di Alessandro Albano
Il gruppo Zoppas Industries-IRCA, uno dei principali gruppi industriali italiani con un fatturato stimato di 950 milioni di euro a fine 2022 e 9.100 persone impiegate nel mondo, ha sottoscritto il primo finanziamento “sustainability-linked” con un pool di banche composto da Banca Monte Dei Paschi di Siena, Banco BPM, Intesa Sanpaolo, MPS Capital Services e UniCredit, con Intesa e UniCredit che hanno agito da Bookrunner e Sustainability Coordinator dell’operazione (si veda qui il comunicato stampa).
La linea di credito, che ammonta a 180 milioni di euro, permetterà alle società del gruppo, cioè IRCA (ZIHET – Zoppas Industries Heating Element Technologies), leader mondiale nelle resistenze e sistemi riscaldanti usati anche per migliorare l’efficienza energetica, e SIPA, uno dei più importanti player al mondo per lo sviluppo di packaging e sistemi produttivi integrati con tecnologie innovative e sostenibili, di disporre “di ulteriori risorse finanziarie finalizzate allo sviluppo di nuovi prodotti e ad alimentare il piano di investimenti e il programma di sostenibilità”.
“Siamo soddisfatti che il pool, formato dai principali istituti bancari, abbia riconosciuto la validità delle nostre aziende in ambito globale e abbia deciso di sostenere la crescita del nostro Gruppo» ha dichiarato Gianfranco Zoppas, Presidente dell’omonimo gruppo. «È un dovere di tutte le imprese perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, agendo in modo responsabile ed etico per consegnare alle future generazioni un mondo migliore”.
Se da una parte i 180 milioni sottoscritti con il consorzio bancario rappresentano il primo credito green del gruppo, dall’altra parte la società ha già diverse operaioni analoghe alle spalle. Al 31 dicembre 2021, infatti, solo alla voce Debiti verso banche il gruppo conta prestiti ancora da saldare per 151 milioni di cui 103 a medio lungo termine, 4 in più rispetto alla fine del 2021. Sul saldo totale pesano i 92,8 milioni (di cui 12,7 rimborsabili entro 12 mesi) derivanti dal credito sottoscritto il 31 maggio 2018 da IRCA e SIPA con un pool bancario capitanato da Intesa e Unicredit per un complessivo 220 milioni, diviso in 170 milioni di Amortizing Term Loan a 6 anni, e una Revolving Credit Facility (rotativa) da 50 milioni utilizzabile da entrambe le prenditrici per un periodo massimo di tre anni, con un tasso pari all’Euribor a 6 mesi più uno spread. A questo si aggiungono i 10 milioni accesi nel corso del 2021 per la durata pari a 5 anni, rimborsabili a partire da agosto 2021 ma, come precisato dalla società nel bilancio, “con la pandemia Covid-19 alcune banche hanno concesso la moratoria sulle rate di finanziamento a medio-lungo termine in scadenza nel 2020”.
I debiti verso gli istituti di credito rappresentano la voce di passivo più importante della società che deve rispettare anche debiti factoring per 4,2 milioni, e 4,6 milioni di debiti tributari tra gli altri. Il gruppo di Treviso gode, comunque, di buona salute finanziaria visto che alla fine dell’anno scorso ha registrato un debiti finanziari netti per 163 milioni, 319 milioni circa di patrimonio netto e una liquidità disponibile di 68 milioni. In termini di redditività, i ricavi sono aumentati a 847,6 milioni rispetto ai 729 milioni di fine 2020 e punta ai 950 milioni alla fine di questo esercizio, l’utile è aumentato a 29,2 milioni contro i precedenti 19,7, mentre l’Ebitda è salito dai 76,9 milioni di fine 2020 a circa 80 milioni, con break-even sull’Ebit di 775,2 milioni che corrisponde a un margine di sicurezza dell’8% (si veda qui report di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente).