Il Tribunale di Mantova ha ammesso il marchio di abbigliamento uomo Corneliani al concordato in continuità aziendale indiretta. Lo riferisce la Gazzetta di Mantova, secondo cui il Tribunale ha approvato il piano del private equity Investcorp e dell’agenzia governativa Invitalia, che prevede il varo di una newco con contestuale investimento di 7 milioni da parte di Investcorp e un altro da 10 milioni di euro da parte dello Stato Italiano tramite il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa previsto dall’art. 43 del Decreto Rilancio (qui il testo coordinato del Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 n. 34 con la legge di conversione 17 luglio 2020 n. 77). A ciò va aggiunto un piano di uscite volontarie incentivate di alcuni dipendenti. L’accordo tra Investcorp e Invitalia era stato annunciato lo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez) e il piano concordatario era stato depositato poi in tribunale il 15 aprile, ultimo giorno previsto dopo una serie di proroghe (si veda qui l’ultimo Decreto di proroga).
La ristrutturazione di Corneliani fa perno su una strategia che punta a crescita e competitività, salvaguardando l’eredità produttiva e creativa dell’azienda. L’apertura formale della procedura di concordato consente agli investitori di presentare il proprio progetto di rilancio e sviluppo a clienti e acquirenti di Corneliani di tutto il mondo, durante la campagna vendite primavera/estate 2022, che aprirà ufficialmente il 19 luglio, sia in presenza che tramite una virtual showroom. Contestualmente, l’azienda sta lavorando alla realizzazione della pre-collezione invernale, che sarà disponibile il prossimo novembre.
Giorgio Brandazza, ceo di Corneliani, ha dichiarato: “Il provvedimento garantisce formalmente la continuità aziendale, permettendo alla Corneliani di ripartire senza più indugi, adattando il proprio modello organizzativo e di business alle nuove esigenze di mercato, al fine di assicurare l’alto standard qualitativo e la sostenibilità dei nostri prodotti e servizi”.
Ricordiamo che per rilevare il marchio e alcuni negozi di Corneliani si era fatto avanti a inizio anno Marco Boglione, presidente e fondatore di BasicNet, azienda italiana che detiene i marchi Kappa, Robe di Kappa, Jesus Jeans, K-Way, Superga, Sabelt, Briko e Sebago. Ma la proposta era stata ritirata da Boglione lo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez).
Fondata nel 1958 dall’omonima famiglia, oggi Corneliani è controllata da Investcorp al 51,4%, mentre la terza generazione della famiglia (Cristiano, Corrado Corneliani e Stefano Corneliani) possiede il rimanente 48,6%. Investcorp, fondo di investimento del Bahrein, che negli anni Novanta è stato azionista di Tiffany e Gucci, aveva rilevato il 51,11% di Corneliani nel giugno 2016, sulla base di un enterprise value di circa 100 milioni di dollari, dopo 114 milioni di euro di ricavi nel 2015 e con un ebitda di 1,5 milioni; contestualmente Cristiano Corneliani aveva acquisito il 23,76, Corrado il 22,81 e Stefano lo 0,95% (si veda altro articolo di BeBeez). Al momento del deal, il fondo si era impegnato a versare un aumento di capitale da 20 milioni per sostenere la crescita, 2 milioni dei quali versati subito e gli altri 17 entro giugno 2021.
Nel febbraio 2020 la newco Sarti Holding con cui Investcorp era entrata in Corneliani, si è fusa con la società operativa e contestualmente era stato condotto un primo aumento di capitale da 1,2 milioni euro (si veda la Gazzetta di Mantova). A inizio marzo 2020, Investcorp aveva sottoscritto un nuovo aumento di capitale da 5,5 milioni di euro per finanziare il piano di ristrutturazione, che non rientrava però nell’aumento di capitale che doveva versare entro il 2021.
Il piano di risanamento stava dando i primi frutti, ma il coronavirus ha bloccato la produzione e costretto alla chiusura dei punti vendita, anche perché la società non ha i requisiti per richiedere i finanziamenti con la garanzia di Sace. La crisi, però, è precedente al Covid. La società aveva chiuso il 2018 con 108 milioni di euro di ricavi consolidati (da 110 milioni nel 2017), un ebitda negativo di 5,7 milioni (da – 1,1 milioni) e una perdita di 12,1 milioni di euro (da un rosso di soli 2,6 milioni), con una posizione debitoria netta che era peggiorata a 16,4 milioni di euro (da 4,3 milioni), a fronte di investimenti per 5,6 milioni di euro sostenuti nell’anno.
A fronte di questi numeri, nel novembre 2019 l’azienda aveva presentato un piano da 130 esuberi, concentrati nello stabilimento di Mantova, dove lavorano 454 persone. Nel dicembre 2019 è stato nominato amministratore delegato Giorgio Brandazza, ex numero uno di Boglioli, con un passato come manager anche in marchi come Elie Saab, Boggi e Calvin Klein Jeanswear. Brandazza è subentrato a Luigi Ferrando, che era stato nominato a sua volta ad della società nel novembre 2018, andando a sostituire Paolo Roviera, alla guida dell’azienda dal 2016, un mese dopo l’ingresso di Investcorp nel capitale della società. Il cambio della guardia allora era stato definito “improvviso” dai sindacati.
Il peggioramento della situazione finanziaria della società aveva dato luogo a forti tensioni tra la famiglia Corneliani e Investcorp. Sempre a dicembre 2019, infatti, i Corneliani avevano presentato ricorso al Tribunale di Brescia contro Investcorp (si veda altro articolo di BeBeez), facendo riferimento all’articolo 2409 del codice civile, che prevede la possibilità, per il Tribunale, “di verificare l’esistenza di gravi irregolarità nella gestione e arrivare, nel casi estremi, alla destituzione del consiglio di amministrazione”. Lo scorso gennaio il tribunale aveva però respinto il ricorso (si veda altro articolo di BeBeez). Il Foro lo aveva infatti ritenuto “inattuale”. Il giudice aveva in particolare sottolineato che le irregolarità gestionali denunciate dalla famiglia erano state segnalate agli organi della società “da oltre un anno” e oramai avrebbero già “consumata” la loro “potenzialità lesiva”.