Intesa Sanpaolo ha confermato ieri di aver ricevuto da Intrum Iustitia un’offerta vincolante per la sua piattaforma di gestione dei crediti deteriorati al prezzo di 500 milioni di euro e per un portafoglio di Npl da 10,8 miliardi di euro lordi, al prezzo di 3,1 miliardi di euro netti (scarica qui il comunicato stampa). L’offerta, che si tradurrebbe in una plusvalenza di circa 400 milioni di euro dopo le imposte nel conto economico consolidato di Intesa Sanpaolo, verrà sottoposta al Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo convocato per oggi.
Intrum era entrata in trattativa esclusiva con Intesa Sanpaolo lo scorso febbraio (si veda qui altro articolo di BeBeez), battendo la proposta dei concorrenti cinesi di CEFC, che si erano fatti affiancare dalla boutique finanziaria londinese Negentropy Capital (si veda altro articolo di BeBeez).
Più nel dettaglio, Intrum propone la costituzione di un operatore di primo piano nel servicing di Npl nel mercato italiano, con l’integrazione delle piattaforme italiane di Intesa Sanpaolo e Intrum, che andrebbe quindi a gestire 40 miliardi di euro di crediti lordi e il cui controllo sarebbe detenuto per 51% da Intrum e per il 49% da Intesa Sanpaolo. La nuova realtà firmerebbe un contratto di durata decennale per il servicing di crediti in sofferenza di Intesa Sanpaolo a condizioni di mercato. La nuova piattaforma conterebbe circa mille dipendenti interessati, incluse circa 600 persone provenienti dal Gruppo Intesa Sanpaolo.
La proposta di Intrum prevede anche la cessione e cartolarizzazione di un portafoglio di Npl del Gruppo Intesa Sanpaolo da 10,8 miliardi di euro lordi, a un prezzo in linea con il valore di carico e cioé appunto circa 3,1 miliardi di euro. Per consentire il pieno deconsolidamento contabile e regolamentare del portafoglio alla data del closing (previsto a novembre 2018), la cartolarizzazione prevederebbe: una Tranche Senior corrispondente al 60% del prezzo del portafoglio, che verrebbe sottoscritta da un gruppo di primarie banche; Tranche Junior e una tranche Mezzanine pari al restante 40% del prezzo del portafoglio, che verrebbero sottoscritte per il 51% da un veicolo partecipato da Intrum e da uno o più coinvestitori (ma che agirebbe comunque come singolo investitore ai fini di governance) e per il restante 49% da Intesa Sanpaolo.