Il produttore italiano di yacht Perini Navi è nel mirino della concorrente The Italian Sea Group (TISG). Quest’ultima ieri ha infatti reso noto che, a seguito del bando pubblicato dal curatore fallimentare di Perini Navi, Franco Della Santa, e dopo aver avuto accesso alla data room per la vendita degli asset dell’azienda, ha dato mandato all’advisor Deloitte per svolgere talune approfondite procedure di analisi sui documenti messi a disposizione (si veda qui il comunicato stampa). TISG “conferma il proprio interesse per Perini Navi solo a valori sostenibili in un’ottica di creazione di valore per la società ed i propri azionisti”, ha precisato nella nota l’azienda.
Il gruppo, quotato a Piazza Affari dallo scorso 8 giugno, ha ufficializzato quindi la sua candidatura all’acquisto dei Perini Navi, dopo aver annunciato a inizio febbraio di aver dato mandato ai propri consulenti per verificare tempi e modi di partecipazione al fallimento Perini (si veda altro articolo di BeBeez) e dopo che Perini Navi aveva visto ridursi sensibilmente il proprio organico, con gran parte del personale passato a lavorare per la concorrenza, in particolare appunto per The Italian Sea Group (si veda altro articolo di BeBeez), The Italian Sea Group si mette così ufficialmente in competizione con la cordata formata dai gruppi Sanlorenzo e Ferretti (si veda altro articolo di BeBeez), che parteciperà all’asta per la vendita di Perini con il veicolo Restart, controllato al 50% ciascuno dai due gruppi (si veda qui l’ANSA)
TISG è un operatore globale della nautica di lusso, attivo nella costruzione e refit di motoryacht e navi fino a 100 metri. L’azienda, che fa capo all’imprenditore italiano Giovanni Costantino, opera sul mercato con i brand Admiral, rinomato per i prestigiosi yacht e Tecnomar, conosciuto per sportività, design all’avanguardia e alte performance. Inoltre TISG ha una business unit dedicata alle riparazioni e refit di yacht e megayacht di lunghezza superiore ai 60 metri. La notizia dell’interesse all’operazione, però, non è molto piaciuta al mercato, visto che Il titolo Italian Sea Group ha chiuso la seduta di ieri in calo del 2,2%, a 5,7 euro.
Nel maggio scorso la Corte d’Appello di Firenze ha confermato l’insolvenza di Perini Navi (si veda altro articolo di BeBeez), che il Tribunale di Lucca aveva dichiarato fallita il 29 gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). La Corte ha quindi respinto il ricorso contro il fallimento presentato dagli studi legali Iannaccone di Milano e Stanghellini di Firenze per conto di Fenix srl (della famiglia Tabacchi e Lamberto Tacoli), attuale proprietaria della società produttrice di megayacht fondata negli anni 80 da Fabio Perini. I Tabacchi speravano in un ripensamento dei giudici, in modo da poter mettere in opera il loro piano B, visto che nel frattempo avevano sottoscritto un term sheet con Clessidra Restructuring Fund che sarebbe pronta a iniettare nuova finanza sotto forma di equity per il rilancio della società (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che il Tribunale di Lucca aveva dichiarato il fallimento dopo che il giudice non aveva concesso a Perini Navi una nuova proroga per presentare un piano concordatario, dopo quella ottenuta nell’ottobre 2020 che fissava il termine al 15 gennaio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’udienza era poi slittata, ma soltanto al 26 gennaio. Il piano non era stato presentato per tempo, sebbene Blue Skye e Arena Investors avessero siglato un accordo con Perini Navi e la controllante Fenix per sottoscrivere un bond a 4 anni da 30 milioni di euro in prededuzione (si veda altro articolo di BeBeez) dopo che i due investitori avevano depositato un’offerta vincolante lo scorso autunno (si veda altro articolo di BeBeez). Il problema, infatti, era che nel frattempo non era stato trovato ancora un accordo con le banche (le più esposte sono Banca Ifis, Mps e Unicredit).
Così alla fine il Tribunale aveva optato per il fallimento e disposto l’esercizio provvisorio, nominando Della Santa curatore fallimentare. A quel punto si erano fatti avanti Ferretti e Sanlorenzo per rilevare la società dal fallimento una volta che il curatore avesse aperto l’asta (si veda altro articolo di BeBeez).
Perini Navi aveva chiuso il 2018 con ricavi per 65,5 milioni di euro, un ebitda negativo di 4,25 milioni, una perdita di 8,3 milioni e un debito finanziario netto di 26,42 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus). E il 2019 è andato ancora peggio con un fatturato consolidato di 55 milioni, un ebitda negativo di 25 milioni, una perdita oscillante tra 35 e 40 milioni e un indebitamento, tra banche e fornitori, di 55 milioni. A oggi il gruppo è gravato da un debito complessivo lordo di 100 milioni. Solo tra il 2016 e il 2018 la società aveva accumulato perdite per 55 milioni e addirittura 140 milioni negli ultimi 9 anni. Per questo motivo già nell’ottobre 2018 Perini Navi era stata oggetto di un processo di ristrutturazione, guidato dagli stessi Tabacchi che nel frattempo, in base agli accordi pregressi con il fondatore Fabio Perini, erano saliti dal 49,99% al 74% della società, con un investimento complessivo di 40 milioni.