
Credito Fondiario ha cambiato nome e posizionamento: è diventata infatti Banca CF+, e nella nuova veste si propone come challenger bank per le pmi. Lo hanno annunciato ieri in conferenza stampa il presidente Panfilo Tarantelli e l’amministratore delegato nonché direttore generale Iacopo De Francisco (si veda qui il comunicato stampa).
E’ il capolinea di un lungo processo che ha portato la banca, dapprima istituto specializzato nella concessione di mutui casa controllato dalle allora tre banche di interesse nazionale (Bci, Credito Itaiano e Banca di Roma), a convertirsi in investitore in crediti deteriorati legati all’immobiliare, sotto il controllo di Morgan Stanley, per poi passare a fine 2018 sotto le insegne del fondo Usa Elliott (si veda altro articolo di BeBeez) con la società d’investimento italiana Tages in posizione di minoranza. Penultimo step, la riorganizzazione societaria realizzata lo scorso agosto, che ha portato allo spin-off delle attività di gestione e investimento in crediti deteriorati, confluite nel servicer Gardant (si veda altro articolo di BeBeez), che lo scorso dicembre ha annunciato il closing a quota 500 milioni di euro per li primo fondo di Gardant Investor sgr.
Nel corso dell’incontro, il top management di Banca CF+ ha anche illustrato gli obiettivi fissati dal piano industriale a 5 anni del nuovo istituto, che si propone di raggiungere 4,2 miliardi di euro di attivi in gestione e di conseguire target di efficienza e redditività tra i più alti del sistema bancario, che si riassumono in un cost/income ratio del 42% e un Roae (Return on average equity) del 23%. Il tutto con un utile netto di 50 milioni e 200 dipendenti dagli attuali 100.
Per raggiungere questi obiettivi Banca CF+ punta sulle pmi con fatturato compreso tra 2 e 100 milioni di euro: oltre 200 mila aziende, con 5,5 milioni di addetti, che hanno rating bassi e hanno ricevuto poco credito dalle banche fra il 2010 e il 2019.
A queste aziende la banca offrirà, avvalendosi di una piattaforma tecnologica evoluta, diverse soluzioni specializzate di finanziamento per l’impresa: factoring (pro soluto e pro solvendo), finanziamenti garantiti o meno da MCC e Sace, acquisto di crediti fiscali.
La business unit factoring, guidata da Michele Ronchi e Alberico Potenza (soci venditori della fintech Fifty srl) si è rafforzata con la recente fusione per incorporazione della piattaforma fintech, grazie alla quale Banca CF+ ha potuto inserire nel proprio perimetro professionisti altamente specializzati, dotati di una profonda conoscenza del mercato del factoring, e una piattaforma tecnologica di avanguardia (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta di factoring si articolerà in soluzioni di direct e reverse factoring di crediti commerciali e di finanziamento della supply chain, si rivolgerà sia ad aziende performing sia ad aziende con accesso limitato al sistema bancario tradizionale e in difficoltà.
L’area financing, guidata da Luca Reverberi, si è anch’essa rafforzata grazie alla recente acquisizione di Fivesixty srl, boutique di advisory alle aziende su esigenze di finanziamento, ha consentito a Banca CF+ di internalizzare expertise, know how, risorse e infrastrutture tecnologiche fondamentali per il rapido sviluppo del nuovo ambito di operatività (si veda altro articolo di BeBeez). Infine, la business line crediti fiscali, guidata da Andrea Feliciani e Marco Quaglierini, è stata potenziata negli ultimi anni con la partnership strategica siglata a novembre 2018 con Be Finance, società leader in Italia nell’area del tax credit, e alla successiva acquisizione nel dicembre 2020 e integrazione della società (si veda altro articolo di BeBeez), che si completerà nei prossimi mesi.
La raccolta sarà effettuata dalla nuova banca prevalentemente attraverso il conto deposito Esagon, rimasto in Credito Fondiario e preesistente, cui si affiancherà il conto deposito vincolato. Grazie a Raisin e Deposito Solutions la banca avrà accesso ai depositi del mercato tedesco. Banca CF+ è partita con 60 persone. Ora ne conta 100 con l’intenzione di raddoppiare nell’arco del piano. Particolare attenzione sarà posta al margine d’interesse, che sarà la fonte principale di ricavi, il che fa supporre un livello di commisioni piuttosto competitivo.
Banca CF+ è controllata dal fondo Usa Elliott attraverso Tiber Investments sarl, all’88%, con il resto del capitale in capo ai soci di Tages (12%), fondata nel 2011 dagli investment banker Panfilo Tarantelli e Sergio Ascolani, e presente nel capitale della banca dal 2013. Il management detiene delle stock option. A seguito dello scorporo, Gardant ha identico azionariato.
Interpelllato su possibili sinergie tra le due realtà Tarantelli, che in passato è stato regista come advisor finanziario di alcune delle più importanti aggregazioni di banche italiane, ha precisato: “Gardant e Banca CF+ hanno gli stessi azionisti, ma devono stare in piedi sulle loro gambe e i Cda sono del tutto diversi. Potrebbero esserci delle sinergie in futuro, ma non sarà il punto focale della nostra strategia, perché le mission sono diverse”. Gli azionisti attuali di Gardant e Banca CF+ si sono detti aperti sia alle m&a di “realtà contigue”, sia alla quotazione in borsa, definita “un’opportunità concreta per il futuro, una volta che le società avranno ottenuto dei risultati significativi”.
Iacopo De Francisco ha concluso: “Il nuovo gruppo bancario, già nel nome, intende mantenere una linea di continuità con il passato per valorizzare le nostre radici, ma comunica contestualmente l’evoluzione a una fase successiva, il passo avanti che desideriamo compiere disegnando il futuro del settore del credito, che sarà permeato sempre più da tecnologia e innovazione. Banca CF+ ha obiettivi ambiziosi: vogliamo creare valore concreto per le aziende rispondendo al loro bisogno di liquidità in modo rapido, specializzato, flessibile. La rapidità di risposta e di erogazione del credito saranno i cardini dell’offerta di Banca CF+: saranno realizzati tramite un modello di interazione banca-impresa tecnologicamente evoluto, digitale. Puntiamo a costituire un’eccellenza nel mercato, forti di un CdA di altissimo profilo, affiancato da un management team costituito da imprenditori, innovatori, manager di grande esperienza. Intendiamo sottrarre quote di mercato agli incumbent, ossia le banche tradizionali, non dalle altre challenger bank concorrenti. C’è spazio per tutti nel credito alle pmi, finora trascurate”.