Il 26 gennaio scorso il Tribunale di Lucca ha decretato il fallimento del produttore italiano di yacht Perini Navi. E questo perché, si legge nella sentenza di fallimento pubblicata venerdì 29 gennaio, “fin dalla domanda di presentazione di concordato con riserva, Perini Navi ha manifestato il proposito di pervenire alla presentazione del termine concesso (e poi prorogato) di una domanda di omologazione ex articolo 182 bis. In più di otto mesi dal deposito della domanda di concordato con riserva Perini Navi non è riuscita a presentare l’annunciato piano di ristrutturazione del debito (ex art. 182-bis legge fallimentare), né vi sono elementi che facciano ritenere che la concessione di un rinvio di (almeno) quattro settimane possa consentire di conseguire il risultato sperato dalla proponente”.
Ricordiamo infatti che la società a inizio gennaio 2021 aveva già chiesto al Tribunale di Lucca un’ulteriore proroga del termine per la presentazione del piano concordatario definitivo o dell’accordo di ristrutturazione del debito, dopo quella ottenuta nell’ottobre 2020 che fissava il termine al 15 gennaio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’udienza era poi slittata ma soltanto appunto al 26 gennaio. Nel frattempo Blue Skye e Arena Investors avevano siglato un accordo con Perini Navi e la controllante Fenix Holding per sottoscrivere un bond a 4 anni da 30 milioni di euro in prededuzione (si veda altro articolo di BeBeez) dopo che i due investitori avevano depositato un’offerta vincolante lo scorso autunno (si veda altro articolo di BeBeez).
Il problema, però, è che nel frattempo non era stato trovato ancora un accordo con le banche (le più esposte sono Banca Ifis e Mps). Sempre la sentenza del tribunale, recita che “la debitrice, che è stata notiziata dell’istanza di fallimento, ha rappresentato di avere raggiunto accordi di ristrutturazione dei debiti con il 70,37% dei fornitori, di avere inoltre raggiunto accordi di ristrutturazione con i 6 armatori e con i titolari del prestito obbligazionario. Ha rappresentato invece che le trattative con il ceto bancario erano ancora in corso, avendo raggiunto accordi con un solo istituto. In forza di tali assunti ha chiesto un differimento dell’udienza di almeno 4 settimane come richiesto dai creditori bancari in una mail depositata in modo da avere tempo di perfezionare tutti gli accordi necessari per presentare una domanda di omologazione ex articolo 182 bis”. Tra le commesse ancora da consegnare c’è in particolare quella di Larry Ellison, il fondatore di Oracle, che aveva dato mandato alla società, nel 2017 (contratto rinnovato a inizio 2021), di realizzare una barca a vela del controvalore di 54-56 milioni.
Il Tribunale ha comunque disposto l’esercizio provvisorio in quanto “dall’interruzione dell’attività può derivare un danno grave tenuto conto, tra l’altro, del regime concessorio per le aree demaniali utilizzate dai cantieri Perini a Viareggio e a La Spezia”. Curatore fallimentare è stato nominato Franco Della Santa. Sarà lui ora a decidere quando indire la prima asta per la vendita di Perini e fissare il prezzo-base.
In corsa, si sa, ci sono già le concorrenti Ferretti e Sanlorenzo, che nelle scorse settimane avevano formalmente presentato le loro candidature alla procedura in atto. Le due società della nautica puntano a ottenere l’affitto del ramo d’azienda e successivamente all’acquisto della società e dei marchi. A Sanlorenzo interessano in particolare lo stabilimento di Viareggio e il marchio Perini Navi, mentre Ferretti guarda con maggiore attenzione al sito produttivo di La Spezia. Sanlorenzo nel maggio 2020 aveva spuntato l’esclusiva per la maggioranza di Perini Navi (si veda altro articolo di BeBeez). Ma poi l’esclusiva era scaduta senza un nulla di fatto.
Perini Navi, marchio storico fondato nel 1983 da Fabio Perini, è attivo nella costruzione di imbarcazioni a vela oltre i 40 metri di lunghezza. Tra i suoi super-velieri più famosi ci sono il Principessa Vaivia di Silvio Berlusconi e il Maltese Falcon, mega-avvenieristico yacht da 88 metri. La società è attualmente controllata dalla famiglia Tabacchi e da Lamberto Tacoli, tramite Fenix srl.
Perini Navi aveva chiuso il 2018 con ricavi per 65,5 milioni di euro, un ebitda negativo di 4,25 milioni, una perdita di 8,3 milioni e un debito finanziario netto di 26,42 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus). Solo tra il 2016 e il 2018 la società aveva accumulato perdite per 55 milioni e addirittura 140 milioni negli ultimi 9 anni. Per questo motivo già nell’ottobre 2018 Perini Navi era stata oggetto di un processo di ristrutturazione, guidato dagli stessi Tabacchi che nel frattempo, in base agli accordi pregressi con il fondatore Fabio Perini, erano saliti dal 49,99% al 74% della società, con un investimento complessivo di 40 milioni. E il 2019, però, è andato ancora peggio con un fatturato consolidato di 55 milioni, un ebitda negativo di 25 milioni, una perdita oscillante tra 35 e 40 milioni e un indebitamento, tra banche e fornitori, di 55 milioni. A oggi il gruppo è gravato da un debito complessivo lordo di 100 milioni.
Perini Navi intanto ha visto ridursi sensibilmente il proprio organico, sceso da 135 a 100 unità con gran parte del personale passato a lavorare per la concorrenza, in particolare per Italian Sea Group, il cantiere di Giovanni Costantino che lavora da mesi alla quotazione affiancato da Ambromobiliare, Ubi, Intermonte e lo studio legale Dentons.