Grancasa, gruppo del mondo dell’arredo e della casa, società nata nella metà degli anni Ottanta e controllata dalla famiglia Morosi, cerca un cavaliere bianco tra i fondi restructuring che lo salvi dalla crisi in cui era già caduto prima della pandemia Lo ha scritto nei giorni scorsi Debtwire, precisando che sul dossier starebbero lavorando, da qualche mese, come advisor finanziario EY e come advisor legali Hogan Lovells e Simmons & Simmons. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Oxy Capital e di Pillarstone Italy, ma non si esclude che le banche finanziatrici possano decidere di cedere i loro crediti a uno dei vari fondi specializzati nell’acquisto di UTP corporate.
La società, sotto stress finanziario, è carica di circa 120 milioni di debiti verso le banche. Ricordiamo che a fine 2018 il gruppo aveva ottenuto due nuove linee di credito per un totale di ben 100 milioni di euro per supportare il progetto di rilancio industriale e di crescita del gruppo. I contratti di finanziamento erano stati sottoscritti con un pool di tre banche composto da Banco BPM, Intesa Sanpaolo e UBI Banca, assistite dallo studio legale internazionale Simmons & Simmons, mentre lo studio Molinari e Associati aveva assistito il Gruppo Grancasa sul fronte legale e lo studio Zulli Tabanelli e Associati era stato l’advisor finanziario per le società del gruppo.
L’ultimo bilancio disponibile è quello del 2017. Allora il gruppo aveva registrato 154,5 milioni di euro di ricavi, un ebitda negativo per 16,5 milioni e una perdita netta di 14,7 milioni, che si andava ad aggiungere a quella di 14,8 milioni complessiva dei tre anni precedenti dal 2014 al 2016, a fronte di un debito finanziario netto a fine 2017 di 24,5 milioni (si veda qui l’analisi Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Debito a cui poi si sono aggiunti l’anno dopo i 100 milioni di cui sopra.