Passo in avanti nel processo di vendita dei complessi aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, le due società in amministrazione straordinaria che operano sotto il marchio Piaggio Aerospace, che fanno capo a Mubadala, fondo sovrano degli Emirati Arabi. Sono state infatti 18 le manifestazioni di interesse per l’acquisto ricevute dai commissari, Carmelo Cosentino, Vincenzo Nicastro e Gianpaolo Davide Rossetti, al termine delle ore 18 del 19 giugno (si veda qui il comunicato stampa).
Il termine per presentare le manifestazioni d’interesse era stato fissato inizialmente al 12 giugno (si veda altro articolo di BeBeez) ed era stato successivamente prorogato di una settimana “per permettere ad alcuni soggetti interessati, dietro loro richiesta, di avere più tempo per la preparazione dei documenti necessari” (si veda qui il comunicato stampa).
Il riscontro iniziale sulle proposte sarebbe positivo sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo. Per quanto riguarda il primo aspetto, le manifestazioni “sono giunte numerose da Europa e Nord America, ma anche da nazioni dell’Estremo Oriente”, dice una nota diffusa da Piaggio. Circa la metà dei soggetti che si sono proposti ha sede in Italia. Per quanto concerne il secondo aspetto, “la stragrande maggioranza delle aziende o dei consorzi che si sono fatti avanti ha dichiarato di voler acquisire i beni aziendali delle due società nella loro interezza“. Il che consentirebbe ai commissari di evitare spezzatini che riducano il valore degli asset in cessione.
“Il segnale che ci arriva da questa fase della procedura è molto incoraggiante”, hanno proprio commentato in tal senso Cosentino, Nicastro e Rossetti. “Oltre all’elevato numero di manifestazioni di interesse ricevute, si sono fatti avanti soggetti, soprattutto industriali, di tutto rilievo. Il che conferma l’attenzione del mercato per una società strategica per il nostro Paese e in grado di esprimere grandi potenzialità di sviluppo, soprattutto se si pensa alle più recenti evoluzioni della mobilità sostenibile” hanno dichiarato i commissari, il cui obiettivo rimane quello di individuare un nuovo proprietario che possa garantire nel più breve tempo possibile un futuro che dia continuità e stabilità all’azienda. Il termine preferenziale sarebbe la fine del 2023.
Nei prossimi giorni i commissari analizzeranno in modo dettagliato la documentazione ricevuta per stabilire quali soggetti saranno ammessi alla gara e selezionare, successivamente, le società che, avendo dimostrato di avere i requisiti necessari, potranno avere accesso alla data room per valutare nel dettaglio, il valore dell’azienda e quindi, eventualmente, presentare le relative offerte vincolanti. A quel punto si passerebbe alla fase finale di selezione del compratore effettivo.
“Alla fine del 2018, quando è entrata in amministrazione straordinaria, (Piaggio Aerospace) aveva l’attività produttiva praticamente ferma”, avevano detto i commissari in occasione della proroga dei termini della presentazione delle manifestazioni di interesse, aggiungendo: “Già dal 2020 ha invece ripreso piena operatività in tutte le business unit e dimostrato tangibilmente, anche attraverso i risultati conseguiti, di poter essere competitiva sui mercati in cui opera. Vogliamo dunque continuare questo trend positivo per prepararla al meglio al rilancio definitivo sotto la guida di un nuovo proprietario”.
Piaggio Aerospace vanta oggi un portafoglio, tra ordini e impegni, pari a circa 556 milioni di euro, mentre il backlog degli ordini del P.180 Avanti Evo è pari a 17 unità. L’azienda prevede inoltre di raggiungere già alla fine del 2023 il pareggio operativo.
Piaggio Aerospace è attivo nei business velivoli e motori dedicati, rispettivamente, il primo alla progettazione, costruzione e manutenzione di velivoli civili e militari, comprendendo anche le attività di customer service, il secondo alla costruzione e manutenzione di motori aeronautici.
Quello in corso è il terzo bando indetto per la cessione delle attività del gruppo, che sono composte dallo stabilimento Piaggio Aviation di Villanova d’Albenga (Savona), in cui sono impiegati 16 dipendenti, e dai siti produttivi di Piaggio Aero Industries situati a Villanova d’Albenga, Genova, Pratica di Mare (Roma), Trapani, Ciampino (Roma) e Viterbo, dove lavorano 825 addetti. In questi ultimi asset è presente anche l’immobile di Villanova d’Albenga, che ospita il centro d’eccellenza aerospaziale (si veda qui l’invito dei commissari).
Al primo bando, risalente all’inizio del 2020 e poi slittato di un anno a causa della pandemia, aveva partecipato tra le altre la cordata capeggiata dal fondo di private equity svedese Summa Equity, e composta dalla scaleup Heart Aviation, finanziata da Breakthrough Energy Ventures, United Airlines, Mesa Air Group ed EQT Ventures, e dalle società liguri Phase Motion Control (operativa a Sestri Ponente in aree appartenute in passato proprio a Piaggio e che realizza, dopo averli progettati, componenti e motori ibridi ed elettrici) e AgTech, azienda attiva da più di vent’anni nel campo dell’ingegneria dell’aviazione. Ma alla fine questa offerta non era stata ritenuta in linea con il disciplinare di gara (si veda altro articolo di BeBeez). Al secondo bando, risalente all’anno scorso, avevano partecipato tra gli altri, oltre la cordata capeggiata da Summa Equity, anche l’indiano Greran Family Office del magnate italo-indiano Randeep Singh Grewal (si veda altro articolo di BeBeez). Alla fine dell’estate scorsa l’offerta di Summa Equity e soci è stata ritirata (si veda altro articolo di BeBeez) e, al termine del 2022, Nicastro ha rifiutato anche quella di Greran Family Office, che circa due settimane fa ha presentato un ricorso al Tar chiedendo l’annullamento per illegittimità del provvedimento con cui il ministero ha chiuso la seconda procedura di vendita.
Piaggio Aerospace, nata nel 1884 a Genova (dove ora sono concentrate le attività di customer service), progetta, sviluppa, costruisce e supporta velivoli, motori aeronautici e componenti strutturali. Nel 1915 ha avviato la produzione di motori aeronautici e velivoli certificati e nel 1964 è entrata nel mercato dei jet. Nel 1998 l’azienda è stata rilevata da una cordata di imprenditori di cui faceva parte anche Piero Ferrari, vicepresidente della Ferrari e figlio di Enzo, fondatore del gruppo del cavallino rampante. Contestualmente era cambiata la sua denominazione in Piaggio Aero Industries, che si è focalizzata sui business aviation e della motoristica aeronautica. Nel 2006 era entrato il nuovo socio Mubadala Development, acquisendo il 35% del capitale (si veda qui il comunicato stampa). Il resto del capitale faceva capo alle famiglie Ferrari e Di Mase (55%), mentre il restante 10% delle azioni era in mano ad alcuni istituti bancari e ad altri azionisti minori. L’azienda dopo una prima crisi riuscì a risollevarsi, salvo entrare nuovamente in tensione nel 2009, sempre a causa di un nuovo calo degli ordini. Nel novembre 2013, Tata Limited, società britannica del gruppo industriale indiano Tata e Mubadala Development Company erano diventati soci di riferimento di Piaggio Aero Industries avendo sottoscritto, assieme al presidente di Piaggio, Piero Ferrari, un aumento di capitale sociale pari a 190 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa), con Tata Limited che a quel punto deteneva il 44,5% delle azioni, Mubadala Development il 41% e Piero Ferrari il 2%. Non avendo sottoscritto l’aumento di capitale, la partecipazione in Piaggio Aero della famiglia Di Mase, tramite il fondo HDI, si era ridotta al 12,5%.
Nel 2014 Piaggio Aero Industries e le sue controllate sono passate quasi interamente sotto Mubadala (il 75% in capo all’emiratina Mdc Pa Cooperatief e il 25% a Mubadala Development Company Pjsc), a eccezione dell’1,95% in mano a Pietro Ferrari, che l’imprenditore ha poi successivamente ceduto a Mubadala. Gli emiri avevano deciso allora di investire 145 milioni di euro in un nuovo stabilimento a Villanova d’Albenga, chiudendo i due storici siti di Finale Ligure e Sestri Ponente, mentre erano rimaste attive le sedi di Roma e Genova. Piaggio Aerospace aveva chiuso il bilancio del 2015 con perdite per 140 milioni, scese a 79,5 milioni nel 2016.
Nel 2018 il governo Renzi aveva ordinato da Piaggio dieci sistemi composti da due droni P2HH e da una stazione di pilotaggio a terra, per un valore di 776 milioni in 15 anni, oltre ai 58 milioni di euro annui per la manutenzione. Ma il governo Conte ha poi annullato la commessa. Si era allora aperta una trattativa al Ministero dello sviluppo economico per erogare una commessa a Piaggio da 250 milioni, riducendo gli ordini da dieci a quattro. Nel dicembre 2018 il fondo Mubadala aveva quindi richiesto l’amministrazione straordinaria per la società, in quanto “nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate. La continua incertezza e le attuali condizioni di mercato fanno sì che la società non sia più finanziariamente sostenibile” (si veda qui il decreto ministeriale di ammissione all’amministrazione straordinaria). Nel 2018 i debiti di Piaggio ammontavano a 618,8 milioni di euro, a fronte di un fatturato di circa 100 milioni (meno 66% rispetto al 2014). Nicastro aveva poi depositato al MISE il Programma unitario di cessione dei beni aziendali di Piaggio Aero Industries e di Piaggio Aviation nell’agosto 2019, programma che era stato poi approvato dal Ministero nel novembre 2019.
Ricordiamo che ad agosto 2020 le due società in amministrazione straordinaria hanno ottenuto da Banca Ifis un finanziamento da 30 milioni di euro sotto forma di anticipo contratti e operazioni di factoring, dopo il via libera definitivo ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico e con il benestare del Comitato di Sorveglianza (si veda altro articolo di BeBeez). Dal maggio 2020, oltre che la manutenzione di aerei e motori in dotazione alle flotte governative, è ripartita anche parte della produzione velivoli, dopo che la registrazione da parte della Corte dei Conti ha reso esecutivo il contratto, siglato nel dicembre 2019 con le Forze Armate, per l’acquisto di nove velivoli P.180 e l’ammodernamento di ulteriori diciannove per un portafoglio ordini di circa 900 milioni di euro.