Nel primo semestre 2020, sono saliti ebitda (+16%, a quota 2,7 milioni di euro) e masse in gestione (+15%, a quota 23 miliardi di euro) del servicer italiano Fire (si veda qui il comunicato stampa). In calo i ricavi (-8%) e i costi operativi (-11%).
La discesa dei ricavi è da attribuirsi prevalentemente agli effetti che il Covid-19 ha avuto nell’area della riscossione dei tributi, con interventi normativi volti a limitarne l’impatto sui contribuenti in un periodo molto complesso. Anche l’area credit management, in particolare con riferimento alle committenti telco e utility, ha mostrato una temporanea flessione nel periodo del lockdown, in gran parte recuperata dopo la riapertura. Il margine industriale risulta pari a 5,4 milioni di euro, in crescita dai 5,3 milioni del corrispondente periodo dell’anno scorso, grazie ad un prudente contenimento dei costi variabili.
Alberto Vigorelli, amministratore delegato del Gruppo Fire, ha commentato: “I risultati del primo semestre ci lasciano molto soddisfatti. Ottenere una consistente crescita della marginalità nonostante il periodo sfidante è segnale di un importante efficientamento dei processi. Con la pandemia e la crisi che ne è scaturita, il ruolo dei servicer di gestione del credito ha assunto una valenza sempre più rilevante per le banche. Nei prossimi mesi, come sottolineato anche dalle ultime stime, sarà necessario mettere capacity industriale al servizio del mercato, sia per gli NPL che per gli Unlikely To Pay, asset class quest’ultima, che, per natura e volumi, rappresenterà per il sistema bancario uno dei nodi principali, da gestire con competenze dedicate, processi evoluti e data technology, in una parola, servirà specializzazione. Le recenti normative in termini di Calendar Provisioning e nuova definizione di default costituiscono uno stimolo ulteriore in termini di efficientamento dei processi e rapidità di azione”.
Riguardo all’implementazione delle iniziative previste dal piano industriale 2020-2023, varato lo scorso febbraio (si veda altro articolo di BeBeez), l’impatto dell’emergenza Covid-19 è stato estremamente limitato. La flessibilità organizzativa e la forte propensione al digitale che contraddistinguono il Gruppo hanno permesso di reagire velocemente, adattando strumenti e processi al contesto e riuscendo a portare a termine numerosi progetti strategici. Ricordiamo che il piano industriale 2020-2023 dell’azienda prevede il raddoppio dei ricavi al 2023 (con un Cagr del 20% anno su anno) e investimenti per 17 milioni di euro, da finanziare con l’emissione di un minibond entro la fine di quest’anno. Il 35% degli investimenti saranno dedicati alla digitalizzazione e alla data science (si veda altro articolo di BeBeez).
A oggi, Fire ha sviluppato e commercializzato una nuova value proposition in tema di early warning, in linea con il proposito di essere gestori dei ciclo di vita del credito e con l’attuale contesto economico, a supporto del miglioramento dell’asset quality degli istituti bancari italiani. Ha anche messo in produzione un tool automatizzato per il calcolo della rata sostenibile per il supporto industrializzato alle banche nella gestione degli Utp grazie alla capacità di gestione massiva di proposte di ristrutturazione volte al rientro in bonis al termine del cure period (strumento già in roll out con una banca Tier1). Per rispondere alla necessità di analytics che possano interpretare i trend in atto e prevedere quelli futuri in relazione all’effetto Covid sulle curve di recupero, Fire ha sviluppato modelli preliminari per la selezione e valutazione delle opportunità di coinvestimento. In area ICT, sono in corso diversi progetti di innovazione di processo e tecnologica, fra cui la messa in opera del modulo gestionale dedicato al comparto secured (RNext, acronimo di Recupera Next), la finalizzazione del progetto di integrazione dei flussi informativi con uno dei principali consorzi di gestione di servizi informatici in ambito bancario, per la semplificazione e velocizzazione dell’onboarding di portafoglio singoli lotti e l’automatizzazione di processi di back office grazie all’intelligenza artificiale. Infine, il Gruppo ha semplificato ed efficientato la struttura societaria e organizzativa, con un importante cambio di passo in area Sales, ICT e Operations.
Fire opera nel settore della gestione del credito dal 1992, dove è sempre stato un operatore indipendente, in quanto non partecipato da banche e investitori istituzionali. Conta circa 2.000 dipendenti fra Italia e Romania. Fire ha chiuso il 2019 con asset in gestione per oltre 20 miliardi di euro, ricavi pari a 50 milioni di euro (+7,5% rispetto al 2018), oltre 5 milioni di posizioni gestite, una marginalità (ebitda) di circa il 10% e oltre 2.000 risorse (si veda altro articolo di BeBeez).