Dopo oltre 100 anni si abbassano le saracinesche di Paluani spa, la storica società veronese di proprietà della famiglia Campedelli famosa per la produzione di pandori, panettoni e colombe pasquali. A causa dei troppi debiti e di una cassa insufficiente, il giudice Monica Attanasio del Tribunale di Verona ha dichiarato fallita la società dopo aver revocato l’ammissione al concordato preventivo, a cui la società aveva acceduto nell’autunno 2021 (si veda qui altro articolo di BeBeez), affidando la procedura ai curatori fallimentari Andrea Rossi e Matteo Creazzo e convocando i creditori il prossimo 23 ottobre per l’esame dello stato passivo (si veda qui il portale dei creditori).
Con debiti di circa 82 milioni di euro e disponibilità liquide di poco superiori agli 815 mila euro, era praticamente impossibile andare avanti viste le “assai contenute percentuali di soddisfacimento dei creditori”, a cui si sono aggiunte le mancanze di soci, amministratori e sindaco stesso che, fa sapere il Tribunale, “non hanno fornito le richieste garanzie a copertura degli impegni con inevitabile prolungamento dei tempi e ulteriore pregiudizio delle ragioni dei creditori”.
Produzione e posti di lavoro sono comunque al sicuro, visto che a chiudere i battenti non sarà la società che oggi si occupa della lavorazione dei prodotti dolciari, Paluani 1921 srl, bensì la Paluani spa, cioè la società madre ancora in mano ai Campedelli a cui era rimasta la gestione degli immobili, dopo che il ramo d’azienda dedicato alla produzione era stato rilevato da Sperlari nel luglio 2022 nel processo di asta organizzata dal Tribunale di Verona (si veda altro articolo di BeBeez). La base d’asta era 100 mila euro in più rispetto all’offerta depositata in precedenza dalla stessa Sperlari e sulla base della quale l’azienda dolciaria aveva strutturato la sua proposta di piano concordatario discusso in udienza allo stesso Tribunale di Verona il mese prima (si veda altro articolo di BeBeez). (si veda qui altro articolo di BeBeez).
Sperlari, controllata dal 2017 da Katjes International Gmbh, holding di investimento specializzata in caramelle, controllata dal gruppo tedesco Katjes Group, era stata l’unica offerente nella gara bandita dal Tribunale. Nel dettaglio, sono passati a Sperlari Bakery srl, stabilimento, marchi, licenze e linee produttive adibite alla preparazione dei dolci tipici da ricorrenza. Il corrispettivo pagato includeva circa 3,3 milioni per i beni immobili e gli impianti industriali di Dossobuono, 557 mila euro per il magazzino, 1,48 milioni per gli altri beni dell’azienda e 2,13 milioni quale valore delle prospettive di avviamento e profittabilità dell’azienda, anche in considerazione del rilancio industriale della stessa azienda, conseguente all’intervento di Sperlari. Il tutto si era concluso poi in un arco temporale relativamente breve, viste le caratteristiche stagionali del business, con Sperlari che aveva chiesto che il procedimento competitivo fosse avviato “entro e non oltre il 7 giugno 2022” con il termine dell’aggiudicazione da fissare “entro e non oltre il 15 luglio”.
Paluani aveva deciso di richiedere il concordato per evitare il fallimento, dopo le richieste avanzate dai debitori e contestualmente all’entrata in scena di Generalfinance, che aveva messo a disposizione un plafond per un importo iniziale di 3 milioni anche a fronte di anticipazione di crediti futuri (nella misura dell’80% del valore nominale) da effettuarsi su crediti nascenti in esecuzione di contratti e/o ordini acquisiti, da incrementarsi fino a 10 milioni, allo scopo di sostenere la continuità aziendale (si veda altro articolo di BeBeez). Ma evidentemente il supporto non è poi bastato.
La parabola discendente della Paluani è iniziata con il fallimento del Chievo Verona, di cui Paluani possedeva l’82,2%, esclusa nel 2021 dalla Lega calcio per inadempimento di 18 milioni di euro di debiti tributari, verso cui Paluani vantava crediti per 3,5 milioni e fidejussioni per 11,7 milioni. Per evitare il fallimento, Luca Campedelli, all’epoca chairman di entrambe le società, aveva deciso di richiedere il concordato, anche in seguito alle richieste avanzate dai debitori e contestualmente all’entrata in scena di Generalfinance, la società guidata da Massimo Gianolli, specializzata in factoring per aziende in special situation. GF aveva messo a disposizione un plafond per un importo iniziale di 3 milioni anche a fronte di anticipazione di crediti futuri (nella misura dell’80% del valore nominale) da effettuarsi su crediti nascenti in esecuzione di contratti e/o ordini acquisiti, da incrementarsi fino a 10 milioni, allo scopo di sostenere la continuità aziendale (si veda altro articolo di BeBeez).
Tra la fine di ottobre 2021 e la fine di aprile 2022, data dell’ultima rappresentazione contabile inclusa della domanda di omologa del concordato, le banche erano esposte verso Paluani per un totale di circa 35 milioni di euro. Si trattava di UniCredit, Banco BPM, MPS, Intesa Sanpaolo, Banca Valsabbina, BPER, Caribolzano, Carige, Banca di Verona Credito Cooperativo, Cerea Banca e Credito Valtellinese. Al debito finanziario si aggiungeva poi quello verso i fornitori che a fine aprile era di 11,2 milioni (da 8,08 milioni a fine ottobre), un patrimonio netto negativo per 71,7 milioni (da –70,5 milioni) e una perdita netta di esercizio di 17 milioni.