Il Consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo, che si è riunito ieri, ha accettato l’offerta presentata da Intrum per l’acquisto del 51% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati del gruppo bancario e il contestuale acquisto di un portafoglio da 10,8 miliardi di euro lordi di Npl, da cartolarizzare. Il tutto per un controvalore complessivo di 3,6 miliardi, di cui 500 milioni per la quota della piattaforma (scarica qui il comunicato stampa di Intesa Sanpaolo).
Come anticipato dalla stessa Intesa Sanpaolo in una nota diffusa lunedì (si veda altro articolo di BeBeez), l’accordo porterà alla costituzione di un operatore di primo piano nel servicing di Npl nel mercato italiano, con l’integrazione delle piattaforme italiane di Intesa Sanpaolo e Intrum, che andrà quindi a gestire 40 miliardi di euro di crediti lordi e il cui controllo sarà detenuto per 51% da Intrum e per il 49% da Intesa Sanpaolo. La nuova realtà firmerà un contratto di durata decennale per il servicing di crediti in sofferenza di Intesa Sanpaolo a condizioni di mercato e la nuova piattaforma conterà circa mille dipendenti interessati, incluse circa 600 persone provenienti dal Gruppo Intesa Sanpaolo.
L’accordo prevede inoltre la cessione e cartolarizzazione di un portafoglio di Npl del Gruppo Intesa Sanpaolo da 10,8 miliardi di euro lordi, a un prezzo in linea con il valore di carico e cioé appunto circa 3,1 miliardi di euro o il 28,7% del valore lordo. Proprio il prezzo, molto vicino al valore di carico, spuntato per il portafoglio è un tema che ieri l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha voluto sottolineare. “Per il sistema bancario italiano questa operazione con Intrum stabilizza le condizioni del mercato degli Npl. Un mercato nel quale c’è stata una tempesta perfetta determinata da cessioni a fondi speculativi a prezzi più bassi rispetto ai valori di carico” ha detto Messina. Aggiungendo: “Abbiamo dimostrato che anche in una fase di incertezza politica si può fare un’operazione come la nostra”.
Per consentire il pieno deconsolidamento contabile e regolamentare del portafoglio alla data del closing (previsto a novembre 2018), la cartolarizzazione prevederebbe: una tranche senior corrispondente al 60% del prezzo del portafoglio, che verrà sottoscritta da un gruppo di primarie banche; una tranche junior e una tranche mezzanine pari al restante 40% del prezzo del portafoglio, che verranno sottoscritte per il 51% da un veicolo partecipato da Intrum e da uno o più coinvestitori (ma che agirebbe comunque come singolo investitore ai fini di governance) e per il restante 49% da Intesa Sanpaolo.
La nota diffusa da Intrum rivela che il coinvestitore di Intrum è CarVal Investors, un asset manager Usa specializzato in investimenti alternativi che acquisterà il 20% del 51% dell’SPV.
Grazie a questa operazione, Intesa Sanpaolo incasserà una plusvalenza di circa 400 milioni di euro dopo le imposte e ridurrà l’incidenza di Npl sui crediti complessivi al lordo delle rettifiche di valore sotto il 10% (al 9,6% dall’11,9%, considerando i dati a fine 2017). Advisor dell’operazione sono Mediobanca e Goldman Sachs e gli studi legali Rcc, Chiomenti e Orrick.