Dedicherà un passaggio della sua relazione annuale al tema del ritardo con il quale l’Italia si sta allineando alle nuove regole europee sul crowdfunding, il presidente di Consob, Paolo Savona, il prossimo martedì 21 giugno? La domanda è più che lecita perché al tema la Relazione annuale di Banca d’Italia non ha dedicato attenzione, ma il nuovo Regolamento europeo sul crowdfunding, che entrerà in vigore il 10 novembre, riguarda un mercato importante, con sensibili impatti sulla raccolta di capitale di rischio e di debito per un ampio numero di aziende, perché non si applica soltanto alle piattaforme di equity crowdfunding in senso stretto, ma anche a qualunque piattaforma fintech che intermedi finanziamenti a privati e pmi a medio-lungo termine oppure a breve, nella forma di invoice financing, cioè intermediazione di fatture commerciali, o di acquisti di crediti fiscali o verso pubblica amministrazione. Lo scrive Stefania Peveraro, direttore di BeBeez, in un suo articolo su MF Milano Finanza pubblicato sabato 18 giugno.
In sostanza la questione gira attorno al fatto che il Regolamento Ue prevede che tutte le piattaforme debbano essere autorizzate a operare in Europa entro il 10 novembre, sulla base delle nuove regole comuni, ciascuna dalla Autorità competente del proprio paese. Ma in Italia non è ancora stato deciso quale Authority sarà quella a cui verrà assegnato questo compito: Consob o Banca d’Italia? Nel frattempo i gestori dei portali non possono depositare la richiesta e far partire il processo autorizzativo. E se anche oggi si identificasse questo soggetto, farebbe in tempo in poco più di quattro mesi ad autorizzare un centinaio di piattaforme? Il Regolamento prevede proprio 4 mesi per il rilascio dell’autorizzazione, il che significa che si sta avvicinando drammaticamente la deadline che comporterà il blocco del mercato.
E si tratta appunto di un mercato fatto da un centinaio di piattaforme che insieme muovono ben più dei 172 milioni di euro raccolti nel 2021 dalle sole piattaforme di crowdfunding, secondo i dati di CrowdfundingBuzz. In totale, infatti, secondo i calcoli di BeBeez, a fine 2021 avevano raggiunto i 3,5 miliardi di euro i finanziamenti a pmi e startup italiane da parte di tutti i tipi di piattaforme fintech nel 2021, in crescita del 60% (si veda qui il Report BeBeez Piattaforme Fintech 2021), dai circa 2,3 miliardi del 2020 (si veda qui il Report BeBeez Piattaforme Fintech 2020), e per un totale di oltre 8,6 miliardi dall’inizio dell’operatività delle varie piattaforme, con le prime che hanno iniziato l’attività tra fine 2014 e il 2016.
Ora, è vero che il problema non tocca tutte le piattaforme in questione. Per esempio Credimi, la principale piattaforma di lending alle pmi italiana e tra le più grandi in Europa, con un erogato di 434 milioni nel 2021 e di 1,96 miliardi da inizio operatività a fine 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), è un intermediario finanziario registrato all’Albo 106 di Banca d’Italia e quindi già regolato. Il problema però riguarda la maggior parte delle altre piattaforme e le cifre sono comunque importanti.
Al momento ufficialmente tutto tace, ma secondo quanto risulta a BeBeez, occupato a dipanare la matassa al Ministero dell’Economia e delle Finanze è Stefano Cappiello, Dirigente Generale del MEF, VI Direzione Sistema Bancario e Finanziario, il quale sta cercando una soluzione insieme a Consob e Banca d’Italia, anche sollecitati dai rappresentanti del mercato. In particolare, Maurizio Bernardo, presidente di Assofintech, e con un passato da Presidente della Commissione Finanze della Camera, ha commentato: “Come Associazione siamo preoccupati di questa situazione e stiamo lavorando per portare al governo delle proposte che possano evitare lo stallo del mercato. Non c’è solo una questione di contenuti, ma anche di veicolo legislativo all’interno del quale inserire la norma che possa risolvere il problema”. Al lavoro per l’Associazione su questo tema c’è anche Sebastiano Barbanti, membro del Comitato direttivo e a sua volta con un passato da membro della stessa Commissione Finanze.
Sul fronte dell’identificazione dell’Authority competente, spiega Alessandro Lerro, presidente del Comitato Scientifico di Assofintech e partner di Avvocati.Net, “Consob sarebbe adeguata perché, oltre ad aver già autorizzato 60 portali di equity crowdfunding e aver svolto attività ispettiva su numerosi portali di lending, avrebbe titolo in materia sul tema della sollecitazione dell’investimento; mentre Banca d’Italia avrebbe ragione di essere coinvolta per la sua competenza sui profili concernenti i servizi di pagamento e l’antiriciclaggio”. Il ritardo del legislatore nell’identificare l’Autorità competente dipende probabilmente dalla scarsità di risorse delle due istituzioni rispetto al carico di lavoro in arrivo. E’ stato quindi proposto di istituire una task force congiunta presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze in modo da ottimizzare le risorse e l’impiego di competenze nella fase autorizzativa, salvo poi lasciare la vigilanza a ciascuna Autorità secondo la loro tradizionale sfera di competenza.
Sul fronte delle tempistiche troppo strette per concedere l’autorizzazione, invece, un modo per aggirare il problema potrebbe essere, dice ancora Alessandro Lerro, “quello di adottare un procedimento nazionale di autorizzazione provvisoria subordinata alla verifica della completezza del dossier contenente la richiesta di autorizzazione, similmente a quanto accade nel Regno Unito con i procedimenti della FCA. L’Autorità competente confermerebbe poi l’autorizzazione nei successivi 12 mesi, all’esito di un’analisi del dossier e del concreto funzionamento del portale, senza limitarsi quindi a una semplice desk analysis. La base normativa della soluzione proposta è direttamente nel Regolamento, che attribuisce all’Autorità nazionale il potere di gestire la transizione. Il Considerando 76 e l’art. 48 del Regolamento prevedono che, durante il periodo di transizione, gli Stati membri possono istituire procedure speciali semplificate per consentire ai gestori nazionali di convertire le loro autorizzazioni nazionali in autorizzazioni europee, purchè abbiano presentato il dossier previsto dall’art. 12. Il periodo di transizione cesserebbe comunque il 10 novembre 2022, ma in considerazione dei ritardi accumulati in tutta Europa, il 19 maggio l’ESMA ha rilasciato un Technical Advice, raccomandando una soluzione di compromesso: la proroga di un anno del regime transitorio per le piattaforme che abbiano presentato l’application entro il 1° ottobre 2022“.