E’ troppo alta la base d’asta di 62,5 milioni di euro fissata dal curatore fallimentare Franco Della Santa per gli asset del produttore italiano di yacht Perini Navi spa. Lo dicono Ferretti Group e Sanlorenzo, che come noto avevano costituito la newco Restart proprio per partecipare all’asta (si veda qui il comunicato stampa).
Secondo Ferretti e Sanlorenzo, “il piano industriale per il rilancio dell’azienda, del marchio e, soprattutto, per garantire l’immediata continuità occupazionale per i lavoratori dei due cantieri, richiede importanti investimenti che probabilmente non sono stati considerati nel fissare la base d’asta”. I due gruppi, continua la nota congiunta, “sono disponibili a investire risorse ingenti per realizzare un piano di rilancio di lungo periodo che possa permettere a Perini Navi di tornare a essere un’eccellenza italiana nel mondo; una base d’asta così elevata rischia di sottrarre risorse finanziare indispensabili a ripristinare e rilanciare la produttività dei cantieri Perini, decretati falliti dal Tribunale di Lucca a gennaio 2021 e fermi di fatto, con procedure di cassa integrazione da marzo 2020″.
Per questi motivi, conclude la nota, “pur estremamente interessati alla acquisizione di Perini Navi e alla realizzazione di un importante piano di rilancio, in considerazione della base d’asta fissata, Ferretti Group e Sanlorenzo si riservano la scelta, seppur sofferta, di non partecipare all’asta indetta dal curatore per il 30 luglio 2021”.
Ricordiamo che nel maggio scorso la Corte d’Appello di Firenze ha confermato l’insolvenza di Perini Navi (si veda altro articolo di BeBeez), che il Tribunale di Lucca aveva dichiarato fallita il 29 gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). La Corte ha quindi respinto il ricorso contro il fallimento presentato dagli studi legali Iannaccone di Milano e Stanghellini di Firenze per conto di Fenix srl (della famiglia Tabacchi e Lamberto Tacoli), attuale proprietaria della società produttrice di megayacht fondata negli anni 80 da Fabio Perini. I Tabacchi speravano in un ripensamento dei giudici, in modo da poter mettere in opera il loro piano B, visto che nel frattempo avevano sottoscritto un term sheet con Clessidra Restructuring Fund che sarebbe pronta a iniettare nuova finanza sotto forma di equity per il rilancio della società (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che il Tribunale di Lucca aveva dichiarato il fallimento dopo che il giudice non aveva concesso a Perini Navi una nuova proroga per presentare un piano concordatario, dopo quella ottenuta nell’ottobre 2020 che fissava il termine al 15 gennaio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’udienza era poi slittata, ma soltanto al 26 gennaio. Il piano non era stato presentato per tempo, sebbene Blue Skye e Arena Investors avessero siglato un accordo con Perini Navi e la controllante Fenix per sottoscrivere un bond a 4 anni da 30 milioni di euro in prededuzione (si veda altro articolo di BeBeez) dopo che i due investitori avevano depositato un’offerta vincolante lo scorso autunno (si veda altro articolo di BeBeez). Il problema, infatti, era che nel frattempo non era stato trovato ancora un accordo con le banche (le più esposte sono Banca Ifis, Mps e Unicredit).
Così alla fine il Tribunale aveva optato per il fallimento e disposto l’esercizio provvisorio, nominando Della Santa curatore fallimentare. A quel punto a metà febbraio si erano appunto fatti avanti Ferretti e Sanlorenzo per rilevare la società dal fallimento una volta che il curatore avesse aperto l’asta (si veda altro articolo di BeBeez). E l’interesse dei due gruppi era stato ribadito di recente in un’intervista all’ANSA di Massimo Perotti, amministratore delegato di Sanlorenzo. Ricordiamo che interessata al dossier Perini Navi è anche The Italian Sea Group, che a fine giugno ha dato mandato all’advisor Deloitte per svolgere le analisi del caso (si veda altro articolo di BeBeez).
Perini Navi aveva chiuso il 2018 con ricavi per 65,5 milioni di euro, un ebitda negativo di 4,25 milioni, una perdita di 8,3 milioni e un debito finanziario netto di 26,42 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus). E il 2019 è andato ancora peggio con un fatturato consolidato di 55 milioni, un ebitda negativo di 25 milioni, una perdita oscillante tra 35 e 40 milioni e un indebitamento, tra banche e fornitori, di 55 milioni. A oggi il gruppo è gravato da un debito complessivo lordo di 100 milioni. Solo tra il 2016 e il 2018 la società aveva accumulato perdite per 55 milioni e addirittura 140 milioni negli ultimi 9 anni. Per questo motivo già nell’ottobre 2018 Perini Navi era stata oggetto di un processo di ristrutturazione, guidato dagli stessi Tabacchi che nel frattempo, in base agli accordi pregressi con il fondatore Fabio Perini, erano saliti dal 49,99% al 74% della società, con un investimento complessivo di 40 milioni.