La Banca centrale europea ha pubblicato lunedì 20 marzo il testo definitivo delle sue linee guida in materia di crediti deteriorati, che definiscono le misure, i processi e le migliori prassi che andrebbero integrate nel trattamento degli Npl da parte dalle banche, per le quali questo problema dovrebbe costituire una priorità (scarica qui il comunicato stampa). La nota precisa che “la Bce si attende la piena adesione delle banche a tali linee guida, coerentemente con la gravità e la portata delle consistenze di Npl nei rispettivi portafogli”.
La Bce non prescrive obiettivi quantitativi per la riduzione degli Npl, ma richiede alle banche di elaborare una strategia che potrebbe includere una serie di opzioni fra cui ad esempio politiche di recupero degli Npl, servicing e vendita di portafogli.
La Bce applicherà il principio di proporzionalità, graduando il livello di intrusività della sua azione a seconda della portata e della gravità delle consistenze di Npl nei portafogli delle banche. I responsabili della vigilanza hanno già indirizzato il proprio impegno verso le banche che presentano livelli elevati di NPL. Questo impegno, che prosegue dopo la pubblicazione del testo finale delle linee guida, comporterà anche l’invio nel prossimo futuro di lettere alle banche con livelli elevati di Npl, nell’ambito della normale attività di vigilanza. Le lettere sugli NPL conterranno elementi qualitativi e saranno tese ad assicurare che le banche stiano gestendo e risolvendo il problema dei crediti deteriorati conformemente alle aspettative di vigilanza.
Tra i vari temi toccati, si segnala in particolare la raccomandazione che le banche costituiscano al loro interno delle unità dedicate ai crediti deteriorati, tenendo conto dell’intero ciclo di vita dei crediti stessi, al fine di assicurare che le attività di recupero e gli accordi con i debitori siano calibrati per ciascun caso specifico, che ci sia attenzione a tutte le fasi applicabili del processo di recupero e che il personale sia sufficientemente specializzato. La Bce sottolinea che “+ indispensabile applicare una chiara definizione formale dei criteri di riclassificazione, che descrivano quando un’esposizione passa dalla competenza del responsabile della relazione ordinaria con il cliente alle unità dedicate agli Npl e da un’unità all’altra fra queste ultime. Le soglie di passaggio dovrebbero essere chiaramente definite e consentire un margine di discrezionalità gestionale soltanto in circostanze e a condizioni rigorosamente identificate”. Queste le fasi rilevanti del ciclo di vita dei crediti deteriorati e l’approccio proposto dalla Bce.
1, Posizioni che presentano lievi ritardi di pagamento (fino a 90 giorni di arretrato): questa fase si incentra sugli accordi iniziali con il debitore a rientrare da lievi ritardi e sulla raccolta delle informazioni necessarie per una valutazione dettagliata delle condizioni del debitore (ad esempio posizione finanziaria, stato della documentazione del prestito, stato delle garanzie, livello di cooperazione ecc.). La raccolta di informazioni consentirà l’adeguata segmentazione dei debitori, che determinerà in ultima istanza la strategia di recupero più idonea per ciascun debitore. Questa fase potrebbe anche comportare l’adozione di misure di concessione a breve termine, allo scopo di stabilizzare la posizione finanziaria del debitore prima di definire una strategia idonea per il recupero. Inoltre la banca dovrebbe ricercare soluzioni volte a migliorare la propria posizione (ad esempio sottoscrivendo nuovi documenti relativi ai prestiti, perfezionando le garanzie in essere, minimizzando le uscite di cassa, assumendo garanzie aggiuntive se disponibili). Ciò riguarda anche attività non tecnicamente classificate come non performing exposure (fra cui posizioni che presentano lievi ritardi di pagamento, esposizioni oggetto di concessioni o garanzie escusse) che rivestono un ruolo cruciale nel processo di recupero degli Npl. Le inadempienze probabili si potrebbero inquadrare nell’ambito delle unità dedicate alle posizioni che presentano lievi ritardi di pagamento oppure delle unità preposte alle ristrutturazioni, a seconda della complessità.
2, Posizioni scadute con maggiore anzianità/ristrutturate/oggetto di concessioni: questa fase verte sull’attuazione e formalizzazione di accordi di ristrutturazione/concessione con il debitore. Tali accordi andrebbero posti in atto soltanto laddove la valutazione sulle disponibilità finanziarie del debitore abbia messo in luce opzioni di ristrutturazione economicamente sostenibili. A conclusione di un accordo di ristrutturazione/misure di concessione il debitore dovrebbe essere soggetto a un monitoraggio costante per una durata minima prestabilita (che si raccomanda in linea con il periodo per il rientro in bonis nella definizione delle Npe adottata dall’Eba, cioè almeno un anno), dato l’accresciuto livello di rischio, prima di poter essere riclassificato tra i crediti in bonis, nel caso in cui non siano stati registrati altri criteri di classificazione come Npl.
3. Liquidazioni/recupero crediti/procedimenti giudiziari/escussioni di garanzie: questa fase riguarda i debitori per i quali non sono state individuate misure di concessione economicamente sostenibili a causa della loro situazione finanziaria o del loro insufficiente livello di cooperazione. In tal caso le banche dovrebbero anzitutto svolgere un’analisi costi-benefici delle diverse opzioni di liquidazione, incluse procedure giudiziarie ed extragiudiziarie. Sulla base di questa analisi, esse dovrebbero quindi rapidamente procedere con la soluzione di liquidazione prescelta. Per questa fase del ciclo di vita degli Npl sono indispensabili competenze specifiche in materia legale e di liquidazione di società. Le banche che a tal fine si affidano in ampia misura a periti esterni dovrebbero assicurare che vi siano meccanismi di controllo interno sufficienti a garantire l’efficacia e l’efficienza del processo di liquidazione. Le consistenze di Npl con maggiore anzianità dovrebbero ricevere particolare attenzione a questo proposito. Un’apposita politica di recupero del credito dovrebbe contenere indicazioni sulle procedure di liquidazione.
4. Gestione delle garanzie escusse (o di altre attività derivanti dagli Npl).
Un altro tema importante è quello dei segnali di allerta precoce. La Bce sottolinea che “per monitorare i prestiti in bonis e prevenire il decadimento della qualità del credito, tutte le banche dovrebbero disporre di procedure e flussi informativi interni adeguati allo scopo di individuare e gestire potenziali clienti con posizioni deteriorate in uno stadio molto precoce”. E oltre agli indicatori a livello di debitore, le banche dovrebbero anche definire segnali a livello di portafoglio. Anzitutto, dice ancora la Bce, “il portafoglio soggetto al rischio di credito andrebbe segmentato in diverse classi, ad esempio per linee di attività/segmenti di clientela, area geografica, prodotti, rischi di concentrazione, livello di copertura e tipologia di garanzie stanziate, o capacità di onorare il debito”.