C’è stato un balzo del 28% del valore degli investimenti dei fondi di private debt in Italia nel 2019 a 1,3 miliardi di euro, mentre la raccolta è scesa del 24% a 385 milioni di euro: -24%. rispetto al 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Emerge dai dati di Aifi e Deloitte, presentati ieri in conference call da Innocenzo Cipolletta (presidente Aifi), Anna Gervasoni (direttrice generale di Aifi) e Antonio Solinas, ad Financial Advisory di Deloitte (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione completa).
Il Report di BeBeez dedicato al fundraising degli ultimi due anni degli operatori di private capital pubblicato nei giorni scorsi (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium) calcola che a fine 2018 siano stati annunciati closing definitivi di fondi di private debt e direct lending per 345 milioni di euro e che da inizio 2018 a oggi siano stati annunciati closing parziali di altri fondi di private debt e direct lending per un totale di 785 milioni. Numeri comunque molto piccoli rispetto a quelli del private equity.
Sul calo della raccolta, Gervasoni ha commentato: “Sono briciole rispetto a un settore chiamato a mettere capitali importanti nelle imprese”, ha commentato Gervasoni., aggiungendo che “pochi operatori di private debt hanno chiuso la raccolta nel 2019: solo 5, su 29 attivi in Italia, per cui esiste una oggettiva difficoltà di fare raccolta”.
Il presidente Cipolletta ha sottolineato: “Come associazione stiamo lavorando per permettere un flusso maggiore di capitali nella raccolta di uno strumento così utile, soprattutto in questo periodo. Nel 2019 è cresciuto invece il numero degli investimenti così come il valore delle operazioni; è un segnale positivo ma il mercato è ancora troppo piccolo, per questo servono azioni mirate a consolidarlo. Aifi proprio in questi giorni ha consegnato al Governo un documento che contiene una serie di proposte atte a sostenere il mercato del private capital in questa fase e per il private debt chiediamo l’estensione dell’incentivo fiscale previsto già per fondi pensione e casse di previdenza”.
Per quanto riguarda le fonti della raccolta, l’80% è di provenienza domestica. A livello di tipologia, dominano i fondi istituzionali (27%) e il settore pubblico (21%), mentre fondi pensione e casse di previdenza costituiscono solo il 9%.
Per quanto concerne gli investimenti, invece, si diceva che si è assistito a un incremento importante, a 1,3 miliardi di euro. I dati AIFI-Deloitte riguardano comunque soltanto l’attività dei fondi, quindi non gli investimenti di private debt e direct lending condotti da altri soggetti come banche, intermediari, spv o intermediati da piattaforme fintech. Considerando tutti questi soggetti, il mercato è in realtà molto più ampio. Il Report 2019 di BeBeez su private debt e direct lending (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium) ha infatti calcolato che l’anno scorso sono stati condotti investimenti sul debito di aziende italiane per 12,2 miliardi di euro, che si confrontano con un totale di 10,8 miliardi in tutto il 2018 (si veda qui il Report di BeBeez su private debt e direct lending 2018).
Tornando agli investimenti condotti nel 2019 dai soli fondi, le sottoscrizioni sono state 252 (+75% rispetto al 2018), distribuite su 210 target (+79%). Il 60% dell’ammontare è stato investito da soggetti internazionali, che hanno realizzato il 15% del numero di operazioni (escludendo l’attività delle piattaforme di lending). Sempre escludendo tali piattaforme, l’89% delle operazioni è stata caratterizzata da un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro, con 3 operazioni di ammontare superiore ai 100 milioni di euro. Complessivamente, la metà delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, il 48% finanziamenti e il 2% hanno riguardato strumenti ibridi. La durata media delle operazioni è stata di 4 anni e 8 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 5%.
A livello geografico, dominano Lombardia (28% delle operazioni), Veneto (14%) e Trentino Alto Adige (10%), per merito di una misura specifica di Provincia di Trento e del lancio di un fondo di debito focalizzato sulle imprese trentine, ha spiegato Gervasoni. Le aziende che hanno emesso private debt afferiscono prevalentemente ai settori di beni e servizi industriali (33%), manifatturiero-alimentare (14%) e medicale (9%). Il 60% degli investimenti ha riguardato aziende con meno di 50 milioni di fatturato. Inoltre, il 20% delle aziende target rientra anche nel portafoglio dei fondi di private equity.
Per quanto riguarda i rimborsi, dal 2015 a oggi sono stati 445, per un ammontare pari a 682 milioni. Nel 2019, i rimborsi sono stati 238 (+69%), per 315 milioni (+52%), conn il 38% dell’ammontare che ha riguardato rimborsi anticipati volontari su richiesta della società, mentre a livello di numero hanno prevalso i rimborsi come da piano di ammortamento (92% del totale). Con riferimento all’investimento originario, infine, l’86% del numero di rimborsi ha riguardato lo strumento dell’obbligazione.
A livello europeo, “il mercato del direct lending nel 2019 è stato estremamente dinamico, con un numero di operazioni passate da 428 del 2018 a 472 del 2019, segnando una crescita del 10%. Queste sono state trainate da operazioni di LBO che rappresentano circa il 65% del mercato. Il numero più alto di operazioni ancora una volta è stato effettuato in UK, con 156 transazioni pari al 33% del totale. Gli operatori di questo settore sono cresciuti sempre più in termini di quote di mercato a discapito delle operazioni di leverage finance finanziate dal sistema bancario, che hanno registrato un decremento del 13% rispetto al 2018. Anche la raccolta ha mostrato nel 2019 dati incoraggianti, con un ammontare pari a 32 miliardi di dollari, rispetto ai 25,5 miliardi nel 2018, registrando così una crescita del 25%”, ha spiegato Antonio Solinas, ad Financial Advisory di Deloitte Italia.