Italtel, controllata dalla società ICT quotata allo Star Exprivia, si prepara a un nuovo aumento di capitale, così come già si immaginava dopo che lo scorso 13 novembre il Consiglio di amministrazione di Italtel aveva preso atto di uno scostamento dei dati gestionali rispetto al piano Industriale approvato nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis Legge Fallimentare omologato il 13 novembre 2017
Il Consiglio di amministrazione di Italtel ha infatti deliberato la convocazione dell’assemblea dei soci ai sensi dell’att. 2447 del codice civile, quello relativo alla riduzione del capitale al di sotto del minimo legale e sua obbligatoria contestuale ricostituzione (si veda qui il comunicato stampa). Le verifiche del valore di alcune poste dell’attivo, come goodwill e deferred tax asset, condotte da un esperto terzo indipendente, hanno infatti denunciato la necessità di effettuare svalutazioni tali da portare il patrimonio netto al di sotto dei minimi legali. Contestualmente, Italtel sta discutendo con le banche finanziatrici, alla luce delle nuove prospettive industriali.
Italtel è attiva dal 1921 nella progettazione, sviluppo e realizzazione di prodotti e soluzioni software per le telecomunicazioni. Oltre che in Italia, Italtel opera all’estero in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Polonia, United Kingdom, Usa e in America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Ecuador). Il gruppo aveva chiuso il 2018 con 466 milioni di euro di ricavi (dai 458,3 milioni del 2017), un ebitda di 26,1 milioni (da 14,8 milioni), una perdita netta di 4,8 milioni (da una perdita di 10,5 milioni nel 2017) e un debito finanziario netto di 168,9 milioni (da 164,5 milioni). Tuttavia quest’anno le cose non sono andate bene e, aveva segnalato a metà novembre Exprivia, “l’analisi dei risultati di Italtel al 30 giugno e la proiezione del backlog Italtel a fine anno, ha evidenziato il perdurare delle difficoltà incontrate da Italtel, nelle proprie attività e soprattutto nel mercato domestico, anche nella seconda parte dell’anno, con la conseguenza che ricavi e ebitda di fine anno, per Italtel e le sue controllate, sono attesi in contrazione rispetto a quanto previsto dal Piano Industriale 2018-2023” (si veda qui il comunicato stampa).
A dicembre 2017 Exprivia aveva comprato l’81% di Italtel nel contesto della patrimonializzazione della società per un totale di 113,8 milioni di euro, nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis LF, con il restante 19% che era rimasto in capo a Cisco (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, l’operazione di fine 2017 aveva comportato:
1) la conversione in strumenti finanziari partecipativi (SFP) di una parte dei crediti finanziari dei principali istituti finanziatori di Italtel (UniCredit, Banco Bpm, Banca Ifis e UBI Banca) per un importo complessivo di 66,8 milioni di euro;
2) un aumento di capitale sociale ordinario sottoscritto da Exprivia e Cisco Systems (Italy) srl per un importo complessivo di 31 milioni di euro, di cui 25 milioni sottoscritti cash da Exprivia per l’81% del capitale sociale e 6 milioni sottoscritti da Cisco per il 19% tramite conversione di crediti per 6 milioni;
3) un aumento di capitale sociale straordinario sottoscritto interamente da Cisco per un importo complessivo di 16 milioni di euro tramite conversione di crediti commerciali in azioni preferred.
Per comprare la quota, Exprivia aveva impiegato risorse proprie per per 6 milioni, convertito crediti commerciali nei confronti di Italtel per 2 milioni ed emesso un prestito obbligazionario per 17 milioni di euro sottoscritti da Anthilia Capital Partners sgr (per 8 milioni di euro), Banca Popolare di Bari (per 6,5 milioni), Consultinvest Asset Management (1,5 milioni) e Confidi Systema! (per un milione) (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond è stato poi ampliato di altri 6 milioni di euro nel gennaio 2018 sottoscritti dal fondo di private debt di Mediobanca sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso giugno Exprivia ha annunciato che la cedola del bond è stata abbassata dal 5,8% al 5,3% così come previsto dal regolamento del prestito, dato che il rapporto tra PFN ed ebitda a fine dicembre 2018 era risultato essere di 3 volte, quindi inferiore al limite delle 3,6 volte (si veda qui il comunicato stampa).
Exprivia ha chiarito che il rischio da essa sopportato in caso di mancato conseguimento del piano industriale di Italtel è limitato al valore della partecipazione stessa, non avendo prestato garanzie o fidejussioni di alcuna natura in favore di Italtel e non essendovi fra le due società interessenze economiche rilevanti.
Prima di quest’ultimo accordo di ristrutturazione del debito, il capitale di Italtel era posseduto da Clayton, Dubilier & Rice (48,77%), Telecom Italia Finance (19,37%), Cisco (18,40%), Capita Trustees Limited (10,81%) e Cordusio Fiduciaria (2,65%). Inoltre, Cisco possedeva il 32,67% degli strumenti partecipativi convertibili in azioni, emessi a valle di un precedente accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare omologato dal Tribunale di Milano nel febbraio 2013 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre il resto degli strumenti partecipativi faceva capo a Telecom Italia (2,94%) e per il 64,3% alle banche finanziatrici (con Unicredit al 34,3%, Ge Capital Interbanca al 17,65%, Bpm al 9,46% e a Banco Popolare e CentroBanca e Banco di Brescia allo 0,96% ciascuno).