
Dopo tre anni di cura SC Lowy, Solution Bank (l’ex Credito di Romagna) è tutta un’altra banca, macina utili e finanzia anche aziende di piccole, ma ancora più spesso di medie dimensioni, partecipando a sindacati in pool cui prima mai avrebbe avuto accesso. E non è tutto, perché, forte dell’esperienza della casa madre, SC Lowy, appunto, finanzia sia a breve sia a medio lungo termine anche le aziende che si trovano in quelle che vengono definite “special situation”, perché c’è un momento di crisi di liquidità oppure perché la società è appena uscita da una procedura concorsuale e le banche tradizionali ancora non si fidano a supportarla. Una nicchia di mercato, questa, che è ancora molto poco coperta.
A raccontare la trasformazione della banca a BeBeez sono stati il direttore generale, Frank Fogiel, e lo stesso Michel Lowy, l’ex investment banker belga che, insieme a Soo Cheon Lee, suo collega per 15 anni in Deutsche Bank e Cargill, ha fondato il gruppo bancario che ha sede a Hong Kong, che porta il suo nome e che ha una solida esperienza nella gestione di fondi di credito e nell’investimento in debito high yield e distressed.
Ricordiamo nell’aprile 2018 SC Lowy ha annunciato l’acquisto del 90% dell’allora Credito di Romagna sottoscrivendo un aumento di capitale da 50 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). La banca, fondata nel 2003 e con sede a Forlì, stava attraversando una fase difficile. Nel 2010 era infatti stata commissariata da Banca d’Italia che aveva imposto l’amministrazione controllata durata 14 mesi nell’ambito di un’indagine che riguardava l’Istituto Bancario Sammarinese. Nel luglio 2016 Bankitalia aveva poi imposto la procedura di removal, una mossa adottata per la prima volta nel nostro Paese con l’effetto di allontanare il management. E questo perché l’istituto di vigilanza chiedeva discontinuità rispetto al 2010. Intanto tra il 2014 e il 2017 la banca aveva registrato perdite complessive superiori a un terzo del capitale. E in quelle condizioni non avrebbe avuto più il patrimonio sufficiente per operare. L’intervento di SC Lowy ha quindi evitato la liquidazione.
“In Italia ci sono tante piccole banche poco capitalizzate che non hanno l’esperienza per poter prestare denaro alle aziende senza prendersi troppi rischi. Noi quell’esperienza ce l’abbiamo e volevamo esportarla qui, in modo da cogliere quella che per noi era ed è un’interessante opportunità di mercato, perché quello del corporate lending alle medie imprese è un segmento scoperto in Italia. Per fare questo ci serviva una piattaforma in Italia e l’abbiamo trovata nel Credito di Romagna”, ha spiegato a BeBeez Michel Lowy, che ha aggiunto: “Da quando abbiamo comprato la banca, abbiamo investito tanto, soprattutto nelle persone, cambiando il management team e investendo soprattutto per costruire un team giovane e di primo livello focalizzato su investment banking e analisi del rischio di credito. Contemporaneamente abbiamo gestito i crediti deteriorati che erano sui libri della banca, nella maggior parte dei casi siamo riusciti a chiudere le posizioni con accordi con i debitori e riportando in bonis le aziende e in pochi altri casi li abbiamo invece ceduti. Intanto abbiamo iniziato a erogare nuovi finanziamenti a nuove imprese clienti, in molti casi anche nel Sud Italia, forti delle nuove capacità del team della banca”. In tutto questo, ha aggiunto Lowy, “Bankitalia ci ha supportati, vede con grande favore il nostro progetto”.
Per fare tutto questo, “SC Lowy ha investito in tre anni circa 100 milioni di euro nella banca. In particolare di recente SC Lowy ha convertito a capitale gli 8,6 milioni di euro di utile netto 2020 e già versato in conto futuro aumento di capitale altri 10 milioni di euro”, ha spiegato ancora Michel Lowy. E infatti, come si legge nella Relazione al bilancio 2020, “sin dal suo ingresso, pertanto, SC Lowy ha iniettato patrimonio per 94,4 milioni di euro”. E non è finita qui, perché, si legge sempre nella Relazione, il consiglio di amministrazione ha deliberato un aumento di capitale di circa 37 milioni di euro riservato ai soci, che avverrà convertendo a capitale la gran parte dei 44,4 milioni di euro di riserve di patrimonio netto della banca. Non solo. Sulla base del nuovo Piano industriale 2021-2024 e “stante la previsione di possibili ulteriori necessità di iniezioni di capitale lungo l’arco temporale del piano, è stata confermata la disponibilità da parte del socio di controllo a supportarne lo sviluppo, al fine di sostenere gli investimenti previsti e al contempo mantenere adeguati ratios patrimoniali, ove ciò si rendesse necessario”.
Oggi Solution Bank è in posizione di forza. Ha spiegato Frank Fogiel a BeBeez: “A giugno 2021, la banca aveva un attivo di circa 930 milioni di euro e un CET1 Ratio di oltre il 14%, ma a fine 2017 (si vedano qui il bilancio 2017, quello 2018 e quello 2019, ndr), l’anno prima del nostro ingresso, gli asset erano solo circa 650 milioni di euro e il CET1 ratio era solo dell’1,4%. Per questo abbiamo ricapitalizzato da subito la banca. Abbiamo chiuso il 2020 con 8,6 milioni di euro di utile netto, dopo le perdite accumulate negli anni precedenti. Ricordo che la banca nel 2017 aveva perso ben 30 milioni. E l’anno scorso siamo tornati a essere redditizi con un ROE di ben il 15,3%. I ricavi netti nel 2020 sono stati di 23,7 milioni (dati riclassificati) e per fine 2021 ci aspettiamo che salgano a 30 milioni, in netto aumento dai circa 18 milioni del 2017”. Il tutto a fronte di quasi 750 milioni di euro di depositi a fine giugno 2021. A quest’ultimo proposito, ha detto ancora Fogiel, “la raccolta avviene sia dai clienti tradizionali sia da nuovi clienti online esteri, grazie a un accordo che abbiamo stretto con la fintech Raisin”.
E a proposito di fintech, Michel Lowy tiene a dire che “Solution Bank ha investito parecchio anche in tecnologia e potrebbe essere definita come challenger bank, ma sebbene la tecnologia sia uno strumento che utilizziamo in maniera importante, non è la nostra caratteristica principale. Quello per cui siamo bravi è la nostra capacità di analisi del credito”.
E infatti sotto la nuova proprietà ora Solution Bank continua a fare la banca commerciale sul territorio al servizio delle imprese e delle famiglie, ma, si diceva, in parallelo ha ampliato l’attività al mercato dei prestiti sindacati e asset illiquidi, con particolare attenzione ai crediti sub-performing. Il tutto con la possibilità di lavorare al fianco del fondo di credito distressed globale di SC Lowy. Ricordiamo che SC Lowy prima dello scoppio della pandemia aveva anche lanciato la raccolta di un veicolo dedicato all’Italia con target 200 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), ma poi appunto con la pandemia ha bloccato la raccolta e “per il momento abbiamo preferito non continuare, ma investire in maniera opportunistica con il nostro fondo globale”, ha detto SC Lowy.
Cosa che in passato è stata fatta per esempio acquisendo da Mps, Mps Capital Services e Bnl Bnp Paribas i crediti di di Acaya, società controllata da Aligros della famiglia Montinari e proprietaria del complesso immobiliare turistico-alberghiero Acaya Golf Resort & spa in Salento. SC Lowy a inizio 2019 aveva siglato con l’azienda un accordo per supportarne il piano di rilancio che prevedeva la cessione del resort a terzi, in modo da consentire ad Acaya di ripianare interamente il suo debito e al contempo intraprendere nuove operazioni di sviluppo immobiliare nell’ottica della continuità aziendale (si veda altro articolo di BeBeez).
Tra le ultime operazioni, della banca, invece, ricordiamo per esempio quella dello scorso luglio su Officine Maccaferri. Solution Bank ha infatti finanziato la società in pool con Banca Private Leasing per 20 milioni di euro (10 milioni a testa, si veda qui articolo di BeBeez). La nuova finanza, già autorizzata dal Tribunale di Bologna, permetterà a Officine Maccaferri di arrivare tranquilla all’omologa del concordato, dopo che lo stesso Tribunale aveva bocciato più volte le proposte di nuova finanza da parte del fondo Carlyle e dei suoi coinvestitori (si veda qui articolo di BeBeez), che lo scorso dicembre si erano aggiudicati l’asta per la società che faceva capo alla SECI della famiglia Maccaferri, a sua volta dichiarata fallita nelle scorse settimane (si veda qui articolo di BeBeez).
Solution Bank poi lo scorso febbraio ha partecipato in pool con altre banche a due accordi di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della Legge Fallimentare con Trevi SE e la controllata Sofitre srl (si veda qui articolo di BeBeez). Trevi SE è stata per lungo tempo socio di riferimento di Trevi Finanziaria Industriale, il gruppo di ingegneria del sottosuolo entrato in difficoltà nell’autunno 2017, poi tornato in equilibrio grazie a un aumento di capitale lo scorso anno sottoscritto dai soci FSI Investimenti-Cdp Equity e Polaris Capital Management, contestuale a un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis (si veda qui articolo di BeBeez).
E sempre a febbraio l’ex Credito di Romagna ha finanziato in pool con Illimity Bank per 12 milioni di euro complessivi Frette, il marchio tessile italiano specializzato in biancheria di lusso per la casa Frette, controllato da Change Capital Partners e partecipato per una minoranza da JH Partners (si veda qui articolo di BeBeez). Frette è oggi una società in salute, nonostante le difficoltà di mercato attuali, ma ha passato anni difficili. Ricordiamo che JH Partners aveva investito inizialmente in Frette nel dicembre 2004, prendendo in affitto il ramo d’azienda quando la società era entrata in crisi a causa del fallimento della controllante Fin.Part. Successivamente nel dicembre 2005 JH Partners aveva rilevato il ramo d’azienda Frette e le sue partecipazioni internazionali e nell’ottobre 2006 aveva infine esercitato l’opzione di acquisto del marchio Frette. Le cose però non sono certo andate bene negli anni successivi alla crisi finanziaria internazionale del 2008. Quando controllo di Frette è passato nel luglio 2014 a Change Capital Partners, il fondo ha operato una profonda ristrutturazione del business, con la società che ha però continuato a inanellare perdite sino al 2017.
Quanto al futuro, ha concluso Michel Lowy, “ora la banca ha tutto quello che serve per crescere da sola in maniera importante: abbiamo il team giusto e abbiamo i depositi. Certo, se decidessimo di entrare in un settore nel quale oggi la banca non è presente, come per esempio il leasing, allora potremmo pensare a un’acquisizione. Ma per il momento non è un’ipotesi allo studio”.