La Bce ha inviato a Montepasch ilo scorso 27 agosto la sua “draft decision” sull’operazione di scissione parziale non proporzionale da parte di Mps ad AMCO del compendio composto da crediti deteriorati, attività fiscali (DTA), altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto (si veda qui il comunicato stampa).
L’operazione era già stata giudicata lo scorso maggio “in linea con le condizioni di mercato” da parte della Direzione generale della concorrenza della Commissione europea (si veda altro articolo di BeBeez) e si attendeva quindi anche l’autorizzazione della Bce. Su questo fronte, l’amministratore delegato di Mps, Guido Bastianini, nel corso della conference call con gli analisti sui dati semestrali a inizio agosto, aveva detto che il gruppo aveva dei “colloqui in corso” con la Vigilanza Bce, ma che al momento non c’erano novità” (si veda altro articolo di BeBeez).
La nota di Mps precisa che rispetto alla comunicazione della draft decision, “il Consiglio di Amministrazione della Banca ha deliberato di informare Bce in merito all’assenza di osservazioni” e che è ora atteso l’invio della “final decision”.
In occasione della semestrale, Mps aveva comunicato che l’operazione avrà un impatto negativo sui ratio patrimoniali del gruppo. In particolare, si calcola un impatto nell’ordine dei 130-140 punti base sul Common Equity Tier 1 Ratio (transitional) che a fine giugno si è attestato a 13,4% (rispetto al 14,7% di fine 2019) e che quindi sarà necessario un qualche intervento sul capitale. Nella presentazione agli analisti, si parlava di una possibile emissione di strumenti di debito subordinato e Il Sole 24 Ore aveva infatti avanzato l’ipotesi di una possibile emissione di bond Tier-2 da 200-300 milioni. A fine luglio si diceva che la Bce avesse chiesto a Banca Mps un rafforzamento patrimoniale di 700 milioni di euro prima di dare il suo via libera al progetto Hydra (si veda altro articolo di BeBeez).
L’autorizzazione della Banca centrale europea è quindi soggetta a quattro condizioni:
- l’emissione, a condizioni di mercato, di strumenti subordinati per almeno 250 milioni di euro, ammissibili per l’inclusione nel patrimonio di base di classe 2 (Tier 2) per l’intero importo nominale;
- vigenza di un decreto legge/decreto legislativo alla data della cessione che accantoni i fondi pubblici necessari alla sottoscrizione di strumenti di capitale emessi a condizioni di mercato da qualsiasi società pubblica italiana (fermo restando che gli strumenti di capitale includono gli strumenti subordinati ammissibili come Tier 1 aggiuntivo e il Tier 2 e che la banca sia ammissibile alla ricapitalizzazione); la legge inoltre deve consentire al MISE di sottoscrivere, nei limiti dei fondi pubblici accantonati, fino al 70% dell’importo degli strumenti di capitale emessi per ripristinare il rispetto da parte della banca dei requisiti patrimoniali complessivi ad esso applicabili, fermo restando che almeno il 30% del relativo importo deve essere sottoscritto da investitori privati;
- Mps fornisca alla Bce prima della scissione almeno 3 comfort letter di diverse banche di investimento che confermano che Mps sia in grado di far sottoscrivere almeno il 30% dell’imposto degli strumenti aggiuntici a investitori privati;
- l’approvazione delle modifiche statutarie necessarie alla scissione da parte dell’assemblea straordinaria di Mps.
La tabella di marcia prevede ora che tra settembre e ottobre, entro 30 giorni dall’autorizzazione Bce, si tengano le assemblee di Mps e Amco per il varo dell’intera operazione e che poi il tutto si concluda entro fine anno. Come noto, la cessione dei crediti deteriorati è cruciale perché il Ministero del Tesoro possa poi trovare un compratore per la banca, che il Tesoro controlla al 68,274% dal 2017, a valle dell’operazione di salvataggio dell’istituto (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che Mps ha chiuso il semestre al 30 giugno con crediti deteriorati lordi a quota 11,6 miliardi (5,9 miliardi netti), in linea con il dato a fine marzo (11,6 miliardi lordi e 5,8 miliardi netti) e in calo dagli 11,9 miliardi di dicembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). L’Npe ratio lordo è rimasto quindi all’11,8% a fine giugno (6,3% quello netto), ma il dato pro-forma scenderà sotto il 4% (sotto il 2% il ratio netto) nel momento in cui saranno ceduti ad Amco gli 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi del progetto Hydra, più vari asset patrimoniali, così come stabilito dal consiglio di amministrazione della banca a fine giugno (si veda altro articolo di BeBeez).