A fine 2018, le aziende associate a Unirec, l’associazione delle società di recupero crediti, avevano in gestione crediti affidati per il recupero per un valore di 82,3 miliardi di euro (+15,2% dai 71,4 miliardi nel 2017), spalmati su 38,7 milioni di posizioni (da 35 milioni). Di questo valore complessivo, sono stati recuperati crediti per 7,8 miliardi (da 7,47 miliardi) relativi a 12,4 milioni di posizioni (da 12 milioni), con un ritmo di crescita del 4,9% rispetto all’anno prima (quindi molto più basso di quello di 15,2% del valore delle pratiche affidate). Colpa degli Npl, la cui gestione diviene più difficoltosa con il passare del tempo: la forte presenza di crediti NPLs comporta infatti un aumento degli importi affidati, ma anche una riduzione del valore del recuperato e un aumento dei costi di recupero, che abbatte la redditività.
Emerge dal IX Rapporto Annuale Unirec appena pubblicato e presentato questa mattina a Roma in occasione dell’Annual di Unirec di cui BeBeez è media partner (si veda altro articolo di BeBeez).
Più nel dettaglio, per la prima volta, il report analizza le tre macroaree di business distinte in base alla committenza: Conto Terzi (C/III) Originator in cui il mandante è il detentore originario del credito (ad es. società telefonica, utility, banca), Conto Terzi (C/III) Cessionario in cui il committente è un soggetto terzo che ha acquisito il credito da altri (ad es. un Fondo) e, infine, il Conto Proprio, nel caso in cui l’attività è finalizzata al realizzo del proprio portafoglio crediti. Gli 82,3 miliardi di euro affidati nel 2018 si ripartiscono in maniera quasi simile tra Conto Terzi Originator (52%) e Conto Terzi Cessionario (48%), valore questo che rappresenta la quota di crediti deteriorati. Analizzando gli importi recuperati emerge che prevale nettamente il C/III Originator, con una performance media del 15%, rispetto al 3% del C/III Cessionario. Tale differenza è da imputarsi al minor taglio medio e alla minore età delle pratiche affidate dagli originator (ticket medio di 1.346 euro) rispetto ai crediti affidati da un cessionario (ticket medio 5.673 euro), che spesso sono già stati lavorati precedentemente all’affidamento.
Complessivamente, la performance di recupero sui crediti in C/III si è ridotta nel tempo, sia se calcolata sul numero di pratiche lavorate sia in termini di importi. Più nel dettaglio, nel quinquennio 2014-2018 la performance di recupero sul numero di pratiche è passata dal 41% al 32%, a fronte di una sostanziale stabilità nel numero di pratiche affidate. Nel medesimo arco temporale la performance di recupero calcolata sugli importi si è sostanzialmente dimezzata (dal 20% al 10%), a fronte di un aumento degli importi affidati pari a quasi il 70% (da 49 a 82 miliardi di euro). E questo appunto perché è aumentata la mole di crediti non performing affidati alle società di recupero.
Per quanto attiene alle imprese associate a Unirec, per la prima volta nel 2018 i ricavi delle aziende del settore superano il miliardo di euro (1,068 miliardi). In particolare l’aumento dei ricavi è andato di pari passo con l’aumento del valore lordo dei crediti deteriorati delle banche italiane, che rappresentano anche il più importante bacino di domanda per i servizi delle imprese di tutela del credito. Il fenomeno è particolarmente evidente quando la correlazione viene rappresentata applicando al valore dei crediti deteriorati un ritardo temporale rispetto al loro primo momento di manifestazione (nell’esempio del grafico in pagina il ritardo è di 3 anni), per tener conto dei tempi necessari per le operazioni di recupero.
Per quanto riguarda le aziende associate a Unirec, i ricavi 2017 sono stati 853 milioni di euro, in netto aumento dai 667 milioni del 2016, tuttavia la redditività operativa media sul fatturato resta contenuta. Il rapporto tra reddito operativo e fatturato per le società di capitali associate a Unirec per il 2017 è prossimo allo zero (0,20% per precisione), sebbene la media nasconda la presenza di risultati estremi sia negativi (-214%) sia positivi (+51%). Le imprese Unirec con redditività operativa negativa sono 28, pari al 18% del totale delle associate. Se si tiene conto soltanto delle imprese con redditività operativa positiva, il rapporto medio reddito operativo/fatturato sale invece al 9,38%. Nel 2016, a fronte di 127 imprese che avevano utili compresi tra lo 0 e l’1%, solo una impresa aveva utili superiori al 10% del fatturato e ben 49 risultavano in perdita.
“Le nostre associate hanno gestito crediti nel 2018 per un valore pari a oltre due volte il Pil di un Paese come la Giordania. Abbiamo assistito in questi anni a diverse dismissioni di portafogli e alla nascita di un mercato secondario degli NPL. Ciò deriva dalla necessità delle banche di avere ratio di rischio più appropriati e in linea con quelli del sistema bancario europeo. Nel futuro vediamo un peso sempre più preponderante della tecnologia che potrebbe rivoluzionare il sistema di scoring del credito e delle attività operative e richiedere importanti investimenti nelle strutture ma anche nuove e articolate competenze degli addetti alla gestione del credito”, ha detto Francesco Vovk, presidente di Unirec.