
di Luigi Bussi,
Gruppo Banca Finint
E’ notizia di queste settimane che diverse primarie banche italiane sarebbero ormai pronte ad avviare una nuova tranche di cessioni di crediti deteriorati da qui alla fine dell’anno. Il motivo è evidentemente da ricercare nelle stime economiche degli ultimi mesi, secondo le quali risulterebbero in arrivo nuovi flussi di crediti deteriorati, a partire dai circa 300 miliardi stimati di crediti su cui è scattata la moratoria Covid (si veda qui il comunicato stampa diffuso a cura del Servizio segreteria particolare del direttorio e comunicazione della Banca d’Italia il 30 settembre 2020) e che risulterebbero ora, in parte, a rischio default.
Per far fronte a tali sviluppi, è naturale pensare che numerosi istituti facciano ricorso, e diversi lo hanno già annunciato, allo strumento della cartolarizzazione assistita dalla GACS al fine di ridurre il peso delle sofferenze. E’ dunque verosimile che ci aspetti una nuova stagione di cessioni di asset NPLs.
Fin dalla sua introduzione nel 2016, lo strumento della garanzia pubblica GACS “Garanzia cartolarizzazione sofferenze”, ha consentito di accelerare il processo di dismissione di sofferenze da parte delle banche. A fronte di un inizio cauto nell’utilizzo dello strumento negli anni, si sono susseguite numerosissime operazioni e diverse banche ne hanno fatto un utilizzo ricorsivo. A oggi, in Italia, sono state realizzate 27 operazioni con la GACS per un totale lordo cartolarizzato di circa 75 miliardi di euro di sofferenze cedute.
L’utilizzo dello strumento ha comportato, in un mercato in precedenza connotato da operazioni “private” (cioé con cessioni dirette da banca a investitore), il passaggio a operazioni a tutti gli effetti pubbliche con il coinvolgimento di agenzie di rating, listing dei titoli etc. In entrambe i casi (sia nelle operazioni “private” sia in quelle “pubbliche”) la vasta maggioranza delle operazioni realizzate è passata attraverso processi di cartolarizzazione. L’utilizzo estensivo della legge (la Legge n. 130 del 1999) che ha promosso lo strumento in Italia è diretta conseguenza degli innegabili vantaggi che quest’ultima ha, da sempre, avuto ulteriormente amplificato dalle diverse modifiche che si sono susseguite anche negli ultimi anni di fatto estendendone significativamente la portata.
E’ anche facile notare come il legislatore prolifico da una parte con gli interventi sulla Legge 130 e, dall’altra, con i provvedimenti legati all’introduzione della GACS, abbia assecondato le esigenze sempre più pressanti da parte delle banche, degli investitori e degli altri operatori di mercato di dotarsi di strumenti adeguati, per un asset strutturalmente difficile come quello degli NPLs, per alimentare significative operazioni di dismissione.
La scelta di utilizzare la GACS, in particolare, è da ricondurre principalmente ai vantaggi, per le cedenti, relativi alle trattamento prudenziale e al profilo di rischio della tranche senior (quella appunto garantita dallo Stato) che provoca un “effetto leva” notevole all’interno della struttura con effetti, in ultima analisi, sul prezzo di cessione degli assets.
Vi sono tuttavia delle limitazioni legate all’utilizzo dello strumento (la GACS). La prima, di carattere oggettivo, è legata all’utilizzabilità solo per attivi in sofferenza: su questo più volte si è provato a intervenire allargandone il perimetro anche agli UTPs, per ora senza successo. La seconda è collegabile proprio nelle caratteristiche “pubbliche” dello strumento che rendono, di fatto, le operazioni convenienti solo per importi consistenti di portafogli da cedere; non per nulla istituti di medio/piccole dimensioni che hanno utilizzato lo strumento l’hanno fatto nell’ambito di operazioni consortili (cosiddette operazioni multi originator).
A quattro anni dall’introduzione dello strumento è poi anche utile tracciare un primo bilancio sulle performance delle operazioni concluse. Queste ultime sono state altalenanti prima dell’arrivo del Covud, mentre, successivamente allo scoppio della crisi, l’ammontare medio dei recuperi lordi registrato si è ridotto notevolmente presentando, nel secondo trimestre dell’anno, una sottoperformance media del -13% rispetto ai business plan (fonte Moody’s e Scope, si veda qui altro articolo di BeBeez sui dati a fine agosto e qui altro articolo di BeBeez sui dati ad aprile, ndr). In attesa dei dati sull’andamento del quarto trimestre, diversi special servicer hanno riferito di aver registrato incrementi positivi nell’attività di gestione tra giugno e luglio, complici lo sviluppo del canale telefonico e il ricorso alle cessioni di porzioni di portafoglio sul mercato secondario.
Dalla prima ora abbiamo osservato gli sviluppi del mercato grazie a un nostro coinvolgimento diretto in 25 operazioni cartolarizzazione GACS sulle 27 eseguite in Italia dall’introduzione dello strumento. In tal senso abbiamo proiettato la ventennale esperienza nella gestione e nel monitoraggio delle cartolarizzazioni pubbliche relative ad asset molto variegati (tra gli altri, crediti commerciali, prestiti personali, covered bond, crediti fiscali e utility, crediti leasing, mutui residenziali e commerciali, crediti verso pmi) nel mondo degli NPLs.
La tendenza futura porterà a una sempre maggiore necessità di monitorare attentamente le performance delle operazioni di cartolarizzazione e alla strutturazione di architetture più complesse e innovative nell’ambito delle operazioni con GACS; settori in fase di partenza sono quelli legati al mondo del leasing dove, dopo aver visto numerose operazioni private, abbiamo registrato un sempre maggior interesse nell’utilizzo dello strumento della GACS.
Alcune riflessioni generali in merito al futuro: la volontà di spingere verso una nuova stagione di cessioni passa attraverso la necessità di favorire sempre più il consolidamento di un mercato secondario (solo in parte avviato) e la creazione del mercato secondario passa attraverso l’attenzione da porre verso l’ampia platea di investitori. E’ possibile che le discussioni sull’introduzione della (o delle) bad bank a livello europeo rischino di distogliere l’attenzione e il focus che, negli anni, numerosi investitori hanno dedicato. Pare invece più rivolto al mercato e all’efficienza dello stesso lo stimolo alla creazione di piattaforme nazionali o europee che diventino mercati di scambio dei crediti deteriorati; si tratta di progetti solo in parte già avviati, ma che nella realizzazione risentono evidentemente delle difficoltà implicite negli asset da esporre nelle piattaforme.
In questo processo, dove ci aspettiamo che la cartolarizzazione rimanga il mezzo principe per consentire una efficiente circolazione dei crediti, sarà importante individuare le regole del gioco che consentano a investitori e servicer (e in questo non sarà cosi ininfluente l’introduzione della cosiddetta Credit Servicers Directive, si veda altro articolo di BeBeez, ndr) di lavorare in maniera rapida e flessibile anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Concludendo, è affermabile il principio generale che, probabilmente, connoterà i prossimi anni: gli asset illiquidi delle banche (e le sofferenze e gli UTPs ne sono l’esempio più lampante) diventeranno sempre più liquidi proprio attraverso processi di cartolarizzazione.