Nel 2020 sono state solo 7500 le nuove procedure fallimentari aperte in Italia, oltre il 30% in meno
rispetto al dato del 2019, quando se ne registrarono 11 mila. Un calo che si è concentrato, ovviamente, nel
periodo compreso tra marzo e giugno 2020, durante il quale i tribunali sono rimasti chiusi al pubblico
per effetto del lockdown e le pratiche aperte sono state 1379, circa il 75% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Lo ha calcolato Cherry Sea, l’innovativo osservatorio di Cherry Bit, la piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata da Cherry srl per la valutazione dei portafogli dei crediti deteriorati fondata lo scorso anno da Giovanni Bossi (si veda altro articolo di BeBeez), che tramite i portali del Ministero della Giustizia ha realizzato un’analisi sui dati relativi a tutti i fallimenti registrati nei 140 tribunali italiani dal 2010 a fine 2019 (si veda qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione).
L’unico aspetto positivo è che, In virtù di una ridotta mole di lavoro in ingresso, tutti i venti tribunali in esame sono riusciti a chiudere nell’anno più pratiche di quante ne venissero aperte, con un tasso di smaltimento
(tecnicamente Clearance Rate, parametro che misura il rapporto percentuale tra numero di procedimenti conclusi e aperti in un anno) che mediamente è salito al 174%: per un confronto con il passato, basti pensare che nel 2019 un tribunale su quattro presentava un Clearance Rate inferiore al 100%.
Nonostante l’alto tasso di smaltimento medio, la pandemia ha impattato profondamente sull’efficienza dei tribunali e infatti solo tre tribunali sui venti presi in esame sono riusciti a chiudere nel 2020 più procedimenti di quanti ne avessero conclusi nel 2019: Verona, Catania e Padova hanno definito rispettivamente il 40%, il 30% e il 4% di procedure in più rispetto al 2019, mentre Treviso e Bergamo si sono mantenuti sugli standard passati. Mediamente, invece, nel 2020 i tribunali italiani hanno chiuso rispetto all’anno precedente oltre il 10% in meno delle pratiche, con gli estremi di Monza (-40%), Torino (-35%) e Genova (-32%).
Il risultato, quindi, è stato che i tribunali sono intervenuti in maniera scarsamente efficace sullo stock di pratiche che, al 31 dicembre 2019, erano 83 mila e che, un anno dopo, a fine 2020, erano scese solo a 77 mila, con una variazione di appena -7%. Monza si posiziona anche all’ultimo posto della classifica dei tribunali che hanno ridotto in percentuale minore il proprio stock di procedure. Il tribunale lombardo nel 2020 ha inciso su appena il 2% delle pratiche pendenti, stesso risultato di Cagliari e Bari, che pure nel corso dell’anno hanno aperto il 40% di pratiche in meno. Le performance migliori, invece, sono state registrate da Palermo, Treviso e Modena, tribunali accomunati da una diminuzione delle nuove procedure pari al 25%, che hanno sfruttato questa opportunità per ridurre i propri stock di una percentuale compresa tra il 14 e il 13%. Modena, inoltre, risulta essere il tribunale italiano con il minor numero di procedure pendenti (762), preceduto solo da Genova (722). Gli stock più consistenti persistono a Roma e Milano, che a oggi presentano rispettivamente 4905 e 4788 pratiche ferme, diminuite in entrambi i casi del 5% rispetto al 2019.
Il fatto che lo stock di procedure in media continui ad aumentare è dovuto al fatto che I tempi di chiusura delle procedure fallimentari ed esecuzioni immobiliare nel 2020 sono tornati ad allungarsi, dopo che invece sino a fine 2019 il trend era in miglioramento, sebbene la variabilità tra tribunale fosse comunque molto elevata (si veda altro articolo di BeBeez).
Cherry, per stabilire una classifica dei tribunali più efficienti in termini di tempi di chiusura delle procedure, tra i 20 tribunali più attivi, ha calcolato il tempo necessario per smaltire i procedimenti pendenti alla fine di un dato anno (cosiddetto Disposition Time, DT). Applicando tale parametro al 2020, emerge che la media del DT dei primi venti tribunali italiani è pari a 5,77 anni, in leggero aumento rispetto al valore del 2019 (5,33). Alla fine del 2020 il tribunale che presenta il miglior DT è Modena (3,39), mentre il valore più alto è quello di Bari (12,69). Rispetto al 2019, tuttavia, hanno diminuito il proprio DT solo 8 tribunali tra i primi 20, con Verona in particolare che ha “velocizzato” i suoi tempi di oltre il 30% (da 7,21 a 4,74). Tra i tribunali che invece hanno reagito meno efficacemente alla pandemia c’è Monza, il cui DT nell’ultimo anno è aumentato di oltre il 60%, da 5 a 8,17 anni.
Per contro, dallo studio precedente di Cherry Bit emergeva che nel periodo 2015-2019 la media dei venti tribunali in esame era stata in miglioramento complessivo costante dai 7,97 anni del 2015 ai 5,40 del 2019 (dato poi appunto aggiornato a 5,33), evidenziando una tendenza cui facevano eccezione i soli tribunali di Catania e Cagliari, in cui nello stesso periodo si era assistito a un incremento, rispettivamente da 7,6 a 9,3 anni e da 5,5 a 6,3. Nello stesso arco di tempo, i tribunali con il DT medio migliore erano Torino, Bergamo e Milano, con un valore compreso tra i 4 e i 5 anni, mentre i tribunali con tempi più lunghi nello smaltire i pendenti erano Padova, Verona, Catania e Bari, con DT compreso tra i 7 e gli 11 anni (si veda altro articolo di BeBeez).