The Italian Sea Group, quotata a Piazza Affari, ha presentato ieri al giudice delegato del Tribunale di Lucca una proposta irrevocabile da 47 milioni di euro per il complesso aziendale del fallimento Perini Navi spa. In particolare, la proposta ha per oggetto il compendio mobiliare e immobiliare dei cantieri navali di Viareggio e di La Spezia, il compendio immobiliare di Pisa, una nave in corso di costruzione, i marchi e i brevetti, la partecipazione sociale (100%) in Perini Navi Usa e i rapporti giuridici in essere con i dipendenti e con i terzi (si veda qui il comunicato stampa)
Ricordiamo che la prima asta indetta dal Tribunale fallimentare di Lucca per l’acquisto di Perini Navi era andata deserta lo scorso luglio, con Ferretti e Sanlorenzo che si erano tirati indietro, ritenendo troppo alto il prezzo base di 62,50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente, il 30 settembre, anche la seconda asta con prezzo base di 56,25 milioni non ha ricevuto alcuna offerta e ci si attendeva una terza asta entro fine anno, probabilmente a un prezzo base al di sotto dei 50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Non è la prima volta che The Italian Sea Group entra nella partita su Perini. Alla fine dello scorso giugno, infatti, aveva dato mandato all’advisor Deloitte per svolgere le analisi del caso (si veda altro articolo di BeBeez). Quella di The Italian Sea Group non è l’unica proposta d’acquisto arrivata al Tribunale: anche i cantieri Ferretti e Sanlorenzo, riuniti nella joint paritetica Restart, sono tornati alla carica e hanno presentato a loro volta un’offerta, senza però rendere noto il prezzo (si veda qui il comunicato stampa). Altri pretendenti avrebbero fatto lo stesso. Starà ora al Tribunale decidere se accettare la proposta più alta oppure indire, come atteso sinora, la terza asta, sperando di spuntare di più.
Nel maggio scorso la Corte d’Appello di Firenze aveva confermato l’insolvenza di Perini Navi (si veda altro articolo di BeBeez), che il Tribunale di Lucca aveva dichiarato fallita il 29 gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). La Corte ha quindi respinto il ricorso contro il fallimento presentato dagli studi legali Iannaccone di Milano e Stanghellini di Firenze per conto di Fenix srl (della famiglia Tabacchi e Lamberto Tacoli), attuale proprietaria della società produttrice di megayacht fondata negli anni 80 da Fabio Perini. I Tabacchi speravano in un ripensamento dei giudici, in modo da poter mettere in opera il loro piano B, visto che nel frattempo avevano sottoscritto un term sheet con Clessidra Restructuring Fund che sarebbe pronta a iniettare nuova finanza sotto forma di equity per il rilancio della società (si veda altro articolo di BeBeez).
Il Tribunale di Lucca aveva dichiarato il fallimento dopo che il giudice non aveva concesso a Perini Navi una nuova proroga per presentare un piano concordatario, dopo quella ottenuta nell’ottobre 2020 che fissava il termine al 15 gennaio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’udienza era poi slittata, ma soltanto al 26 gennaio. Il piano non era stato presentato per tempo, sebbene Blue Skye e Arena Investors avessero siglato un accordo con Perini Navi e la controllante Fenix per sottoscrivere un bond a 4 anni da 30 milioni di euro in prededuzione (si veda altro articolo di BeBeez) dopo che i due investitori avevano depositato un’offerta vincolante lo scorso autunno (si veda altro articolo di BeBeez). Il problema, infatti, era che nel frattempo non era stato trovato ancora un accordo con le banche (le più esposte sono Banca Ifis, Mps e Unicredit).
Così alla fine il Tribunale aveva optato per il fallimento e disposto l’esercizio provvisorio, nominando Della Santa curatore fallimentare. A quel punto a metà febbraio si erano appunto fatti avanti Ferretti e Sanlorenzo per rilevare la società dal fallimento una volta che il curatore avesse aperto l’asta (si veda altro articolo di BeBeez). Ma alla fine, come detto, si erano tirati indietro perchè il prezzo base d’asta era stato considerato troppo alto (si veda altro articolo di BeBeez)
Perini Navi aveva chiuso il 2018 con ricavi per 65,5 milioni di euro, un ebitda negativo di 4,25 milioni, una perdita di 8,3 milioni e un debito finanziario netto di 26,42 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus). E il 2019 è andato ancora peggio con un fatturato consolidato di 55 milioni, un ebitda negativo di 25 milioni, una perdita oscillante tra 35 e 40 milioni e un indebitamento, tra banche e fornitori, di 55 milioni. A oggi il gruppo è gravato da un debito complessivo lordo di 100 milioni. Solo tra il 2016 e il 2018 la società aveva accumulato perdite per 55 milioni e addirittura 140 milioni negli ultimi 9 anni. Per questo motivo già nell’ottobre 2018 Perini Navi era stata oggetto di un processo di ristrutturazione, guidato dagli stessi Tabacchi che nel frattempo, in base agli accordi pregressi con il fondatore Fabio Perini, erano saliti dal 49,99% al 74% della società, con un investimento complessivo di 40 milioni.