Su 28 cartolarizzazioni di crediti deteriorati monitorati da Moody’s per le quali sono disponibili i dati di performance (sul totale delle 32 operazioni a cui Moody’s ha assegnato rating), ben 15 hanno a oggi livelli di recupero al di sotto delle attese dello special servicer. In media lo scostamento è del 30%. Lo ha anticipato Monica Curti, senior credit officer gruppo finanza strutturata della stessa agenzia di rating, lo scorso venerdì 1* aprile in occasione del CvSpringDay organizzato da Credit Village a Milano, di cui BeBeez è stato media partner (si veda altro articolo di BeBeez).
La metà delle operazioni di cessione mappate da Moody’s sono quindi risultate sottoperformanti e, guardando solo alle operazioni con GACS, la percentuale è addirittura superiore (si veda qui il comunicato stampa).
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L’intervento di Monica Curti di Moody’s è partire dal 1 :34 min
E’ chiaro, quindi, che i servicer si stanno giocando una partita fondamentale e dovranno focalizzarsi sull’estrazione di valore dagli asset esistenti, massimizzando i recuperi, incrementando la produttività e insistendo sulla transizione verso un modello maggiormente tech-intensive. Probabilmente ci sarà un’ulteriore stagione di concentrazione, dove tutte le aziende punteranno a diventare più grandi e specializzate, guardando anche ai mercati esteri, e ad aumentare il proprio livello di industrializzazione ed efficienza per essere sempre più resilienti, in grado di prevedere gli scenari futuri ed essere pronti ad affrontare eventuali criticità.
Il tutto anche perché tutti gli operatori del mercato continuano ad attendersi nuovi importanti flussi di deteriorati, guardando soprattutto allo stock di crediti in bonis classificati a Stage 2 nei bilanci delle banche (si veda anche l‘Insight View di BeBeez del dicembre 2021, disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), che potrebbero presto trasformarsi in non performing, visto che riguardano principalmente le pmi appartenenti ai settori più colpiti dalla pandemia che oggi soffrono anche per l’aumento dei costi delle materie prime. Il punto cruciale, per evitare una seconda crisi di sistema, sarebbe proprio quello di intervenire prima che questi crediti passino alla fase di Stage 3.