Nulla da fare per l’acquisizione di Coin, storico marchio veneto dell’abbigliamento, da parte di OVS, retailer nato da una costola della stessa Coin per la quotazione del 2015.
In una nota che ha accompagnato i dati sulle vendite per il 2022, il cda della società quotata ha infatti spiegato i motivi del tramontare definitivo delle trattative, scrivendo che pur confermando “la valenza commerciale del brand e del network Coin” e “pur continuando a valutare le opportunità di crescita esterna che il mercato le offrirà”, il management preferisce proseguire “nella significativa azione di deleverage che, in questo contesto di mercato e anche alla luce delle attuali quotazioni, appare rappresentare il miglior interesse per i suoi azionisti” (si veda qui comunicato stampa).
Dopo sei mesi discussione, quindi, le due catene hanno deciso di terminare le trattative per un matrimonio tutto veneto, che sembrava cosa fatta. Lo scorso giugno 2022, infatti, OVS aveva sottoscritto con tutti gli azionisti di Coin spa una lettera di intenti relativa alla possibile acquisizione del 100% del capitale della catena di department store, che conta vendite sotto insegna per 400 milioni di euro, 37 negozi “full format” nelle più prestigiose location di centro città e 100 negozi a insegna Coincasa (si veda qui altro articolo di BeBeez).
Le attese del mercato erano per un deal senza troppi intoppi, visto che a novembre i soci di Coin, su richiesta di OVS, avevano prorogato la scadenza dell’esclusiva fino al 31 gennaio 2023 rispetto alla data prevista in origine del 30 novembre. Al posto dell’annuncio dell’accordo, invece, è arrivata la smentita ufficiale di un’operazione che, per altro, era considerata tra parti correlate visto che l’amministratore delegato di OVS, Stefano Beraldo, è tuttora tra i soci di Coin.
Oggi il capitale di Coin è partecipato al 21,25% da Team&Co srl, la holding che riunisce, con il 25% ciascuno, il presidente Giorgio Rossi, Enzo De Gaspari, l’accoppiata Jonathan Kafri e Alessandro Bastagli e il gruppo di dirigenti guidato appunto da Stefano Beraldo che nel marzo 2018, allora riuniti nel veicolo Centenary, insieme a Pelee Umbrella Investment Fund Sicav (poi uscito dal capitale), avevano acquisito Coin da BC Partners, che aveva acquisito il gruppo Coin-OVS nel 2011 in coinvestimento con Investindustrial, Ontario Teachers Pension Plan e il management e aveva poi quotato OVS nel 2015, per poi uscire via via dal capitale (si veda altro articolo di BeBeez). Alcuni dei soci di Teams&Co compaiono poi anche direttamente nel capitale di Coin: con il 21,25% ci sono infatti la Hi-DEC Edizioni srl dell’imprenditore veneto Enzo De Gaspari, patron del gruppo di prodotti per la casa Edg); e la Joral Investments srl di Jonathan Kafri (proprietario del gruppo fiorentino di abbigliamento Sicem e fondatore, insieme al figlio, della catena di boutique hotel JK Places) e Alessandro Bastagli (imprenditore fiorentino che con la sua Lineapiù produce filati di lusso); con il 20,67% la Red Navy srl del presidente Giorgio Rossi (ex imprenditore del tessile, fondatore del marchio Norton & WIlson, e oggi attivo nel settore immobiliare); e con due piccole quote dello 0,29% ciascuno compaiono direttamente anche i manager Alessandro Faccio e Ugo Turi. Infine, con il 15%, nell’azionariato di Coin c’è anche la casa di moda Liu Jo spa, entrata in aumento di capitale nel novembre 2019. Al momento della vendita alla cordata di imprenditori e manager nel 2018, Coin contava circa 400 milioni di ricavi netti, 12 milioni di ebitda e 10 milioni di cassa e sulla base di quei numeri era stato valutato circa 70 milioni di euro.
In OVS, invece, oggi ci sono Tamburi Investment Partners (25,1%), Azimut Capital Management sgr spa (6,25%), Cobas Asset Management sgr (5%), Dimensional Fund Advisors (3,37%), Mediolanum Gestione Fondi sgr (1,95%), mentre Beraldo detiene poco più dell’1%.
La ragione principale citata da OVS per il nulla di fatto è come detto il deleveraging, a cui potrebbero aggiungersi i costi ritenuti troppo onerosi e segue gli effetti delle operazioni effettuate dalla società nel biennio pandemico, un periodo particolarmente difficile per i settori che hanno a che fare con la clientela. Nel marzo 2021, infatti, la società aveva acquistato per 3,2 milioni il brand e 23 negozi su 27 totali di Stefanel, un’operazione che per altro aveva richiesto l’ok da parte del MISE, visto il delicato contesto finanziaria in cui versava la società (si veda qui altro articolo di BeBeez).
Nonostante il nulla di fatto con Coin, OVS può consolarsi con un 2022 particolarmente positivo tenuto conto del contesto macroeconomico e di mercato: l’anno è stato chiuso con ricavi netti consolidati di 420 milioni nel quarto trimestre, in crescita dell’11% rispetto al quarto trimestre 2021, ebitda trimestrale in aumento di oltre il 10%, e vendite nette annuali che hanno superato gli 1,5 miliardi. Numeri, questi, che hanno contribuito a generare un free cash flow dei dodici mesi superiore a 60 milioni e, conseguentemente, un leverage al 31 gennaio 2023 inferiore a 1,00x. Rispetto agli scenari di pochi mesi fa, spiega in nota Ovs, le tensioni inflazionistiche sui costi che hanno caratterizzato il 2022 “si stanno stemperando”, con una discesa a partire dalla seconda parte del 2023. Sul fronte delle vendite, precisa anche la società, “l’orientamento al consumo mostra segnali positivi” ed i nostri clienti continuano a dimostrare apprezzamento per i marchi del gruppo. In questo contesto OVS, anche grazie alla bontà dei progetti in corso e alla qualità delle sue operations, si aspetta un 2023 in ulteriore crescita.
Intanto, grazie ai conti preliminari e alla notizia su Coin che ha tranquillizzato gli investitori su debito e conti, nella seduta dell’1 febbraio sono fioccati gli acquisti sul titolo di OVS: il prezzo per azione ha chiuso la seduta a 2,50 euro, +13,6%, con un realizzo del 63% circa negli ultimi sei mesi.