Nel 2018 si sono registrate transazioni di crediti deteriorati per oltre 100 miliardi di euro lordi. Lo rileva il Real Estate Market Outlook 2019 di CBRE (si veda qui lo studio completo), confermando quanto già anticipato a gennaio da BeBeez, che aveva contato oltre 101 miliardi di operazioni per 72 deal (si veda qui il report annuale Npl).
In realtà dai calcoli di CBRE e di BeBeez mancano le operazioni piccolissime, che invece sono state mappate dall’Osservatorio Nazionale NPL Market di Credit Village, che in totale di operazioni ne ha contate 398 le operazioni completate, ben 155 in più rispetto al 2017, per un valore complessivo di 106,4 miliardi di euro di GBV (si veda qui il comunicato stampa). In particolare la differenza riguarda soprattutto il mercato secondario. Credit Village calcola che quasi un terzo delle 398 operazioni, pari a 113, siano state effettuate sul mercato secondario, anche se in termini di GBV rimane ancora contenuto a 6,2 miliardi. Si prevede però già dal secondo semestre 2019 un deciso incremento delle operazioni di Re-Trade.
Tra i maggiori deal dell’anno, si conta la mega-cartolarizzazione di Npl di Mps da 24,1 miliardi, annunciata nel 2017, ma conclusasi nel 2018 (si veda altro articolo di BeBeez); la cessione del portafoglio di 10,8 miliardi di crediti deteriorati di Intesa Sanpaolo comprati da Intrum (si veda altro articolo di BeBeez), la cessione dei crediti delle due banche venete a Sga (si veda altro articolo di BeBeez), il progetto ACE di Banco Bpm (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre Credit Village ha calcolato che l’82,7% del totale GBV transato è composto da portafogli misti, la cui parte prevalente è rappresentata da crediti secured, e corporate, il 6,9% dei portafogli è costituito esclusivamente da posizioni secured e il restante 10,4% da creditii esclusivamente unsecured. Si registra un ulteriore incremento, rispetto al 2017, delle operazioni “Single Name”: 190 cessioni di portafogli con meno di 20 posizioni contro le 127 del 2017. Cresce ulteriormente l’utilizzo, da parte di buyer e investitori, delle società veicolo per la cartolarizzazione (SPV) per effettuare gli acquisti: nel 2018 sono state utilizzate ben 121 spv diversi per 329 contratti di cessione di portafogli.
Tutti questi movimenti hanno consolidato ulteriormente la concentrazione del settore del servicing in Italia in termini di asset in gestione: le 28 transazioni con un GBV superiore ai 500 milioni, per un valore totale di 93,4 miliardi di euro, sono andate in gestione a soli 10 servicer e ancor più ristretta la cerchia dei servicer che si sono spartiti le operazioni assistite da GACS (Credito Fondiario, Cerved, Prelios e Do Bank/Italfondiario).
A oggi BeBeez calcola che siano già in preparazione altre cessioni di crediti deteriorati per oltre 21 miliardi. CBRE sottolinea che le cessioni di Npl potrebbero essere favorite quest’anno da una serie di fattori.
In primo luogo dal fatto che, a partire dal secondo trimestre 2018, si è assistito ad un progressivo deterioramento delle capitalizzazioni di tutti i maggiori gruppi bancari quotati, con un ritorno della volatilità e con l’indice FTSE Italian Banks in flessione di oltre il 25% da inizio anno (-35% dai massimi di aprile, si vedail grafico in pagina). Nonostante migliori ratio di copertura sulle sofferenze rispetto al passato, le banche stanno sperimentando una rinnovata pressione verso gli indici patrimoniali per liberarsi delle sofferenze.
In secondo luogo c’è poi stata negli ultimi mesi un’evoluzione della normativa che rende minore l’impatto sui bilanci delle banche delle cessioni massive di Npl (oltre il 20% dello stock), facilitando nuove operazioni di deleveraging. In particolare, articoli del cosiddetto “pacchetto bancario”, approvato dall’Ecofin lo scorso dicembre, potranno determinare, per gli istituti di credito, un minore assorbimento di capitale.
Sul tema, intervenendo a un convegno lo scorso ottobre, il Vice Capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, Paolo Angelini (si veda qui il testo dell’intervento), aveva spiegato che “in base alla disciplina attuale, le perdite registrate a seguito della cessione di NPL innalzano la stima della cosiddetta loss given default (LGD) delle banche che utilizzano i modelli interni per il rischio di credito ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali. Cessioni massicce di NPL, che determinano una forte riduzione della rischiosità della banca, si traducono anche, a causa di questo meccanismo, in un significativo aumento degli assorbimenti patrimoniali. Per eliminare questo paradosso, nell’ambito del negoziato sul pacchetto CRR2/CRD5 il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che introdurrebbe una norma transitoria, relativa alle operazioni effettuate dal 2017 e fino a 5 anni dopo l’entrata in vigore della disciplina. Al ricorrere di certi criteri, sarebbe possibile eliminare o attenuare l’effetto delle cessioni massive di NPL sulla LGD20”. Per diventare operativa la norma doveva essere approvata nel corso del negoziato tra Commissione, Parlamento e Consiglio sul cosiddetto “pacchetto banche”, approvazione che è appunto arrivata a dicembre (si veda qui il comunicato stampa).
Inoltre, in questo contesto potrà poi inserirsi l’eventuale estensione del decreto GACS, attualmente in scadenza a marzo 2019, nell’ambito del quale si sta anche discutendo sulla fattibilità concreta di possibili allargamenti a cartolarizzazioni di leasing e UTP (si veda altro articolo di BeBeez).