
La paytech italiana Nexi quotata a Piazza Affari, che ancora vede un nutrito gruppo di investitori di private equity nel capitale, ha siglato ufficialmente l’accordo per acquisire dallo spagnolo Banco Sabadell l’80% del suo business merchant acquiring sulla base di un enterprise value per il 100% di 350 milioni di euro, quindi un po’ meno dei 400 milioni ipotizzati a fine estate quando si sono diffuse le prime voci a proposito dell’operazione (si veda altro articolo di BeBeez), cifra peraltro che è continuata a circolare sino a pochi giorni fa (si veda qui Reuters). Banco Sabadell ha comunque il diritto di vendere a Nexi, dopo almeno tre anni dal closing, il restante 20% sulla base della stessa valutazione, che potrebbe aumentare al raggiungimento di determinati obiettivi (si veda qui il comunicato stampa di Banco Sabadell).
L’operazione segue lo scorporo dell’attività di merchant acquiring in PayComet SL, società interamente controllata da Sabadell e istituto di pagamento già autorizzato. Nexi finanzierà l’operazione interamente mediante le risorse di cassa disponibili. È inoltre previsto un accordo di distribuzione in esclusiva della durata iniziale di 10 anni, con due potenziali rinnovi di ulteriori 5 anni ciascuno.
A operazione conclusa, Nexi acquisirà oltre 380mila esercenti e volumi di transazioni pari a circa 48 miliardi di euro a fine dicembre 2022. Secondo le previsioni, il business merchant acquiring genererà un ebitda di circa 30 milioni di euro sulla base dei dati 2023, con un multiplo implicito EV/ebitda al 2023 pari a circa 11,5 volte. Il titolo Nexi ha festeggiato ieri la notizia, chiudendo la sessione su Euronext Milan con un guadagno del 2,42% a 7,61 euro, pari a una capitalizzazione di 9,98 miliardi di euro. Ma il titolo resta ancora ben al di sotto dei 9 euro con cui si è quotata nel 2019 e soprattutto al di sotto dei massimi di metà 2021, quando aveva superato i 19,20 euro.
Il closing dell’operazione, previsto entro il quarto trimestre dell’anno. Nexi è assistita da Jefferies e Rothschild & Co in qualità di financial advisors, da BCG e KPMG in qualità rispettivamente di advisor industriale e di due diligence e da Allen & Overy per gli aspetti legali.
Nexi ha battuto sul filo di lana l’offerta del competitor Worldline, mentre in precedenza il dossier era stato inviato soltanto a operatori del settore come PayPal, Fidelity National Information Services (FIS) e Network International, escludendo quindi i fondi di private equity, che però in questo business spesso rientrano dalla finestra perché, come nel caso di Nexi, dopo l’ipo restano ancora per anni nel capitale delle paytech con quote sensibili. L’azionariato di Nexi oggi vede al primo posto il fondo Hellmann & Friedman con il 19,9%, seguito da CDP Equity con il 13,6%; e con il 9,4%, da Mercury UK la holding che raggruppa le partecipazioni dei fondi di private equity Advent International, Bain Capital e Clessidra, che prima della quotazione a PIazza Affari della paytech, ne erano azionisti di riferimento (si veda altro articolo di BeBeez); e c’è poi con il 2,12% GIC di SIngapore.
Ricordiamo che a seguito della fusione per incorporazione in Nexi della danese Nets, il 1° luglio 2021 (si veda qui il comunicato stampa), i fondi soci di Nets (Hellmann & Friedman, GIC, Bain Capital e Advent International) hanno reinvestito e quindi sono diventati soci di Nexi. L’azionariato della paytech si è poi ulteriormente evoluto in coincidenza con la fusione con la SIA (si veda altro articolo di BeBeez). Il principale azionista di SIA era infatti CDP Equity, con l’82,8%, affiancata da Poste Italiane con il 17,2%. A seguito della fusione, efficace da inizio 2022 (si veda qui il comunicato stampa), entrambe si sono ritrovate socie di Nexi.
Paolo Bertoluzzo, ceo di Nexi, ha commentato: “Siamo molto orgogliosi di essere stati scelti da Banco Sabadell, il miglior partner strategico possibile in Spagna, per le nostre consolidate capacità tecnologiche e di prodotto. Grazie a questa partnership entriamo con una posizione di forza in un mercato che abbiamo sempre considerato particolarmente interessante per i pagamenti digitali e con un grande potenziale per un’ulteriore crescita profittevole e sostenibile nel lungo termine, molto simile all’Italia. Questa operazione, che amplia ulteriormente le nostre opportunità di sviluppo, è un passo molto importante nella nostra strategia di PayTech leader in Europa che combina al meglio la scala europea e la vicinanza al mercato e ai clienti”.
Nexi è particolarmente aggressiva sul fronte dell’m&a in questi mesi. Ricordiamo che lo scorso giugno 2022 ha raggiunto l’intesa con BPER, sulla partnership strategica in materia di carte di pagamento (si veda altro articolo di BeBeez). I due gruppi hanno infatti sottoscritto il contratto per il trasferimento a Nexi Payments del merchant acquiring (l’attività che consente di addebitare le carte dei clienti e accreditare i conti degli esercenti) e della gestione POS di BPER e Banco di Sardegna. Contestualmente Nexi acquisirà da Banco di Sardegna il 100% di Numera Sistemi e Informatica, previo carve-out (scorporo) da Numera stessa delle attività non relative alla gestione e assistenza POS. Sempre in materia di merchant acquiring, nell’agosto dello scorso anno Nexi aveva siglato con Alpha Services and Holdings, la società capogruppo dell’istituto di credito greco Alpha Bank, una partnership strategica grazie alla quale la banca greca promuove e distribuisce ai propri clienti le soluzioni sviluppate da Nexi (si veda altro articolo BeBeez). Ancora prima, nel dicembre 2019, Nexi aveva comprato il merchant acquiring di Intesa Sanpaolo, che aveva ceduto il relativo ramo d’azienda per un miliardo di euro a fronte dell’acquisto da parte della stessa banca di una quota del 9,9% (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente la banca si era diluita al 5,12%, a valle della fusione tra Nexi e Nets e infine lo scorso novembre ha ceduto la sua quota sul mercato, uscendo dal capitale (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo ha chiuso il 9 mesi 2022 con 2,38 miliardi di euro di ricavi. netti, un ebitda di 1,16 miliardi e un debito finanziario netto di 5,24 miliardi (si veda qui la presentazione agli analisti).