Sono scese a 622 (dalle 630 del 2022) le startup e scaleup fintech italiane mappate dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, a seguito di 24 nuove nate, alcune acquisizioni e qualche fallimento. I dati dell’edizione 2023 dell’Osservatorio sono stati presentati ieri (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione). Ma, se il numero delle fintech è sostanzialmente stabile, la raccolta invece langue. Ricordiamo, infatti, che a fine 2022 l’Osservatorio aveva calcolato una raccolta complessiva per le fintech di ben 3,7 miliardi di euro a partire dal 2009, a fronte di 900 milioni di nuova raccolta nel corso del 2022 (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’anno, invece, la nuova raccolta mappata dall’Osservatorio per le fintech è di soli 174 milioni. Il che porta il totale raccolto complessivamente dal 2009 a poco meno di 3,9 miliardi.
I dati del Politecnico sono in linea con quelli già anticipati da BeBeez nel suo Report Fintech, tutti i round del 2023 e la mappa della raccolta dal 2018, pubblicato lo scorso novembre (disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data). BeBeez ha mappato negli undici mesi soltanto poco meno di 200 milioni di euro raccolti in 32 round, dopo che il 2022 si era invece chiuso con una raccolta di 1,049 miliardi di euro, spalmata su 28 round raccolti da 26 società (si veda qui il Report Fintech Venture Capital 2022 di BeBeez), in aumento dai 900 milioni mappati in tutto il 2021, quando si era registrato un vero e proprio boom rispetto ai 247 milioni del 2020 (si veda qui il Report Fintech 2021 di BeBeez).
Ricordiamo che, secondo il database di BeBeez, sono 74 le startup e scaleup fintech italiane o con sede all’estero, ma fondate da italiani, che dal 2016 e sino a fine novembre 2023 hanno raccolto dagli investitori almeno un milione di euro (sia in equity sia in venture debt), per un totale di circa 3 miliardi di euro. Il tutto al netto delle startup e scaleup che nel frattempo sono state acquisite in tutto o per la maggioranza da altre società. Sul totale dei 3 miliardi raccolti complessivamente nella storia delle startup fintech di matrice italiana, però, circa 2,4 miliardi vengono spartiti da sole 9 scaleup, che hanno raccolto ciascuna l’equivalente di almeno 100 milioni di euro: Scalapay, Satispay, Casavo, Truelayer, Soldo, Kong, Moneyfarm, Habyt e Prima Assicurazioni.
Tornando ai dati dell’Osservatorio del Politecnico, sul fronte della raccolta emerge che a oggi le startup fintech & insurtech che cercano attivamente fondi si dividono tra un 13% già in chiusura del round di finanziamento e un restante 33% ancora alla ricerca di un investitore. Un altro 30% non esclude di aprire un round a breve. Per il 28%, si tratta di round di finanziamento inferiori al milione, per il 53% sotto ai 2 milioni.
Laura Grassi, direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, ha aggiunto: “Il successo e la sostenibilità futura delle startup fintech & insurtech sono condizionati da due variabili fondamentali. Da un lato, la collaborazione con partner che li possono accompagnare nella strategia e nel progetto imprenditoriale, dall’altro la disponibilità di capitali per far fronte agli investimenti necessari alla fase di scaleup”. Riguardo alla collaborazione, l’82% delle realtà fintech & insurtech italiane coopera già con almeno un partner strategico e nel 33% dei casi almeno una delle aziende che collabora ha fatto ingresso nel capitale della startup. Riguardo alla disponibilità di capitali, il 46% delle startup cerca il supporto dei venture capital con un round programmato nei prossimi mesi. E ha continuato Grassi: “Il dato è positivo, perché evidenzia crescite pianificate e traiettorie ben ponderate, ma racconta anche una difficoltà delle startup a sostenersi con i round precedenti. Le principali ragioni per cui oggi le startup ricercano capitali sono far fronte alle spese di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, aumentare le spese di marketing per farsi conoscere e per espandersi in un altro mercato”.
Nonostante il rallentamento nella raccolta, lo stato di salute delle startup comunque migliora: circa una startup su tre (il 35%) ha già infatti raggiunto risultati positivi, trainati anche da ricavi che risultano mediamente in crescita del 60% rispetto al 2022. Le startup italiane faticano però ancora ad uscire dai confini nazionali, sia in termini di funding, sia di offerta di business: solo il 41% offre servizi anche all’estero, in leggero peggioramento rispetto all’anno scorso.
Analizzando il solo ambito Insurtech, nel 2023 sono state censite 109 startup in Italia, capaci di raccogliere complessivamente 25 milioni di euro nel corso dell’anno. Rispetto alla popolazione totale delle Fintech & Insurtech, il tasso di crescita previsto dei ricavi delle startup Insurtech è superiore alla media (+128%, rispetto a +60%), in termini assoluti con uno scostamento da 350 mila euro a 800mila euro. Ma il break-even è stato raggiunto solo dal 24% delle realtà (contro il 35% della media), a testimonianza di un percorso ancora da compiere. Con un occhio verso il futuro, appaiono diverse anche le sfide percepite per la crescita: per le Insurtech, al primo posto troviamo la necessità di funding, poi le partnership strategiche, meno critica invece è vista la complessità della Regolamentazione. Le Insurtech, inoltre, guardano maggiormente al di fuori dei confini nazionali, anche se il dato di chi prevede di concentrarsi esclusivamente in Italia nel futuro è in linea con il resto del comparto Fintech.
Intanto, ha fatto irruzione una nuova tecnologia in modo dirompente: già il 19% delle startup fintech italiane si sta concentrando sulla Generative AI, con modalità differenti che vanno dalla creazione di un proprio modello autentico a semplici tentativi di seguire il trend per evitare di rimanere indietro. Il 19% delle startup Fintech e Insurtech in Italia si sta già concentrando sull’Intelligenza Artificiale Generativa. Oltre alle startup, anche diversi operatori più grandi si stanno muovendo con propri progetti e soluzioni. Dall’analisi delle soluzioni adottate, emergono due principali casi d’uso al momento sul mercato. Soluzioni sviluppate per essere utilizzate internamente all’azienda, per rendere automatico o più efficiente un processo o la qualità di un output, ad esempio creare report per prendere decisioni di credito, di investimento o assicurative. Oppure soluzioni progettate per soddisfare le esigenze dei clienti retail o business, ad esempio chatbot per assistere il cliente nella ricerca di informazioni o nel prendere decisioni riguardo al proprio business.
Insieme al ruolo delle startup, per l’innovazione dei servizi finanziari e assicurativi è cruciale quello dei grandi operatori, che si stanno orientando sempre più verso canali digitali. E i consumatori si dimostrano spesso pronti: oggi il 66% dei clienti italiani utilizza almeno un canale finanziario digitale, il 57% uno mobile. Nel 2023 crescono gli utenti dell’home e mobile banking, le transazioni online e i clienti acquisiti completamente online, anche se per i servizi più complessi, come la stipula di mutuo o una polizza vita, è molto più bassa la disponibilità all’utilizzo del digitale al posto che la filale.
“Un cospicuo numero di clienti italiani è già predisposto a un’esperienza bancaria digitale”, ha detto infatti Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, che ha aggiunto: “I nostri dati mostrano una crescita costante nell’uso dei canali digitali anche nel 2023 con tassi di incremento simili a quelli dell’anno precedente, a dimostrazione di un utilizzo comune tra tutte le fasce di utenti bancari. Crescono del 6% gli italiani che ricorrono all’home banking o al mobile banking, del 18% le transazioni online, del 7% i nuovi clienti acquisiti attraverso sottoscrizione completamente digitale. Ma il passaggio da un modello fisico a ibrido o completamente digitale deve sempre essere ponderato attentamente, coerentemente con le preferenze e disponibilità del cliente”.
All’aumentare della complessità del servizio, la disponibilità al digitale si riduce. Per attivare un fido bancario, la maggioranza (56%) preferisce entrare in filiale e interagire con un operatore, solo il 29% opta per i canali digitali come sito o app, il 20% desidera gestire la pratica a distanza ma con strumenti tradizionali come telefono o e-mail. Per attivare un mutuo, ben il 70% dei consumatori vorrebbe la possibilità di recarsi in filiale. La scelta è fortemente influenzata dall’età, con una predilezione per app e sito nelle fasce più giovani, mentre nella fascia 55-74 anni la filiale resta la scelta predominante. La dinamica è analoga nel settore assicurativo, ancora fortemente legato al canale delle agenzie. Per le polizze più semplici, come quelle di viaggio, la maggioranza preferisce l’attivazione tramite app o sito (62%), mentre per polizze più complesse come quelle vita la maggioranza (57%) preferisce l’interazione fisica in agenzia.
I dati di utilizzo dei canali digitali nella gestione finanziaria delle partite Iva non sono molto diversi da quelli dei consumatori, ma si rivolgono maggiormente alla consulenza personalizzata. Il 27% delle microimprese ha già richiesto online un prestito, più un 8% che vorrebbe farlo pur non avendone la possibilità. Le caratteristiche più apprezzate della banca sono però la competenza nel rispondere alle esigenze (29%) e la consulenza personalizzata (28%), mentre la disponibilità del digitale raccoglie l’apprezzamento solo del 15%. In ambito assicurativo, il 23% delle microimprese ha già attivato una polizza online e un altro 11% vorrebbe poterlo fare. La maggior parte (74%) fa uso di servizi mirati all’analisi dei bisogni assicurativi.
Le pmi, mediamente più strutturate, hanno bisogni finanziari più complessi. Il 36% ha già richiesto un prestito tramite canali online, il 5% vorrebbe ma non ha la possibilità. Il 34% ha attivato una polizza assicurativa online e un ulteriore 9% vorrebbe poterlo fare. Ma il rapporto diretto con gli operatori finanziari è fondamentale: la quasi totalità delle PMI (93%) identifica in banca una figura di fiducia a cui rivolgersi in caso di problemi. Le caratteristiche più apprezzate sono la competenza nel rispondere alle esigenze (37%) e la consulenza personalizzata (36%), ancora più delle microimprese. Anche in ambito assicurativo, la maggior parte delle PMI (89%) fa uso di servizi mirati per l’analisi dei bisogni assicurativi. Tra le caratteristiche più apprezzate ci sono competenza nel rispondere alle esigenze (43%) e consulenza personalizzata (30%), oltre a prodotti adatti all’impresa (41%).
Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, ha commentato: “Oggi tutti gli operatori del settore sono chiamati a fronteggiare sfide interconnesse, tra l’avanzare di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa e la transizione verso modelli più sostenibili che stanno ridefinendo strategie e processi. Le startup fintech & insurtech, specialmente in Italia, manifestano una tensione tra una maturità crescente e le difficoltà del contesto macroeconomico, evidenziando la necessità di costruire iniziative di sistema. Per costruire il futuro del fintech & insurtech oggi è fondamentale andare oltre le buzzword: concetti come sostenibilità, ecosistema e valore dei dati devono diventare azioni tangibili in cui riuscire a generare impatto. Anche per questo l’Osservatorio ha seguito e promosso l’avvio di tre progetti di fondamentale importanza per il contesto italiano e europeo”. I tre progetti in questione sono i seguenti:
- DLT e Asset Management: opportunità e sfide per l’industria, ammesso al Milano Hub di Banca d’Italia, è nato dal whitepaper di Assogestioni insieme a PwC e al Politecnico di Milano con le competenze dell’Osservatorio sull’impatto dell’utilizzo della DLT ai fini dell’emissione digitale (nativa) di quote fondi e ai fini dell’investimento dei Fondi in Digital Asset. L’obiettivo è definire, insieme al Regolatore, le linee guida per inquadrare un utilizzo sicuro della tecnologia DLT/Blockchain da parte dei soggetti coinvolti nella catena del valore della gestione dei fondi.
- Progetto Horizon Europe PIISA – Piloting Innovative Insurance Solutions for Adaptation, un progetto a cui l’Osservatorio partecipa insieme a 12 partner europei e che riconosce l’importanza del settore assicurativo nella lotta ai cambiamenti climatici. L’Osservatorio ha proposto idee e riflessioni su come promuovere lo sviluppo e l’utilizzo di soluzioni innovative per potenziare la protezione dei cittadini e favorirne la sensibilizzazione riguardo i rischi del cambiamento climatico. Inoltre, è coinvolto in momenti di sviluppo delle applicazioni Insurtech con cittadini, imprese, Autorità nazionali e locali dei diversi Paesi europei per il prossimo biennio.
- MUSA (Multilayered Urban Sustainability Action), promosso all’interno del PNRR, che intende fornire risorse, esperienze e know-how specialistico alle startup fintech e insurtech con il contributo di esperti dell’industria. L’obiettivo è generare benefici a tutto il sistema finanziario, stimolando l’innovazione e rafforzando la centralità dell’hub finanziario di Milano nel contesto europeo.