
di Alessandro Albano
Potrebbe essere la volta buona per vedere AS Roma uscire dal listino. Ieri le adesioni all’opa volontaria lanciata sul club calcistico capitolino dalla famiglia Friedkin, che terminerà domani, hanno sfiorato i 13,9 milioni di azioni, pari al 21,96% dell’offerta, con l’imprenditore texano che, ora al 93,94% circa, spera di arrivare presto alla soglia del 95% necessaria per delistare la società da Piazza Affari, dove è quotata dal 2000.
Al momento del lancio dell’opa Friedkin possedeva circa il 90% del capitale, di cui l’83,28% attraverso NEEP Roma Holding spa (la holding che in precedenza faceva capo al precedente proprietario James Pallotta e ai suoi coinvestitori) e il 6,71% attraverso Romulus & Remus Investments, la subholding attraverso la quale è stata lanciata l’opa.
Ricordiamo che l’opa obbligatoria dell’autunno del 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), a valle dell’accordo con cui il precedente proprietario James Pallotta e i suoi coinvestitori avevano ceduto a Friedkin l’86,6% circa del capitale della squadra (si veda altro articolo di BeBeez), aveva avuto pochissime adesioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Così l’imprenditore texano, appunto attraverso Romulus & Remus Investments, ha promosso una nuova opa, questa volta volontaria, sulle azioni in circolazione che ancora non possedeva, al prezzo di 0,43 euro per azione che incorpora un premio del 18,5% rispetto alla chiusura del 13 maggio scorso, cioè quando è stata annunciata l’operazione al mercato (si veda qui il comunicato stampa di allora), con corrispettivo totale in caso di adesione integrale pari a 27 milioni. Il prezzo d’offerta implica una capitalizzazione di mercato di AS Roma pari a 270,4 milioni di euro e un enterprise value di 605,7 milioni, cioé circa 3,5 volte i ricavi degli ultimi 12 mesi al 31 dicembre 2021 (si veda qui il Documento di Offerta).

Nei sei mesi 31 dicembre 2021, la squadra giallorossa ha registrato una perdita consolidata di 113,7 milioni di euro rispetto a un rosso di 74,8 milioni del primo semestre del precedente esercizio, a fronte di 82,3 milioni di ricavi (dai precedenti 98,7 milioni) e di un ebitda negativo per 56 milioni (da -2 milioni) e con un debito finanziario netto di 298 milioni (si veda qui la Relazione finanziaria semestrale). L’esercizio 2020-2021 si era invece chiuso il 30 giugno 2021 si è chiuso con una perdita netta di 185 milioni, dopo un fatturato pari a 190,4 milioni (da 141,2 milioni dell’esercizio (2019-2020) e un ebitda negativo di 46,4 milioni (da -67,7 milioni) e una perdita netta di 185,3 milioni (da 204 milioni), a fronte di un debito finanziario netto di 302 milioni (da 300 milioni)(si veda qui la Relazione finanziaria al 30 giugno 2021).
Insomma, nonostante il fatto che i numeri siano in miglioramento, il club richiede continuamente supporto finanziario, che Friedkin non manca di dare. Peraltro era già stato deliberato a fine 2019 un aumento di capitale la cui entità è stata incrementata sino a 460 milioni da sottoscrivere entro fine 2022 e, come si legge nel Documento di offerta (pag. 26), al 30 giugno 2021, NEEP aveva versato in favore di AS Roma 243,7 milioni di euro a titolo di versamento in conto aumento di capitale e Romulus & Remus Investments (RRI) aveva sostenuto il fabbisogno di working capital erogando, sempre tramite NEEP, finanziamenti soci per un importo complessivo di 151,7 milioni che sono poi stati convertiti a loro volta a riserva in conto aumento di capitale, che ha quindi raggiunto quota 395,4 milioni. Ma non basta. Tra novembre 2021 e maggio 2022 ancora RRI ha versato in favore di AS Roma tramite NEEP in varie tranche ulteriori 85 milioni, a titolo di finanziamenti soci sempre a sostegno delle esigenze di working capital.
Una volta delistato il titolo da Piazza Affari, Friedkin potrà finalmente dedicarsi al progetto del nuovo stadio, nel Comune di Pietralata, che, si ricorda, è in versione più contenuta rispetto a quella immaginata in precedenza da Pallotta, con circa 40-46 mila posti (si veda qui LaRoma24) contro 60 mila e senza annessi centri commerciali, residenze e hotel. Il tutto per qualche centinaio di milioni di euro, ma certo non i 600-650 milioni immaginati da Pallotta (si veda altro articolo di BeBeez).
Friedkin è il re della Toyota negli Stati Uniti e grande appassionato di cinema e sport: indicato dalla rivista Forbes come 504mo uomo più ricco al mondo (patrimonio personale stimato in 4,2 miliardi di dollari), è a capo del consorzio privato di imprese e investimenti The Friedkin Group, nato nel 1969 da un’idea del padre Thomas. Dopo la sua morte, Dan è a capo della holding di famiglia che gestisce 12 società, a partire dalla partnership con la Toyota per vendere negli Stati Uniti i propri prodotti: esclusiva in Texas, Arkansas, Louisiana, Mississippi e Oklahoma con ben 154 rivenditori. Negli ultimi anni l’impresa è cresciuta costantemente, allargando i propri investimenti a resort di lusso, intrattenimento, eventi di golf e safari in Africa.