Si è conclusa lunedì 27 novembre la consultazione pubblica della Commissione europea su una proposta per regolamentare il settore dell’equity crowdfunding e del P2P lending in Europa.
La consultazione, in particolare, ricorda oggi MF Milano Finanza, puntava a comprendere il potenziale impatto delle diverse opzioni attualmente all’esame per affrontare i problemi relativi agli investimenti cross-border e fornire un quadro efficace di gestione dei rischi. Gli scenari proposti e sui quali inviare i commenti erano quattro.
In primo luogo, la soluzione più semplice, era “nessuna regolamentazione europea”. La seconda opzione è quella di costruire un “capitale reputazionale”, con un approccio di autoregolamentazione e degli standard minimi europei.
La terza opzione prevede invece l’introduzione di regole relative al crowdfunding all’interno della struttura normativa già esistente in tema di servizi finanziari per comprendere specifiche previsioni relative al governo delle operazioni delle piattaforme e che potrebbero dare luogo a specifiche licenze per il crowdfunding sotto la normativa del passaporto europeo. Questa soluzione, che quindi prevederebbe il trattamento di piattaforme di equity crowdfunding come i mercati regolamentati o gli istituti di pagamento, è quella che è stata indicata come preferita da AssoFintech nel suo parere inviato alla commissione (scarica qui il parere AssoFintech).
Infine l’ultima soluzione, che la stessa AssoFintech individua come teoricamente preferibile, ma nella pratica meno realisticamente realizzabile, è quella che prevede una soluzione cross-border europeo alla quale le piattaforme di crowdfunding che desiderino operare in tutti gli Stati membri debbano autonomamente decidere di adeguarsi, mentre le regole per le piattaforme che desiderino operare soltanto a livello domestico potrebbero restare inalterate. Questa opzione è stata indicata come preferita da Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza (scarica qui il parere Assolombarda).
Una volta raccolti tutti i feedback, la Commissione procederà alla stesura di una proposta finale che includerà una di queste opzioni, insieme ad altre azioni politiche più dettagliate.
Intanto in Italia l’equity crowdfunding sta crescendo: a oggi i dati di CrowdfundingBuzz indicano che le piattaforme hanno raccolto 10 milioni di euro da inizio anno, contro i 4,36 milioni di tutto il 2016 e i 17,4 milioni dal 2014, cioè da quando è nato il mercato.
Di tutto questo si parlerà oggi a Milano in occasione del primo convegno annuale dell’Associazione Italiana Equity Crowdfunding (AIEC), nel corso del quale saranno annunciati anche tutti i nuovi dati del mercato raccolti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, che proprio nelle scorse ore ha lanciato l’Italian Equity Crowdfunding Index, un indice sintetico dell’apprezzamento teorico del valore dei titoli sottoscritti dalla ‘folla’ di Internet nelle campagne di equity crowdfunding sui portali italiani.
E questo perché iniziano a esserci casi di aziende che hanno condotto il secondo o terzo round di raccolta con questo strumento. Per esempio, proprio in questi giorni è in raccolta Winedelivery con un secondo round su CrowdFundMe con un obiettivo fissato a 150 mila euro, con un cap di overfunding a 400 mila. In questo secondo round di raccolta la valutazione di winelivery è cresciuta a 3,2 milioni da 1,2 milioni della prima campagna (si veda qui il comunicato stampa).
La metodologia di calcolo dell’indice del Politecnico si basa su un algoritmo di rivalutazione delle azioni/quote sottoscritte dagli investitori nei diversi round, in funzione dei multipli osservati nei round successivi. A oggi, applicando la metodologia di cui sopra l’indice generale risulta pari a 103,04 (+3,04%). È come dire che chi ha investito in tutte le campagne, si ritrova ora un investimento apprezzato (ovviamente teoricamente, sulla carta) del 3,04%.