C’è la regia di Generalfinance dietro al piano di rilancio alla base della richiesta di concordato da parte di Paluani, l’azienda dolciaria di Dossobuono (Verona) famosa per i suoi pandori e panettoni, che è stata ammessa pochi giorni fa alla procedura di concordato preventivo con riserva (ex art. ex art. 161, comma 6 della Legge Fallimentare) dal Tribunale di Verona, che ha dato tempo alla società sino al prossimo 22 febbraio per presentare la proposta di concordato preventivo, il relativo piano e l’ulteriore documentazione prevista (si veda altro articolo di BeBeez e qui il documento di ammissione al concordato).Lo scrive Il Gazzettino, precisando che l’azienda è affiancata in questo percorso dall’advisor finanziario Kpmg e dai legali dello studio Gianni Origoni.
Nel verbale della riunione del consiglio di amministrazione che ha deciso di avviare la domanda di concordato con riserva, si legge che il concordato servirà per attuare una ristrutturazione finalizzata a preservare la continuità aziendale con l’obiettivo a breve di valorizzazione dell’avviamento, della finalizzazione dell’imminente campagna natalizia e mantenimento della forza lavoro. Non solo.
Sempre nel verbale si ricorda che c’à “l’evidenza della disponibilità di Generalfinance a sostenere la continuità aziendale“. Alla società guidata da Massimo Gianolli, specializzati in factoring alle aziende in crisi, è stato infatti chiesto un plafond per un importo iniziale di 3 milioni“anche a fronte di anticipazione di crediti futuri (nella misura dell’80% del valore nominale) da effettuarsi su crediti nascenti in esecuzione di contratti e/o ordini acquisiti” da incrementarsi fino a 10 milioni.
Generalfinance, che sta agendo come unico partner finanziario della società in questa delicata fase iniziale del rilancio dietro ad autorizzazione del Tribunale, ha deliberato quindi un plafond di 10 milioni in termini di massimo erogabile, intendendosi “l’ammontare massimo di anticipazioni che la boutique milanese è disponibile ad erogare a fronte della cessione di crediti”. Allo scopo di sostenere le esigenze di Paluani in vista della campagna natalizia, Generalfinance, quindi, “è disponibile a permettere l’utilizzo di tale linea di credito per un importo fino a 3 milioni anche per anticipi su crediti futuri”, si legge sempre nel verbale, “la cui esistenza avvenga in un termine temporale non superiore di 2 mesi”. L’esecutività dell’anticipazione sull’integrale linea “si intende vincolata alla sottoscrizione di adeguata cessione in monte dei crediti sui nominativi oggetto di gradimento da parte di Generalfinance sui quali dovrà essere sottoscritto l’atto di cessione”.
Ricordiamo che banche e altri soggetti finanziari sono esposti verso Paluani per un totale di 31,965 milioni di euro a breve termine. In particolare: Factor Coop (5 milioni), Banco BPM (4,250 milioni), MPS (4 milioni), Unicredit (2,6 milioni), Intesa Sanpaolo (2,5 milioni) e altri minori. Tra gli altri finanziatori si parla di Banca Valsabbina, BPER, Caribolzano, Carige, Cerea Banca, Credit Agricole, Credito Valtellinese.
La storica azienda dolciaria veronese, che quest’anno compie 100 anni, è nata come pasticceria artigianale nel 1921. Nel 1968 è passata nelle mani del commercialista Luigi Campedelli, il padre dell’attuale azionista di maggioranza Luca, che la rilevò dal tribunale fallimentare assieme al socio Gino Cordioli. Paluani ha chiuso l’anno fiscale al giugno 2020 con ricavi per 53,8 milioni di euro, quindi poco meno dei 58,1 milioni del 2019, un ebitda di 1,6 milioni (da 3,45 milioni) e una perdita netta di 1,8 milioni (da un utile netto di 100 mila euro), a fronte di un debito finanziario netto di 29,6 milioni (da 31,2 milioni) (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente). Tuttavia a causa del Covid-19 ha visto ridursi notevolmente le vendite e il fatturato dell’esercizio chiuso a giugno 2021 non dovrebbe superare i 30 milioni di euro, quindi poco più della metà del 2019.
Campedelli, è anche presidente del Chievo Verona, società di serie B cancellata dalla Lega calcio per i 18 milioni di euro di debiti contratti col Fisco. Luca Campedelli era divenuto il più giovane presidente di un club di calcio professionistico nel 1992 quando aveva appena 23 anni, ereditando dal padre la guida della Paluani e la poltrona del Chievo. Oggi è proprietario di una squadra che non ha giocatori e non si può iscrivere al campionato. In un’intervista a Repubblica Campidelli lo scorso agosto aveva spiegato: “La Figc ha deciso che non potevamo iscriverci né in Serie B, dove eravamo, né nei dilettanti. La ragione: alcuni arretrati nei versamenti Iva. Abbiamo chiesto per tempo di pagare a rate. L’ufficio riscossione delle Entrate ha riconosciuto il nostro diritto a frazionare i versamenti, ma a causa delle norme legate al Covid non ha potuto predisporre le necessarie pratiche. La prima rata l’abbiamo pagata il 28 giugno, 800mila euro dei 18 milioni che devo allo Stato. Ma non è bastato”.