J-Invest, società specializzata in investimenti e gestione di crediti in sofferenza ammessi al passivo di procedure concorsuali, guidata da Jacopo Di Stefano, apre la battaglia con il Comune di San Giuliano Milanese sul fronte di Genia spa, società multiservizi controllata del comune dichiarata fallita nel 2015 (si veda qui la sentenza di fallimento) con un passivo da oltre 40 milioni di euro.
SI tratta di una lunga storia con pesanti risvolti giudiziari. Il crack di Genia aveva portato infatti all’accusa di bancarotta fraudolenta per l’ex sindaco Marco Toni e per l’allora presidente della società, l’esperto accademico di energia e ambiente Roberto Fazioli, e all’accusa di bancarotta semplice per altri 13 indagati. Tutti però assolti nel luglio 2020 (si veda qui Il Giorno). Resta ancora in sospeso lo stralcio del procedimento per la controllata Genia Energia srl, dichiarata a sua volta fallita nel 2012, per il quale sono imputati solo l’ex presidente Fazioli e due membri del Cda.
Anche sul fronte societario sembrava che la storia stesse arrivando a un epilogo. Lo scorso 13 maggio, infatti, il sindaco di San Giuliano Milanese, Marco Segala, ha comunicato che il curatore fallimentare ha “inviato in Municipio la comunicazione di avvenuta approvazione della proposta di concordato presentata dall’Ente per la riacquisizione dell’intero patrimonio pubblico conferito a Genia spa” (si veda qui il comunicato stampa). Nella nota, a firma del curatore, si legge infatti che “con Decreto del 29 marzo 2021, il Giudice Delegato, constatato che la proposta concordataria presentata dal Comune di San Giuliano Milanese è stata approvata dalla maggioranza dei creditori e delle classi, ha disposto la comunicazione dell’avvenuta approvazione al proponente, affinché richieda l’omologazione del concordato fallimentare”.
Il sindaco Segala ha sottolineato: “L’approvazione da parte dei creditori certifica quindi la fondatezza della nostra proposta, finalizzata al rientro in Comune del patrimonio a suo tempo conferito a Genia“. E ora quindi il Tribunale di Lodi è chiamato a pronunciarsi sull’omologa della proposta di concordato fallimentare.
La proposta di concordato in questione, però, è piuttosto punitiva per i creditori, visto che prevede l’impegno patrimoniale del Comune solo per complessivi 5,7 milioni di euro, da utilizzare, unitamente alle disponibilità già detenute dalla procedura fallimentare e agli ulteriori attivi in corso di realizzo, appunto per un soddisfacimento dei creditori solo in minima parte. In particolare a essere penalizzati sono ovviamente i creditori chirografari.
Per questo motivo, secondo quanto risulta a BeBeez, J-Invest ha presentato ricorso in opposizione all’omologazione del concordato fallimentare avanti il Tribunale di Lodi, rimettendo al vaglio dello stesso Tribunale la proposta di concordato su cui il curatore ha già espresso parere favorevole. Il ricorso è stato depositato lo scorso 19 aprile e iscritto a ruolo come sub-procedimento del fallimento, con il numero di R.G. 22-8/2015. Il giudizio è stato assegnato alla dott.ssa Maria Teresa Latella, la quale, però, non ha ancora fissato l’udienza di trattazione.
J-Invest, infatti, ha in portafoglio 13,26 milioni di euro lordi di crediti, che rappresentano circa il 70% dei crediti inseriti nella III° classe sui quali i creditori sono chiamati a votare sulla proposta di concordato. Ma sulla stessa linea di J-Invest pare ci siano anche l’86% dei creditori inseriti nella II° classe che avrebbero a loro volta espresso voto negativo sulla proposta di concordato.
La società guidata da Di Stefano agisce in qualità di mandataria dei veicoli di cartolarizzazione NPL Securitisation Italy spv srl e NPL Securitisation Europe spv srl, titolari dei crediti, ed è rappresentata dagli avvocati Francesco Bordiga e Giuseppe Xerri (Bordiga Xerri studio legale) del Foro di Milano
J-Invest attraverso i due spv di cartolarizzazione, aveva acquistato i crediti verso Genia dai cedenti originari in tre diverse tranche: nel dicembre 2015 da BNP Paribas, nel dicembre 2017 dall’allora Bpm e nel dicembre 2020 da Crédit Agricole.
Secondo quanto risulta a BeBeez, il ricorso di J-Invest evidenzia un vizio nelle modalità di conteggio dei voti espressi dai creditori del fallimento, oltre che una carenza di informazioni ai creditori concorsuali, tanto nella proposta di concordato quanto nel parere espresso al riguardo dal curatore. In particolare il tema principale del contendere sarebbe il fatto che l’attivo del fallimento è composto, tra l’altro, da immobili il cui presumibile valore di realizzo è pari a 50 milioni di euro, anche perché si tratta di beni produttivi di redditi significativi, derivanti da contratti di locazione attualmente ancora in essere (case popolari, scuole e impianti sportivi). Su questo fronte, lamenta J-Invest, “nessuna adeguata informativa risulterebbe allo stato fornita, né dal Comune di San Giuliano, né dal curatore fallimentare, circa i vincoli di natura amministrativa che a oggi precluderebbero la libera alienazione sul mercato di tali beni e che, secondo gli organi della procedura, pure legittimerebbero i giudizi allo stato formulati in ordine alla asserita convenienza della proposta concordataria”.
Non ultimo problema, poi, sarebbe il fatto che nella proposta di concordato e nel parere del curatore “nulla si dice in ordine alla sussistenza di eventuali garanzie volte ad assicurare l’effettiva futura dotazione patrimoniale di euro 5,7 milioni promessa dal Comune, né in ordine all’incertezza dei tempi di effettivo pagamento delle somme destinate ai creditori”.