I tassi di fallimento delle imprese sono rimasti sotto al 3% nel 2020. Lo certifica l’Osservatorio Npe di Cribis Credit Management, società del Gruppo CRIF specializzata nella gestione dei crediti deteriorati, secondo il quale il merito va alle moratorie sui crediti (si veda qui il comunicato stampa). In particolare, l’analisi nel periodo compreso da giugno 2020 a dicembre 2020 mostra per le società di capitali un tasso di default sceso dal 3,1% al 2,6%, mentre per le persone fisiche è passato dall’ 1,6% all’1,57%. La riduzione della rischiosità è proseguita anche nel primo quadrimestre 2021, con il tasso di default per il credito al dettaglio (mutui più credito al consumo) attestatosi all’1,2%.
Lo studio conferma quanto già evidenziato dall’analisi Cerved-Abi lo scorso marzo (si veda altro articolo di BeBeez) e dalle ultime Insight View di BeBeez relative ai crediti deteriorati sui portafogli delle principali banche italiane a fine 2020 e a fine marzo 2021 (disponibili per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data, scopri qui come abbonarti). Sulla base dei risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari italiani, BeBeez aveva infatti calcolato che sui libri delle banche in questione a fine 2020 lo stock degli NPE era sceso a soli 65 miliardi dagli oltre 85 miliardi di fine settembre (si veda qui l’Insight View di BeBeez dello scorso 1° marzo). Lo stesso trend era ancora evidente sui bilanci dei primi sei gruppi bancari (considerando ormai UBI Banca fusa in Intesa Sanpaolo) a fine marzo, quando i crditi deteriorati erano scesi a circa 61,5 miliardi di euro, con 34,1 miliardi di euro di crediti UTP (da 35,9 miliardi di fine 2020) che pesavano in media per il 55,5% sul totale.
Questo trend, però, verrà interrotto a breve. Anche Cribis prevede infatti un peggioramento nei prossimi mesi, quando le misure di sostegno verranno meno, con i tassi di default che raggiungeranno un picco nel 2022. L’effetto sul contenimento del rischio di credito ha già iniziato ad attenuarsi progressivamente quest’anno, tanto che, dall’analisi sulle scadenze delle moratorie in essere, senza considerare gli effetti del Decreto Sostegni bis e quindi le relative potenziali proroghe, sussiste solo circa il 28% del totale dei provvedimenti attivati. A ottobre 2021 le moratorie ancora attive saranno meno del 10% rispetto al perimetro totale dell’iniziativa.
Intanto proseguono le cessioni di portafogli di crediti deteriorati, anche se nella prima parte dell’anno l’attività è stata piuttosto ridotta. Tra gennaio e fine aprile BeBeez aveva contato soltanto 19 transazioni annunciate per un totale di poco oltre 3 miliardi di euro lordi, contro un numero pari di transazioni ma un valore di oltre 3,7 miliardi di euro dei primi quattro mesi del 2020 (si veda qui il Report NPL di BeBeez sui primi 4 mesi dell’anno). Negli ultimi tre mesi, invece, si è segnalata una certa ripresa e proprio ieri Intesa Sanpaolo e BPER insieme hanno ceduto tre portafogli per un totale di 1,9 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre nei primi 4 mesi dell’anno le operazioni su UTP hanno riguardato oltre 986 milioni di euro di crediti e quindi sono state una percentuale importante, pari a circa il 32,4% del valore complessivo lordo, mentre in tutto lo scorso anno si erano mappate operazioni su UTP per un valore complessivo di 9,85 miliardi, pari al 23,4% del totale.
Lo stesso trend sugli UTP è stato evidenziato dall’Osservatorio di Cribis Credit Management, in partnership con Credit Village, che sono salite dal 9 al 20% del totale transato 2020, mentre quelle di Npl sono diminuite di circa il 60% nel 2020 rispetto al 2018. Inoltre, è cresciuta la cessione di Npl secured, pari al 55% del totale.
Cribis ha anche riscontrato un incremento del back to bonis rate (tasso di rientro in bonis dei contratti che presentano morosità) grazie alle moratorie. Nel dettaglio, le performance relative al tasso di regolarizzazione dei contratti rateali sono migliorate del 18%. Tuttavia, per quanto concerne i crediti che, per eleggibilità o per scelta, non sono stati oggetto di moratorie, sono peggiorate le performance di recupero: si è ridotto infatti del 7% il tasso di stabilizzazione o di miglioramento delle posizioni in insolvenza.
Quanto ai pignoramenti verso terzi, la loro durata è aumentata da una media di 6 mesi nel 2015 a 11 mesi nel 2020, a causa di una progressiva maggiore adozione dello strumento con il conseguente ingolfamento dei tribunali. Nel solo 2020 sono state chiuse circa 65 mila esecuzioni immobiliari a fronte delle 38 mila procedure aperte, con un decremento delle procedure chiuse del 25% e lo stesso decremento per quelle aperte.
Alberto Sondri, executive director di Cribis Credit Management, ha commentato: “In merito all’analisi svolta in partnership con Credit Village, focalizzata sull’andamento delle cessioni, rileviamo che la dinamica non si è arrestata e il volume di transato nel 2020 è sostanzialmente equivalente a quello del 2019. Sono invece aumentate le transazioni in ambito Utp (un quinto del totale transato) coadiuvate dall’ingresso sul mercato di fondi chiusi dedicati. Per quanto riguarda invece le cessioni con Gacs, i dati mostrano come lo strumento abbia consentito lo sviluppo del mercato e continui ad avere un ruolo determinante in termini di quota relativa, rappresentando il 40% del totale transato. Lo strumento della Gacs ha permesso l’evoluzione e quindi lo sviluppo del mercato secured, che era bloccato prima dell’introduzione di questo strumento e che invece oggi si attesta come il mercato di riferimento per gli investitori. Ci aspettiamo che il mercato prosegua con intensità nei prossimi mesi, dando continuità ai trend di crescita nel segmento Utp”.