Venerdì 30 luglio, ultimo giorno valido, Officine Maccaferri ha presentato al Tribunale di Bologna il piano concordatario. La decisione sul piano di concordato verrà presa il prossimo 21 settembre, data per cui è prevista l’udienza in Tribunale. Lo scrive Il Resto del Carlino.
Ricordiamo che pochi giorni fa Officine Maccaferri ha incassato prestiti per complessivi 20 milioni di euro da Banca Privata Leasing e Solution Bank, che hanno investito 10 milioni ciascuna, dotando la società delle risorse necessarie a continuare l’attività fino all’ottenimento dell’omologa del concordato (si veda altro articolo di BeBeez). Un’operazione, questa, autorizzata dal Tribunale di Bologna con decreto del 16 luglio 2021,
Nelle settimane scorse, invece, il Tribunale ha finalmente autorizzato Officine Maccaferri ad accettare la proposta di supporto al piano concordatario presentata dall’Ad Hoc Group, il consorzio di investitori composto da Carlyle, Man GLG e Stellex Capital (AHG) che si era aggiudicato il 100% del capitale sociale di Officine Maccaferri a seguito dell’asta indetta dal Tribunale a inizio dicembre 2020, e che si era impegnato appunto a ricapitalizzare il gruppo al momento dell’ottenimento dell’omologa con le risorse necessarie a dare atto al piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). Il piano prevede che i fondi, ad avvenuta omologa, sostengano un aumento di capitale da 60 milioni per far fronte al debito concordatario.
La strada, però, era stata in salita, perché per ben due volte il Tribunale aveva bocciato il piano di AHG per Officine Maccaferri. Infatti nel maggio 2020 l’azienda aveva depositato presso il Tribunale di Bologna una prima richiesta di concordato preventivo con riserva, dopo aver sottoscritto un accordo quadro di ristrutturazione con gli investitori di Ad Hoc Group (si veda altro articolo di BeBeez). Questi ultimi avevano presentato un primo piano di ristrutturazione di Officine Maccaferri che prevedeva l’erogazione di nuova finanza prededucibile per 60 milioni da parte del fondo e dei e suoi coinvestitori a favore di Officine Maccaferri. Il piano però non era piaciuto al Tribunale di Bologna, che aveva chiesto così delle modifiche (si veda altro articolo di BeBeez). Ma neanche la seconda versione del piano aveva incontrato il gradimento dei giudici bolognesi, che a dicembre 2020 avevano contestato il prestito ponte da 40 milioni che avrebbe dovuto garantire la continuità aziendale di Officine Maccaferri. Il tribunale aveva infatti sottolineato una serie di costi occulti, la presenza di contratti collaterali con rimandi al diritto inglese, garanzie su altre società del Gruppo Maccaferri che non possono essere concesse, potenziali conflitti di interesse che danneggerebbero gli altri creditori (si veda altro articolo di BeBeez).