Sono arrivati ieri come previsto i 75 milioni di euro di prestito ponte erogato ad Astaldi dal fondo Fortress Investment (si veda qui il comunicato stampa), a seguito dell’autorizzazione del Tribunale di Roma ottenuta a inizio gennaio in tema di finanza prededucibile, che serviranno a supportare l’operatività delle commesse del gruppo di costruzioni in crisi finanziaria quotato a Piazza Affari (si veda altro articolo di BeBeez). Tra queste ci sono per esempio la metropolitana 4 di Milano, in consorzio con Salini-Impregilo, e la metro C di Roma.
Astaldi ha tempo sino a domani 14 febbraio per presentare al Tribunale di Roma la proposta concordataria. Il gruppo a metà ottobre era stato ammesso dal Tribunale di Roma alla procedura di concordato in bianco (si veda qui il comunicato stampa) e a metà dicembre aveva chiesto al Tribunale la possibilità appunto di incassare nuova finanza prededucibile (si veda qui il comunicato stampa).
Il prestito ponte è stato strutturato sottoforma di bond super-senior secured, in particolare garantito da un security package inclusivo, fra le altre cose, di “cessioni di crediti in garanzia ovvero pegni concessi (sia dalla società che da una sua controllata) su crediti oggetto di contenzioso o arbitrato e altri crediti relativi a lavori eseguiti nei confronti di controparti italiane ed estere”.
Il titolo (ISIN IT0005359267) ha scadenza 12 febbraio 2022 e paga una cedola variabile trimestrale pari al tasso euribor 3 mesi (con soglia minima floor pari all’1%) più un margine, pari all’11,25% per il primo anno (di cui il 6,5% potrà essere corrisposto mediante meccanismo cosiddetto pay if you can o PIYC), e al 14,25% per gli anni successivi fino a scadenza (di cui il 9,5% potrà essere corrisposto mediante meccanismo PIYC). Il titolo, destinato unicamente a investitori qualificati è stato quotato al Third Market della Borsa di Vienna.
Intanto ieri, riferisce questa mattina Il Messaggero, ci sarebbero state consultazioni fra le banche finanziatrici di Asdtaldi, guidate da Unicredit e Intesa Sanpaolo, sulla proposta formulata due giorni fa dagli advisor (Vitale & co e Merrill Lynch) dell’unico candidato rimasto in corsa per la ricapitalizzazione, cioé di Salini-Impregilo, dopo che i giapponesi di IHI si sono tirati indietro: agli istituti, esposti nel complesso per 3 miliardi di euro, sarebbe stato chiesto di erogare 200 milioni freschi per favorire l’operazione e di rinunciare all’80% circa dei crediti convertendoli in equity o in strumenti finanziari partecipativi. Inoltre sarebbe stata rilanciata la vecchia proposta di erogare in due tranche 550 milioni di crediti di firma per le commesse. La banca più esposta (390 milioni) è Unicredit, che però si sarebbe schierata contro l’operazione, influenzando le altre.
A questo punto domani Astaldi, affiancato dagli advisor Rothschild, lo studio Laghi e Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, dovrebbe presentare al Tribunale di Roma un piano concordatario in continuità minimale che tenga conti dell’offerta vincolante, ma condizionata, approvata ieri dal consiglio di amministrazione di Salini Impregilo e che sarà presa in esame stasera dal board di Astaldi. La proposta prevede un aumento riservato di 280 milioni e la creazione di un patrimonio segregato in una bad company in cui far confluire tutti gli asset in concessione (come la partecipazione nella società di gestione del ponte sul Bosforo e dell’autostrada turca Gebze-Izmir), in attesa di essere venduti per rimborsare in parte i creditori chirografari, mediante strumenti finanziari partecipativi. R esta da capire come si finanzierà a sua volta Salini. A questo proposito circola sul mercato anche l’ipotesi di un partner finanziario, magari un grosso fondo di private equity.