipartimento m&a e ha lavorato come consulente per Bain & Company. A scommettere sul fondo è stato un gruppo di investitori privati che comprende Paolo Ainio (Banzai), Francesco Rossi Ferrini (JPMorgan), Sandro Mina (Relay Investments) e l’investitore tedesco in search fund Jürgen Rillin.
Il secondo search fund arrivato in Italia è stato poi Tre Cime Capital Ltd. Lanciato inizialmente in Spagna , Tre Cime si è poi rifocalizzato in Italia nel 2016. È stato lanciato da Tommaso Romanelli, manager che si è formato nella Silicon Valley, lavorando nel settore delle rinnovabili (ha guidato la Makani Power, poi acquisita da Google X). A finanziarlo sono stati investitori come Daniele Benatoff, gestore di hedge fund ed ex Goldman Sachs; Paolo Guida, manager del settore delle start-up; oltre a imprenditori americani come Bill Egan, fondatore della multinazionale Alta Communications e tra i venture capitalist più noti negli Usa.
Infine, dopo l’avventura con la sua Svinando, piattaforma online B2C dedicata al vino, che ha ceduto a Giordano Vini, controllata dalla holding quotata Italian Wine Brands nel marzo 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), Riccardo Triolo ha costituito il suo search fund Legacy Partners.
C’è poi anche un altro searcher, Cristian Piccinato, che è in fase di raccolta del capitale del suo search fund Sprint Capital, così come Pietro Paolo Paci, professionista e consulente d’azienda che ha lanciato il suo search fund Augusta Capital Partner.
standing internazionale.
Quanto agli investitori, in Italia non c’è ancora nessun soggetto che strutturalmente investa in search fund, proprio perché, ha spiegato a BeBeez Fabio Sattin, presidente di Private Equity Partners spa, relatore della tesi di Molinari all’Università Bocconi, “le opportunità a oggi sono molto limitate. Perché abbia senso aprire una struttura ad hoc, bisognerebbe condurre 7-8 investimenti all’anno così come può accadere su mercati più maturi come quello statunitense dove ci sono circa 150 operatori specializzati nell’investimento in search fund”.
Private Equity Partners potrebbe essere il primo investitore strutturato in search fund? “Al momento mi sto limitando al mero studio del fenomeno dal punto di vista accademico. Ma ciò non toglie che certo, quando il mercato si sarà più sviluppato, potrebbe essere un interessante segmento da presidiare”, ha risposto Sattin, che sottolinea una serie di caratteristiche dello strumento: “Ha un approccio molto industriale e consente di supportare la fase di ricambio generazionale inserendo imprenditori innovativi, competenti e motivati., e supportati da investitori senior. Non è il classico fondo (con le sue logiche, limitazioni e tempistiche). Ogni operazione è una operazione a sé con una sua storia, e fatta su misura per l’esigenza e le caratteristiche dei potenziali investitori e della società che si andrà a comperare. E gli investitori hanno spesso un ruolo strategico importante, danno valore aggiunto fornendo contatti, esperienza e relazioni. Inoltre, condividono la fase di selezione, di due diligence e di decisone, a differenza ad esempio delle Spac, che, in quanto quotate, non possono condividere nulla con gli investitori. E poi si danno i soldi a chi gestirà in prima persona la società acquisita: si può in sostanza vedere in faccia e valutare chi poi di fatto la gestirà e si decide in base alla valutazione personale. Anche sotto questo aspetto i search fund sono molto diversi dalle Spac”.
Infine, “fatto questo certo non secondario, i rendimenti dei search fund sono piuttosto alti, se paragonati a quelli del private equity tradizionale”, ha concluso Sattin. Molinari nel suo libro riporta infatti che a fine 2017 i search fund Usa avevano generato rendimenti lordi aggregati pari al 33,7%.