Moby, il gruppo armatoriale che controlla anche la società dei traghetti Tirremia-CIn, ha depositato lunedì sera il piano concordatario al Tribunale di Milano sulla base del quale ha chiesto l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità e non un accordo di ristrutturazione dei debiti (si veda qui il comunicato stampa). Quest’ultima strada, infatti, era stata immaginata sino a poco prima (si veda altro articolo di BeBeez), ma mentre le banche si sono dette d’accordo, non è stato così per i fondi obbligazionisti riuniti nell’Ad Hoc Group, tra i quali si contano Soundpoint Capital, Cheyenne Capital, BlueBay, Aptior Capital e York Capital, ed esposti per 300 milionie. Così il gruppo ha dovuto trovare un’alternativa.
Nel dettaglio, si legge nella nota diffusa dal gruppo controllato dalla famiglia Onorato, “il piano assicura le migliori condizioni per il rilancio dell’impresa, il mantenimento dei servizi ai clienti, la salvaguardia dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto per un totale di oltre 6.000 lavoratori in un settore, quello marittimo, tra i più colpiti dalla crisi Covid-19”. La nota prosegue sottolineando che “il piano, pur prevedendo la vendita di alcuni asset, si basa sulla continuità aziendale, sul mantenimento dei posti di lavoro e delle rotte in essere, anche in considerazione dei positivi risultati registrati nell’ultimo anno e del previsto arrivo di due nuovi traghetti ro-pax in costruzione con la capacità di 2.500 passeggeri e di 3.750 metri lineari di merci ciascuno”.
Secondo quanto riferisce ShippingItaly, tra gli asset che saranno messi in vendita ci sono: la divisione rimorchiatori (alla Rimorchiatori Riuniti Panfido) da attuarsi in un momento successivo all’eventuale ammissione della società al concordato preventivo; le navi Moby Aki, Moby Wonder, Pietro Manunta, Giuseppe Sa e Moby Tommy; gli immobili di proprietà della società in Piazza San Babila 5 a Milano e nel Comune di Olbia.
Moby propone il pagamento integrale dei crediti prededucibili, dei creditori assisiti dai privilegi di cui all’art.552 cod. nav.”, dei creditori assistiti da privilegio generale sui beni facenti parte del patrimonio della società. Gli altri creditori sono invece suddivisi in tre classi: la prima composta da quelli “assistiti da privilegio speciale ipotecario e pignoratizio nei cui confronti è previsto il pagamento nei limiti della capienza dei beni su cui insiste il privilegio”, la seconda costituita dai creditori finanziari con privilegio speciale sui beni della società di cui la proposta prevede la soddisfazione minima al 13% e massima al 19% entro 48 mesi dall’omologa del concordato, la terza classe composta da tutti i restanti creditori commerciali chirografari che saranno soddisfatti nella misura minima pari al 15% e massima del 21% delle rispettive pretese sempre entro 48 mesi.
Quanto a Cin, la nota diffusa da Moby precisa che il gruppo “conferma la sua intenzione di presentare un accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare, anche alla luce degli accordi già sottoscritti con circa il 95% dei fornitori (che non equivale al 95% dell’esposizione debitoria, ndr) e grazie alla partnership con l’investitore Europa Investimenti/Arrow Global”. Il gruppo specifica inoltre che il deposito dell’istanza di omologa per Cin “è rinviato di alcuni giorni per concludere le trattative con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria”.
Ricordiamo che Tirrenia in amministrazione straordinaria è esposta verso Moby per 180 milioni. Moby deve infatti sistemare la questione del debito residuo a saldo dell’acquisizione del 60% di Tirrenia-Cin che nel 2012 ancora non era di Moby e che Moby deve ancora a Tirrenia. Quest’ultima era stata valutata 376,9 milioni di euro di cui 135 milioni erano stati pagati al closing dell’operazione nel luglio 2012 e altri restanti 62 milioni pagati nel febbraio 2016 in occasione del rifinanziamento del debito (si veda altro articolo di BeBeez). I restanti 180 milioni dovevano essere pagati in tre rate: la prima rata da 55 milioni andava pagata nell’aprile 2016, la seconda da 60 milioni entro l’aprile 2019 e la terza da 65 milioni nell’aprile 2021.
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