Finanziaria Tosinvest (Gruppo Angelucci, che edita Libero, Il Tempo e i 5 Corrieri dell’Umbria) e Cisa spa (società che controlla impianti di trattamento dei rifiuti e attività turistiche, riconducibile all’imprenditore Antonio Albanese) hanno presentato domande di accesso agli atti dei curatori dei fallimenti di Edisud e Mediterranea, rispettivamente editrice e concessionaria della pubblicità de La Gazzetta del Mezzogiorno. Lo riferisce l’agenzia di stampa Agi, secondo cui l’obiettivo delle domande è “sviluppare una valutazione consapevole ed aggiornata per l’eventuale investimento”.
Sia Mediterranea sia Edisud il 15 giugno scorso sono state dichiarate fallite dal tribunale di Bari, che ha altresì concesso l’esercizio provvisorio (si veda altro articolo di BeBeez), accogliendo così la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Bari nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). La richiesta era stata inviata a seguito della rinuncia al concordato in bianco presentato a luglio 2019 dalla società su avallo del socio di minoranza, l’editore Valter Mainetti, che ha fatto successivamente un passo indietro.
Nella sentenza di fallimento di Edisud si faceva riferimento a “ulteriore documentazione irritualmente trasmessa all’Ufficio giudiziario da terzi”: c’è infatti una manifestazione di interesse, formalizzata a inizio giugno 2020 da un gruppo imprenditoriale già interessato in passato a rilevare la Gazzetta del Mezzogiorno, che non riveste “il ruolo di parte nel presente procedimento prefallimentare”. La sentenza inoltre riferiva che Edisud è gravata da un debito di 40,4 milioni di euro verso l’Erario e le banche, ha ricavi in calo e inidonei per farvi fronte e crediti per la maggior parte verso la controllata Mediterranea, che “non appare in grado di far fronte ai propri impegni”. Nel triennio 2016-2018 Edisud ha accumulato perdite per 13 milioni, mentre Mediterranea ha chiuso l’ultimo bilancio con perdite per 438 mila euro e debiti per circa 800 mila.
La Edisud era finita sotto gestione commissariale il 24 settembre del 2018 dopo un provvedimento del tribunale di Catania, che aveva disposto il sequestro di beni per 150 milioni di euro dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel marzo 2019 la Corte di Appello ha restituito i beni all’editore, ritenendo la non sussistenza alcun legame con la mafia. A fine aprile 2019, dopo il rigetto di una istanza della Procura di Catania per il congelamento del dissequestro in attesa del ricorso in Cassazione, La Gazzetta del Mezzogiorno, insieme ad altri beni, è tornata definitivamente nella disponibilità dell’editore.
Edisud il 19 febbraio scorso aveva rinunciato al concordato in bianco e ritirato il relativo piano concordatario, mentre sul tavolo c’erano ben due nuove ipotesi di salvataggio da parte di due editori: Valter Mainetti e Gianpaolo Angelucci (si veda altro articolo di BeBeez). Parallelamente Angelucci aveva presentato nel gennaio 2019 una offerta di acquisto di ramo di azienda: si proponeva per rilevare la testata in cambio di 12 milioni di euro e dell’assorbimento di quasi tutta la forza lavoro del giornale. La sua offerta, alla quale il Tribunale di Catania non diede seguito, è stata ripresentata il 17 febbraio 2020, ma con condizioni peggiorative: con 5 milioni di euro proponeva di acquistare la testata, il sito internet e l’archivio storico per editare il quotidiano con 30 giornalisti (a fronte degli attuali 74 in due regioni) e 4 poligrafici. Il quotidiano meridionale aveva chiesto a metà luglio 2019 l’ammissione al concordato preventivo al Tribunale di Bari, dopo aver ottenuto l’ok del Tribunale di Catania, a capo della gestione commissariale (si veda altro articolo di BeBeez).
La Gazzetta del Mezzogiorno è stata fondata nel novembre 1887 come Corriere delle Puglie da Martino Cassano. Nel 1922 a esso si è affiancata a essa La Gazzetta di Puglia. Nel 1923 Il Corriere delle Puglie ha cessato le pubblicazioni e nel 1928 è apparsa la nuova testata definitiva della Gazzetta del Mezzogiorno. Con sede a Bari, è uno dei più importanti quotidiani dell’Italia meridionale, dove è maggiormente diffuso. Per contenere i costi, un paio di anni fa il giornale aveva chiuso le sedi di Brindisi, Matera e Barletta. Il quotidiano ha chiuso il 2018 con una perdita operativa superiore ai 7 milioni di euro, oltre a ricavi da copie vendute scesi del 40% e della pubblicità per il 60% negli ultimi 6 anni.