L’aumento di capitale di Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), lanciato il 4 aprile scorso (si veda altro articolo di BeBeez), è stato sottoscritto per circa un terzo delle azioni in offerta, pari a circa 45,8 milioni di euro. Lo ha reso noto l’azienda lunedì 18 maggio (si veda qui il comunicato stampa).
Durante il periodo di offerta delle azioni (dal 4 al 18 maggio inclusi), i soci istituzionali di Trevi, FSI Investimenti (controllata da Cdp Equity) e Polaris Capital Management, hanno sottoscritto azioni per un controvalore di 35,8 milioni, come previsto all’accordo di investimento del 5 agosto 2019 (si veda qui il comunicato stampa). Gli impegni dei due soci istituzionali ammontano a un totale di 77,5 milioni e hanno per oggetto anche la sottoscrizione, fino agli importi massimi convenuti, delle azioni Trevifin in offerta che dovessero risultare non sottoscritte all’esito dell’offerta in opzione in corso e della eventuale successiva offerta in Borsa dei diritti inoptati.
Questi ultimi, relativi alla sottoscrizione di azioni per un controvalore di circa 84,2 milioni di euro, saranno offerti in Borsa dal 21 al 28 maggio, salvo chiusura anticipata dell’offerta in caso di vendita integrale dei diritti inoptati.I diritti inoptati acquistati potranno essere utilizzati per la sottoscrizione, al prezzo di 0,01 centesimi per ciascuna azione in offerta, di 7.899 azioni in offerta per ogni diritto inoptato detenuto.
Come noto, la manovra complessiva di rafforzamento patrimoniale di Trevifinn, gruppo di ingegneria del sottosuolo inn difficoltà dal 2017, prevede un aumento di capitale per cassa da 130 milioni di euro, di cui i soci FSI Investimenti spa e Polaris Capital Management si sono impegnati appunto a sottoscrivere 77,5 milioni, mentre le banche si sono impegnate a utilizzare in compensazione propri crediti per cassa vantati nei confronti di Trevifin per complessivi 284,1 milioni, secondo un rapporto di conversione di 4,5:1. per un totale di 63 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Infine, è prevista l’emissione di azioni di compendio per 19 milioni di euro a servizio di un massimo di 1,6 miliardi di warrant, che potranno essere esercitati entro il 5 maggio 2025 e saranno negoziati su Borsa Italiana dal prossimo 4 maggio. Il tutto, quindi, per un aumento di capitale complessivo da 213 milioni di euro.
Lo scorso aprile Trevi ha comunicato dati di bilancio 2019 peggiori di quelli previsti dal piano industriale, utilizzato a supporto dell’accordo di ristrutturazione dei debiti omologato dalla Corte di Appello di Bologna (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, nel 2019 i ricavi si sono attestati a 624,3 milioni di euro (-50 milioni rispetto alle previsioni del piano industriale); l’ebitda ricorrente è stato di 59 milioni (2 milioni in meno delle previsioni); e la perdita netta è stata di ben 73 milioni (un risultato peggiore di 236 milioni rispetto al piano). Il tutto a fronte di un debito finanziario netto di 732 milioni, a sua volta più alto di 519 milioni rispetto agli obiettivi del piano (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2018 Trevi aveva chiuso il bilancio con 618,1 milioni di ricavi, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Alla luce della crisi da coronavirus, Trevi inoltre ha anticipato che aggiornerà al ribasso le previsioni di risultati di Gruppo per quest’anno, avendo ipotizzato che l’emergenza si protrarrà fino al 31 maggio 2020 nelle aree in cui opera. Per il periodo successivo, sia aspetta una ripresa graduale e punta a non perdere possibili vendite in paesi non toccati dall’emergenza o che danno già segnali di ripresa. Anche l’impatto negativo sui risultati del Gruppo atteso per l’esercizio 2020, derivante dalla pandemia, rientra comunque nei range previsti dalle analisi di sensitività che sono state svolte sul piano industriale.
Nel 2020-2021 i governi dell’Italia e di altri paesi europei ed extraeuropei dovrebbero puntare su piani di investimento straordinari soprattutto in infrastrutture, per cui Trevi dovrebbe recuperare volumi e margini reddituali non conseguibili nel 2019 e 2020, perseguendo gli obiettivi previsti dal piano industriale, seppure non su base annuale. Se invece l’emergenza innescata dal coronavirus si prolungherà oltre il 31 maggio 2020, le previsioni di Trevi potranno diventare inattendibili e l’azienda dovrà verificare ulteriormente le previsioni di raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano industriale.
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).