E’ stato depositato lo scorso 15 aprile al Tribunale di Reggio Emilia il piano concordatario anche per la Società Agricola Ferrarini, il ramo del Gruppo Ferrarini che si occupa di produzione di Parmigiano-Reggiano, vino e aceto balsamico. Lo riferisce il quotidiano La Gazzetta di Reggio.
Società Agricola Ferrarini è nata un paio di anni fa dallo scorporo delle attività del gruppo Ferrarini. E’ considerata una cassaforte dal punto di vista patrimoniale, con più di 122 milioni di terreni, stalle, bestiame, caseifici e acetaie, contro i 29 milioni del capitale industriale. Secondo i bilanci 2016, la società vanta ricavi per 87 milioni, un utile di 279mila euro e debiti per 69 milioni.
Società Agricola Ferrarini aveva chiesto e ottenuto il concordato in bianco nell’ottobre scorso e aveva poi ottenuto la proroga per il termine della presentazione della proposta concordataria lo scorso 6 febbraio. Il giudice delegato Virgilio Notari ora dovrà esaminare la proposta concordataria e valutarne l’accettazione. Il commissario della procedura è il commercialista reggiano Federico Spattini.
Lo scorso marzo, invece, sempre il tribunale di Reggio Emilia ha ammesso alla procedura di concordato preventivo con continuità aziendale la Ferrarini spa qui il decreto, che insieme alla controllata Salumi Vismara aveva depositato la richiesta di ammissione alla procedura di concordato in bianco nel luglio scorso (si veda altro articolo di BeBeez), dopo aver fatto saltare unilateralmente le trattative esclusive che erano state aperte con Italmobiliare e QuattroR (si veda altro articolo di BeBeez).
Il piano concordatario presentato da Ferrarini spa e da Salumi Vismara spa si regge sul fatto che nel frattempo si sia fatto avanti il gruppo Pini di Grosotto, re della bresaola, che ha messo sul tavolo 10 milioni di euro per ricapitalizzare le società, divenendo l’azionista di maggioranza con l’80% delle quote. Il Gruppo Pini, fondato nel 1982 come produttore di bresaole, dal 1994 è entrato nel campo della macellazione e lavorazione di carne suina con stabilimenti in tutta Europa e un fatturato di più di 1,6 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo Ferrarini, che ha chiuso il 2017 con 335 milioni di ricavi e un ebitda di 29,5 milioni, si trova oggi in tensione finanziaria per colpa di un incremento dell’indebitamento dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato affinché la società acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 250 milioni di euro, dei quali 112 milioni milioni in capo alla soiceà operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie. Dei 112 milioni in capo alla Ferrarini, circa 30 milioni a testa sono debiti nei confronti di Unicredit e della Sga che ha ereditato i crediti deteriorati della ex Veneto Banca, 10 milioni sono nei confronti di Banco Bpm, 20 milioni verso Intesa Sanpaolo e il resto verso Carisbo, Credit Agricole Cariparma e Banca del Mezzogiorno. Dei 138 milioni di altri debiti che gravano sulle altre società della galassia, circa 100 milioni sono ancora verso la Sga.
Del passivo totale in capo a Ferrarini, solo i creditori privilegiati e quelli pignoratizi otterranno in base al piano concordatario il 100%. Per gli altri, cioé i creditori chirografari, banche, fornitori, sottoscrittori del bond da 35 milioni e Simest, il sacrificio sarà di oltre l’80% del valore dei crediti e non prima di tre anni. Nel complesso il piano prevede un rimborso di soli 85 milioni su 251 di esposizione. Stesso copione per Vismara, che prevede solo 38 milioni di rimborsi su 105 milioni di passivo.