EcorNaturaSì, la catena di supermercati di prodotti biologici e biodinamici di San Vendemiano (Treviso), ha rimodulato l’esposizione debitoria ottenendo due distinti finanziamenti, entrambi a medio-lungo termine e di importo complessivo di 60 milioni euro: uno da Unicredit e dalla Banca Nazionale del Lavoro, l’altro, chirografario a medio-lungo termine concesso da Intesa Sanpaolo (si veda qui il comunicato stampa degli advisor finanziari).
Ecornaturasì è stata assistita per gli aspetti finanziari da Fingiaco Advisory e da Molinari Agostinelli per quelli legali. BNL e Unicredit sono state affiancato da Advant Nctm, mentre Intesa Sanpaolo si è avvalsa di un team in-house.
Il doppio prestito, come spiega il comunicato, ha la finalità di rimodulare il debito verso le banche del gruppo del cibo bio. Ricordiamo infatti che la società è in crisi dal 2018 quando il debito netto superava i 115 milioni su un giro d’affari di 389 milioni che tuttavia aveva portato a una perdita di 18,4 milioni.
E nel corso del tempo la situazione, nonostante il forte aumento della domanda durante il lockdown, non è migliorata, al punto che nei nove mesi del 2021 il gruppo ha registrato una perdita superiore a 13 milioni di euro. Nel frattempo Il debito verso le banche a fine settembre 2021 ammontava a 74,7 milioni dagli 80,5 alla fine del 2020. Tuttavia il calo nel giugno dell’anno è dovuto soprattutto alla scissione parziale e proporzionale, che nel marzo 2021 ha comportato lo scorporo di alcune attività immobiliari della società in favore di una società neocostituita denominata EcoRe, portando al deconsolidamento dei debiti e contratti di leasing collegati.
Del debito verso le banche (sempre a fine settembre 2021), 35 milioni di euro sono relativi a un prestito ottenuto nell’agosto 2019 da un pool guidato da Unicredit e Intesa Sanpaolo, in due distinte tranche, una da 28 milioni in scadenza a fine 2024 e una da 7 milioni in scadenza al 30 giugno 2025. Si trattava già di un primo rifinanziamento del debito. Inoltre nel giugno dell’anno successivo la società aveva contratto sempre con Unicredit, stavolta affiancata da Banco BPM, un altro prestito da 11 milioni destinato a finanziare il riacquisto delle azioni cedute dalla Red Circle di Renzo Rosso che aveva deciso di uscire dall’azionariato. (si veda qui pag, 208 il prospetto del bond subordinato da 10 milioni in fase di collocamento).
Fatto sta che lo scorso 7 febbraio sono stati messi in cassa integrazione a partire 392 dipendenti su tutto il territorio nazionale, di cui 230 nel polo di San Vendemiano, dove sorge il principale stabilimento del gruppo tra i cinque presenti in Italia, di cui due a Verona, uno a Bologna e uno a Torino.
Sullo sfondo, già da qualche tempo, un generalizzato declino degli operatori specializzati nel biologico, vittime della concorrenza delle catene della Gdo tradizionale che oggi puntano sempre di più sul bio.
EcorNaturaSì ha sempre avuto una gestione industriale redditizia ma l’ammortamento del goodwill emergente da varie aggregazioni e i mesi del Covid hanno mandato in rosso il conto economico. Nel triennio 2018-20 l’utile operativio ha superato i 27 milioni ma le perdite nette sono ammontate a circa 45 milioni. Nel 2020 i ricavi di EcorNaturaSì sono balzati del 18,6% a 470 milioni di fatturato, con un utile operativo di 14 milioni ma una perdita netta di 13 milioni, come l’esercizio precedente. I debiti finanziari lordi ammontavano a 116 milioni (dati Mediobanca).
In realtà la ristrutturazione era partita già nel 2018, accompagnata da qualche dissapore ai piani alti della catena di controllo. Tanto che Renzo Rosso, patron di Diesel e tra i principali azionisti di NaturaSì, di cui deteneva il 26% tramite la controllata Red Circle Investments, nell’agosto 2020 ha deciso di uscire dalla società, cedendo le sue quote a vecchi e nuovi azionisti (si veda altro articolo BeBeez), preferendo puntare su Cortilia (si veda altro articolo BeBeez).
A seguito dell’uscita di Rosso, l’azionista di riferimento di EcorNaturaSì, la trevigiana Ulirosa, era salita dal 38 al 48%. La società ha sede in un’azienda agricola sulle colline di Manzana (Conegliano). Ulirosa è controllata da Ariele Holding, di proprietà della fondazione no-profit Libera fondazione antroposofica Rudolf Steiner, presieduta da Gabriele Navilli e proprietaria dell’omonima scuola steineriana a San Vendemiano.
Dopo Ulirosa c’è Alpa, veicolo della famiglia Paravicini Crespi, salita dal 27 al 29%, seguita da Invest Tre, della famiglia Rossi Cairo (titolari dell’azienda agricola biodinamica La Raja), confermata al 9%. Come riportato all’epoca da molti quotidiani locali, all’interno di Ecor si sostiene che la separazione da Red Circle Investments non sia avvenuta soltanto per volontà della controllata di Rosso, ma per precisa volontà di Ecor, che aveva già sul piatto altre offerte. In effetti, l’ingresso dei nuovi soci è stato di fatto immediato e hanno riguardato Bio Iniziative Srl che ora detiene il 9% (società collegata alla diocesi di Trento), e Luisante S.A., holding con sede a Lussemburgo, con il 5%.
Il gruppo oggi ha un fatturato consolidato 2021 pari a 473,5 milioni di euro, conta 364 negozi a insegna NaturaSì, di cui 130 a gestione diretta e i rimanenti in franchising, con circa 300 aziende agricole biologiche collegate.
Rircordiamo che EcorNaturaSì ha in corso come in precedenza accennato il collocamento di un prestito obbligazionario da 10 milioni di euro a sostegno dell’agricoltura biodinamica. L’investimento sarà remunerato con un tasso del 3% netto annuo, non in denaro ma in buoni spesa da utilizzare presso la rete commerciale dell’emittente. Il progetto è nato in collaborazione con Banca Etica che svolgerà il ruolo di collocatore insieme all’emittente (si veda qui il comunicato stampa). Il collocamento dovrebbe concludersi a metà del prossimo gennaio.