L’assemblea degli obbligazionisti della società edile CMC (Cooperativa Muratori e Cementisti) di Ravenna, presieduta da Alfredo Fioretti ha approvato lo scorso venerdì 6 marzo il piano concordatario dell’azienda (si veda qui il comunicato stampa). I commissari nominati dal Tribunale di Ravenna avevano depositato la loro clean opinion il 25 gennaio scorso e una successiva integrazione il 4 marzo 2020.
Il piano concordatario dovrebbe passare al vaglio dell’adunanza dei creditori domani 11 marzo (si veda altro articolo di BeBeez). CMC a fine settembre aveva infatti chiesto e ottenuto un rinvio dell’adunanza dei creditori, inizialmente prevista per il 13 novembre, per apporre alcune modifiche migliorative alla proposta di concordato. Nel dicembre scorso, l’assemblea dei soci di CMC ha quindi deliberato di attribuire la possibilità di conversione degli SFP (strumenti finanziari partecipativi) in obbligazioni della società, per tutti i creditori chirografari (classi 2-3-4-5) che diverranno titolari di SFP per effetto dell’auspicata omologazione del concordato preventivo in continuità diretta (si veda qui il comunicato stampa).
CMC aveva depositato al Tribunale di Ravenna l’8 aprile 2019 il piano e la proposta di concordato (si veda altro articolo di BeBeez). Il piano presentato dalla società prevedeva la continuità aziendale della cooperativa e la soddisfazione integrale dei creditori in pre-deduzione, di quelli privilegiati e dei fornitori strategici, ma anche la soddisfazione parziale e non monetaria degli altri creditori chirografari, con l’attribuzione appunto di strumenti finanziati partecipativi. La società era stata ammessa al concordato preventivo nel giugno 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
La società è gravata da un debito totale di 900 milioni di euro, di cui 575 milioni di euro legati a due bond (uno da 325 milioni di euro e l’altro da 250 milioni), sottoscritti tra gli altri anche da Credit Agricole, Algebris, Muzinich, Ubs, Mediolanum, Vontobel, Julius Baer e Alliance Bernstein. La restante parte dell’esposizione invece riguarda una revolving credit facility di Unicredit e Bnl Bnp Paribas tra 160 e 165 milioni, che serviva da backup ai due bond. e ulteriori 100-150 milioni di euro di crediti verso le banche. Lo scorso ottobre 2019 si erano diffuse voci circa il fatto che Unicredit stesse cercando di cedere a un altro investitore i suoi 100 milioni di Utp nei confronti di CMC (si veda altro articolo di BeBeez).
CMC, in tensione finanziaria come tante altre aziende del settore dell’edilizia, aveva presentato a dicembre 2018 la domanda di ammissione al concordato in bianco e all’epoca i suoi bond quotati alla Borsa del Lussemburgo erano scesi sotto gli 8 centesimi (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio si trattava del bond da 325 milioni di euro a scadenza 15 febbraio 2023 e cedola 6%, che era stato emesso nel novembre 2017 per rimborsare in anticipo il bond da 300 milioni a cedola 7,5% in scadenza nel 2021; e del bond da 251 milioni a scadenza 1° agosto 2022 e cedola 6,875%. Le negoziazioni dei due bond sono poi state sospese nel dicembre 2018.
Alla fine di giugno 2018 la semestrale del gruppo (ultimi dati disponibili) indicava che la posizione finanziaria netta di CMC era salita a 815 milioni di euro (825 milioni il dato rettificato, si veda qui la presentazione agli analisti), dai 659 milioni di fine 2017, a fronte di ricavi da costruzioni per i sei mesi di 488,2 milioni e di un ebitda di 64,8 milioni, mentre il 2017 si era chiuso con 1,085 miliardi di ricavi e 171,6 milioni di ebitda. Contestualmente all’annuncio del via libera degli obbligazionisti al piano concordatario, lo scorso venerdì CMC ha resto noto di essersi aggiudicata un lavoro autostradale dal controvalore di 200 milioni di euro nella zona di Durban, in Sudafrica.
CMC è stata fondata a Ravenna nel 1901 da 35 muratori che costituirono la “Società anonima cooperativa fra gli operai, muratori e manuali del Comune di Ravenna”. Nel 1909 la società si fuse con quella dei Cementisti: da allora “Muratori” e “Cementisti” contrassegnano il marchio CMC. L’azienda oggi produce all’estero oltre il 60% del suo fatturato, è attiva in 21 Paesi di cinque continenti (Europa, Nord America, Sud America, Africa e Asia) e ha, in passato, completato progetti in oltre 40 Paesi. Dal dicembre scorso è guidata dall’amministratore delegato Davide Mereghetti (si veda qui il comunicato stampa), ex Global Head of Family Office di Unicredit e prima, quando ancora ad di Unicredit era Alessandro Profumo, responsabile dell’Investment Banking di Unicredit per l’Italia.