Il Tribunale di Aosta ha ammesso alla procedura di concordato in bianco Casinò de la Vallée spa, la società che gestisce il Casinò di Saint Vincent e le annesse strutture alberghiere, che ha ora tempo 60 giorni (eventualmente prorogabili di altri 60) per depositare il piano per il concordato (si veda qui l’Ansa).
Il 6 novembre scorso una prima domanda di concordato depositata il 31 ottobre era stata dichiarata inammissibile dai giudici, a causa della mancanza del bilancio 2017, in contrasto con la legge che richiede la presentazione degli ultimi tre e la Procura di Aosta aveva quindi fatto partire l’istanza di fallimento, con l’udienza che era stata fissata per il prossimo 5 dicembre. Per evitare, quindi la sorta che era toccata lo sorso luglio al Casinò di Campione (si veda qui la sentenza del Tribunale di Como), in tutta fretta il 7 novembre si era quindi riunita l’assemblea dei soci, che ha approvato il documento, trasmesso in tribunale insieme alla nuova richiesta di ammissione alla procedura di concordato in bianco, che appunto questa volta è stata accolta.
Dopo aver depositato la prima domanda di concordato, il nuovo amministratore unico della casa da gioco valdostana, Filippo Rolando, aveva fatto sapere che si tratta di una “manovra finalizzata a conseguire il risanamento della società, in un’ottica di prosecuzione dell’attività aziendale, finalizzata alla stipulazione di accordi di ristrutturazione dei debiti con i propri creditori”.
La casa da gioco aveva già chiuso il 2016 con perdite per 46,6 milioni di euro, a fronte di 63,3 milioni di euro di ricavi e un ebitda negativo per 6,5 milioni, con un debito finanziario netto di 11,3 milioni, dopo perdite per 18,5 milioni e 19,1 milioni registrate negli esercizi 205 e 2014, mentre a fine 2017 la perdita è stata di altri 21 milioni.
Intanto nei giorni scorsi i vertici della società partecipata al 99,9% dalla Regione Valle d’Aostano stati assolti dall’accusa di truffa aggravata e falso in bilancio perchè il fatto non sussiste”. Nel dettaglio, la Procura di Aosta sosteneva che fossero stati occultati negli anni scorsi quasi 24 milioni di perdite di esercizio (18,5 milioni dichiarati a fronte di 42,5 reali, nel 2015). Un meccanismo messo in atto, secondo la Procura, con lo “stanziamento di imposte anticipate ai fini Ires sulle perdite, in assenza di attendibile prospettiva che la società tornasse in utile negli esercizi successivi e quindi potesse riassorbire le perdite”. I bilanci di esercizio, per il pm Eugenia Menichetti, erano frutto di “operazioni di maquillage” sin “dall’anno 2012”. Situazione che si è interrotta con il bilancio 2016 quando, dopo la notizia delle indagini della procura della Corte dei conti, “oltre a non essere stanziate imposte anticipate maturate nell’esercizio, sono state annullate quelle stanziate nei precedenti esercizi, determinando così la grave perdita di 46 milioni 590 mila 382 euro”.
Quanto all’accusa di truffa aggravata, riguardava i 140 milioni di euro di finanziamenti erogati dalla Regione alla casa da gioco, con tre mutui regionali concessi da Finaosta nel 2012 (50 milioni di euro), 2013 (10 milioni) e 2015 (20 milioni) e con l’aumento di capitale approvato dal Consiglio Valle nel 2014 (60 milioni). Per la procura gli imputati “consapevoli della reale situazione economico patrimoniale del Casinò” hanno indotto “in errore con artifici e raggiri la Regione”, che ha deliberato i finanziamenti; lo avrebbero fatto “dissimulando” nei bilanci “la reale consistenza delle perdite” in modo da “poter formulare piani industriali di sviluppo in realtà irrealizzabili”.