L’Orto di Jack srl, operatore digitale e omnichannel della distribuzione di ortofrutta, ha aperto un nuovo round di raccolta da 4 milioni di euro, dopo aver già incassato 9,5 milioni da investitori e finanziatori a partire dal 2019.
La startup lancia infatti questa mattina una nuova campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, con target di raccolta 4 milioni (di cui 2 milioni fuori dal portale) sulla base di una valutazione pre-money di 20 milioni e per la quale il fondo AZ Eltif AliCrowd II (AliCrowd I è già investitore nella società), si è impegnato per un ulteriore investimento tra 500 mila euro e un milione di euro. Non solo. Un altro milione di euro è già stato assicurato da un nutrito gruppo di investitori privati, tra i quali spiccano parecchi manager del mondo della finanza, come Mario Adario e Stefano Mazzoli (entrambi managing director di Oaktree Capital Management, Mazzoli a capo della practice Food & Agritech) e Marco Ariello (ex managing partner di Syntegra Capital ed ex presidente di Moleskine) che entreranno anche a far parte dell’advisory board della società, Federico Riggio (ex Kairos Investment management, cofondatore di Helikon Investments, hedge fund con circa un miliardo di euro di masse gestite), Matteo Bertoli (principal di Centerbridge Partners), Marco Marianelli (principal di Onex Partners), Matteo Santecchia (partner di Aptior Capital, hedge fund con sede a Londra); ma anche avvocati come Marco Sandoli (studio Di Tanno, esperto di temi fiscali e startup), veterani del settore come Paolo De Gennis (ex vice presidente di Esselunga, per 40 anni a fianco di Caprotti, anche lui parte dell’advisory board) e imprenditori, come l’imprenditore Cesare Meregalli, basato in Svizzera (che supporterà L’Orto di Jack nel suo sbarco nel paese elvetico), l’italiano Mattia Visconti (specialista dell’hospitality in Cina e a Bali), e Pier Giraudi (ex consulente Bain&Co e, insieme ad Andrea e Max Catanese, socio nella holding di investimento in startup TopLog srl, a sua volta già socia di L’Orto di Jack). Peraltro Giraudi (che insieme a Catanese era socio anche di Almax, uno dei principali produttori di manichini al mondo, ceduta nel 2016 a The Visuality Corporation, controllata dal fondo Miura Private Equity) dal prossimo autunno entrerà anche nel team operativo de L’Orto di Jack al fianco del ceo Arturo Casale.
Quest’ultima raccolta segue l’emissione di un prestito senior da 4 milioni di euro per lo sviluppo della rete retail da parte di illimity bank lo scorso maggio, che non era stata comunicata, così come l’erogazione di un prestito agevolato da un milione di euro a tasso zero a 12 anni per gli sviluppi tech da parte di Invitalia nell’ambito del bando Smart&Start.
Le nuove risorse serviranno a finanziare i nuovi costi di struttura, visto che sono stati assunti un coo da Pirelli e un cto, e sono previste l’introduzione di un cfo e l’espansione del magazzino sino a 1600 metri quadri, oltre al finanziamento del capitale circolante. La crescita della startup viaggia infatti a un ritmo esponenziale: dopo aver chiuso il 2021 con un fatturato di 4 milioni di euro, dallo scorso maggio i ricavi mensili hanno raggiunto quota un milione e si prevede di chiudere il 2022 con oltre 10 milioni di euro di fatturato, mentre per l’anno prossimo è prevista una cifra più che doppia.
A inizio 2021 il progetto ha completato l’omnicanalità, aprendo il primo punto vendita fisico retail che serve anche come punto di appoggio per la logistica B2B e B2C. Quest’anno sono state condotte altre 6 acquisizioni di punti vendita fisici a Milano che il team conta di portare a 15 entro fine anno tra Milano e provincia. I punti vendita fisici verranno tutti gradualmente rebrandizzati L’Orto di Jack e continueranno a essere gestiti dai precedenti gestori, con la differenza che il procurement verrà centralizzato utilizzando la piattaforma digitale sviluppata dalla startup.
Fondata nel 2017 da Giuseppe Carciati e Giacomo Messina, originariamente come grossista di ortofrutta, la startup è stata poi trasformata radicalmente in un operatore digitale e omnichannel del settore, da quando nel 2019 sono entrati nel capitale i due nuovi soci Alessandro Della Nina (vice president presso Oaktree Capital Management a Londra) e appunto Arturo Casale (imprenditore della ristorazione milanese), attraverso il loro veicolo di investimento ACDN srls.
Da allora, si diceva, la startup ha iniziato a raccogliere capitali per un totale precedente a queste ultime raccolte di circa 0,6 milioni da finanziamenti di banche commerciali e 3,9 milioni da altri investitori. Dopo quello di Della Nina e Casale, è arrivato infatti un altro round pre-seed da alcuni investitori privati (Silvano Della Nina, Fabio Marinsalta e Andrea Cadegiani, quest’ultimo attualmente HR manager della società), il tutto per circa 550 mila euro nei due round. Dopodiché L’Orto di Jack ha poi raccolto altri 659 mila euro con una prima campagna di equity crowdfunding condotta nella primavera 2021 su Mamacrowd, sulla base di una valutazione pre-money che era di 4,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez), che aveva incassato l’adesione di Mattia Riva (ceo di OneDay group, fabbrica di business & community, holding tra l’altro di ScuolaZoo), Vanni Bombonato (founder della catena di ristoranti That’s Vapore), Mattia Beda (marketing director del gruppo quotato di distribuzione ortofrutticola Orsero), Andrea Catanese (ceo e founder della società di trading petrolifero Bitubulk e, come già detto, TopLog), Paolo De Nadai (fondatore di OneDay group) e di Paolo Giacalone (Head of Marketplace Europe per Reckitt, che seguirà lo sviluppo del canale e-commerce di L’Orto di Jack). Quella campagna era stata parte di un round più ampio per una raccolta complessiva di 800 mila euro. Sempre lo scorso anno con una seconda campagna, sempre su Mamacrowd, L’Orto di Jack ha incassato 1,75 milioni di euro, compreso l’investimento di 1 milione del fondo AZ Eltif AliCrowd I (si veda altro articolo di BeBeez), il tutto all’interno di un round più ampio da 2,5 milioni, sulla base di una valutazione pre-money di 6,9 milioni che aveva visto la sottoscrizione da parte di altri investitori privati, tra i quali Giuseppe Turri (ex partner di Clessidra sgr), Giada Reina (azionista di riferimento di Vetrobalsamo spa), i fondatori della catena di pasta restaurant miscusi Alberto Cartasegna, Filippo Mottolese e Andrea Galassi; Tommaso Loreto (ex Blackstone), Marco Ogliengo (cofondatore di ProntoPro) e Silvia Wang (cofondatrice di Serenis).
Con tutta questa carne al fuoco, non stupisce che la startup stia già pensando al prossimo round. L’idea è lavorare il prossimo autunno a una raccolta da 5 milioni di euro, alla quale far partecipare altri investitori istituzionali.