Appuntamento il 10 marzo per il nuovo capitolo della saga Artoni-Fercam, dopo che a metà febbraio era saltato l’accordo per l’affitto del ramo d’azienda del gruppo Artoni Trasporti spa, da parte della Fercam di Bolzano (scarica qui il comunicato stampa), annunciato lo scorso gennaio (si veda altro articolo di BeBeez).
Nei giorni scorsi, infatti, si è tenuto un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, i sindacati e i rappresentanti di Artoni e Fercam, dove si è discusso di una nuova soluzione, che preveda un affitto di ramo d’azienda con un perimetro da individuarsi, ridotto rispetto alla proposta iniziale e successivo acquisto da parte di Fercam che dovrebbe coinvolgere circa 150 lavoratori dipendenti del gruppo Artoni (si veda la Gazzetta di Reggio).
La rottura delle trattative era avvenuta nell’incontro tra i sindacati e i rappresentanti di Artoni e di FercamArtoni srl, società che avrebbe dovuto stipulare i relativi contratti, tenutosi il 10 febbraio 2017 a Roma
FercamArtoni srl intendeva salvaguardare quasi tre quarti dei posti di lavoro di Artoni con la garanzia per i circa 400 dipendenti di mantenere tutti i diritti acquisiti. Per i circa 160 dipendenti che non rientravano nel perimetro del ramo d’azienda, la proposta di FercamArtoni srl prevedeva incentivi di buonuscita in aggiunta all’indennità di disoccupazione. I sindacati, però, chiedevano che tutti i dipendenti fossero salvaguardati.
Artoni Trasporti, che sinora faceva capo ad Anna Maria Artoni, fattura circa 200 milioni di euro e conta su una rete di 60 filiali, circa 7 milioni di spedizioni in Italia, 13 mila clienti e 600 dipendenti, ma i ricavi netti erano scesi negli ultimi anni a 206 milioni di euro nel 2014 (da 208 milioni nel 2013), con un ebitda negativo di 5,7 milioni (da 5,6 milioni), un risultato netto negativo di 12,8 milioni (da -13,7 milioni) e un debito finanziario netto di 53 milioni (da 61,3 milioni) (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Secondo la stampa locale (si veda qui ReggioOnline) oggi Artoni è schiacciata da un debito complessivo di 210 milioni di euro, di cui 113 milioni di debiti finanziari. Oltre a 41 milioni di debiti verso società di leasing, ci sono infatti 72 milioni di indebitamento verso il sistema bancario. La banca più esposta è Cariparma, con due mutui per complessivi 11,5 milioni di euro. Ma nella lista dei creditori ci sono anche Bper, Unicredit, Mediocredito Italiano e altri istituti. I debiti con i fornitori, poi, superano i 75 milioni di euro.